Venerdi, 26/04/2019 - Nata a Torano, frazione di Carrara, Carla Vanelli vive e lavora in Costa D’Ovada, nel versante piemontese dell’Appennino ligure. Da sempre appassionata d’arte, inizia a dipingere alla fine degli anni Ottanta, dopo il suo trasferimento a Ovada. È tra i fondatori dell’associazione culturale L’idea e della Banca del Tempo, nonché coordinatrice del Laboratorio Arteinsieme, dove insegna “tecniche dell’acquerello”. Da anni dona come volontaria il suo tempo ai disabili, affinché possano esprimere attraverso il colore, le proprie emozioni, comunicandole al mondo esterno. Artista sensibile e versatile, sempre pronta a cogliere nuovi spunti e a interpretarli, ha ottenuto significativi riconoscimenti di critica e di pubblico.
Quando e come si è accorta del suo talento artistico? L'arte mi ha sempre interessato, ma non ho mai pensato di poterla praticare con pennelli e colori. L'occasione è stata una locandina, notata da mio figlio, con la pubblicità di un corso di pittura, che lo ha spinto a regalarmi tutto l'occorrente dicendomi: “prova a dipingere anche tu”. Anche se con scetticismo sui risultati, ho iniziato a frequentare quel corso e con mio stesso stupore, mi sono accorta che la cosa non solo mi interessava, ma che i risultati erano superiori alle mie aspettative, nonostante non fossi più giovanissima: eravamo nel 1992. Successivamente ho frequentato altri corsi con insegnanti diversi e soprattutto continuando da autodidatta, consultando testi, visitando mostre, frequentando gallerie d'arte, sempre curiosa di scoprire nuove forme di espressione artistica.
Che cosa rappresenta per lei la pittura? Negli anni successivi non ho più smesso e mi sto accorgendo che se potessi, passerei molto del mio tempo tra tavolozza, tele, pennelli. È un tempo che vola e che fa volare. Ci si astrae dalla realtà e ci si accorge che si possono esprimere i propri sentimenti su carta o tela, inventando forme, oggetti e soggetti, sia in trasparenza che in forma più materica. Talvolta riescono cose che a tuo giudizio sono molto interessanti ma che forse piacciono meno agli altri, soprattutto se si tratta di modalità espressive non convenzionali. E comunque per me è stato un tempo “giocato” e pensato.
Quando dipinge, si ispira alla realtà o esprime la sua sensibilità interiore? Quello che accade intorno, con le nuove tecnologie, oggi non lo si può ignorare perché le notizie arrivano in tempo reale e a volte è la stessa realtà che ti sconvolge. In alcuni momenti ho sentito la necessità di fermare queste sensazioni su carta o tela per ricordare, ma spesso i miei lavori sono frutto di una sensibilità interiore.
Come si è evoluta nel tempo la sua pittura? Se guardo i quadri dipinti dei primi anni, vedo molte differenze dovute a fattori diversi. Emergono l'inesperienza e la paura che si prova di fronte a una tela o a un foglio bianco. Poi arriva la consapevolezza e si sente che si hanno gli strumenti per poter continuare e migliorare sempre di più. Mi piace inventare e sperimentare diverse tecniche. Col tempo si affina il disegno, si scelgono meglio i colori, i soggetti, le forme sia astratte, sia figurative. Ho dipinto a olio, tempera, carboncino, grafica, ma da molti anni la mia preferenza va all'acquerello per l'immediatezza dell'effetto pittorico, nonostante la difficoltà della tecnica.
Quale evento nella sua carriera professionale le ha dato maggior soddisfazione? La prima volta che ho inaugurato una mia mostra personale, nel lontano 1997. È stato un momento magico sentire gli apprezzamenti e i vari commenti sui diversi quadri esposti. Da allora è stato un susseguirsi di mostre in varie città italiane e una straniera. Questo hobby mi ha ripagato dell'aver dovuto lasciare nel 1968, il lavoro che avevo svolto per circa dieci anni come segretaria di direzione.
Come valuta l'attuale situazione politica? Dopo una lunga militanza in un grande partito della sinistra italiana, mi ritrovo molto confusa e amareggiata, ma non ho perso la speranza e voglio pensare positivo. Troppi errori, a mio avviso, sono stati compiuti dai vari dirigenti negli ultimi anni. Hanno pensato “bene” di cancellare quanto vi era di positivo: simboli e solidarietà, le cose che distinguono la destra dalla sinistra. Se pensiamo poi alla condizione femminile, oggi non vedo grandi passi avanti rispetto a tutti i diritti conquistati dalle donne negli anni delle grandi manifestazioni per l'aborto, il divorzio e la sanità pubblica degli anni Settanta. La donna non è rappresentata adeguatamente né nelle istituzioni né in parlamento. Rispetto all’uomo, ancora non ha gli stessi riconoscimenti nel lavoro, retribuitivi e nella carriera: gli incarichi importanti raramente vengono conferiti a una donna. Manca persino un’adeguata legge che contrasti la violenza sulle donne, nonostante i femminicidi e le violenze ormai quasi quotidiane. Manca il lavoro, e di conseguenza l’indipendenza e la libertà, soprattutto per le donne del sud. Spero in un risveglio della coscienza femminile contro una mentalità maschilista dilagante, che ci vorrebbe ancora “angeli del focolare” e donatrici di prole. Modi di pensare che ci riportano indietro agli anni del fascismo e al medioevo dei diritti. Le donne devono svegliarsi e tornare a lottare per i propri diritti, in questo momento fortemente a rischio, perché è bene che lo si ricordi, nulla è acquisito per sempre, a maggior ragione in questo difficile, oscurantista periodo storico. Ogni conquista va mantenuta viva con il costante esercizio, la trasmissione di conoscenza e l’educazione delle generazioni più giovani.
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