Giovedi, 20/06/2019 - Carissime donne importanti, ispiratevi alla storia politica delle donne e sarà un bene per tutte e tutti.
Ieri nei temi della maturità le citazioni sono di uomini che parlano di uomini: spero che una prossima volta tutte le insegnanti si mettano spontaneamente in sciopero e gli insegnanti le seguano.
Ma forse poi avremmo le proteste di genitrici e genitori, e magari anche di allievi e perfino di allieve.
Sempre ieri mentre rimugino e faccio zapping capito per caso su un servizio TV in diretta da un’aula di Montecitorio e ascolto, con crescente stupore, l’ultima parte dell’intervento della Garante per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza che nomina solo bambini e ragazzi, sia in generale che nelle esemplificazioni e citazioni.
Nella bella sala della regina, davanti a un illustre consesso di donne e uomini benevolmente attenti e sorridenti, compreso il Presidente della Repubblica, una donna con eloquio dolce e competente, e mandato istituzionale forte, si adatta alle desinenze maschili dimostrando, proprio con l’immaginario esposto dagli esempi utilizzati, che si tratta di un uso sessista a danno della metà o più delle persone di cui parla.
Eppure le raccomandazioni per un uso non sessista della lingua sono state varate con sostegno del Consiglio dei Ministri nel 1987, per non parlare di tutta la storia precedente e successiva.
L’attore, che legge un testo di Gianni Rodari, comincia salutando tutti, ovviamente.
Non ho nulla da eccepire sull’autore, mi colpisce però la scelta del brano che, decontestualizzato e generalizzato, finisce con l’avere un sapore classista, che non era certo nelle intenzioni dell’autore, di cui conosciamo anche l’impegno sociale e politico.
Rodari parlava in prima persona e si riferiva al figlio, quando lo invitava a trattare con rispetto la domestica, ma letto in un contesto di attenzione ai diritti dei bambini e delle bambine a me è venuto subito in mente che la domestica spesso ha figli e figlie, che avrebbero diritto a una madre non solo rispettata ma anche equamente remunerata in modo tale da potersi occupare di loro e offrire le stesse opportunità che hanno figlie e figli di avvocati/e, imprenditori/imprenditrici, intellettuali vari e varie.
Ho continuato a vedere il programma per capire se da qualche parte ci fossero le bambine, ma anche il testo proposto successivamente, relativo al disagio adolescenziale, era una testimonianza maschile.
Anche il giovane atleta disabile, che ha letto la sua esperienza di accesso ai diritti attraverso lo sport, era maschio. In questo modo le ragazze disabili sono state discriminate tre volte: come femmine, come disabili e come sportive.
Il tempo non consentiva un intervento in più? Capisco che recepire l’esistenza femminile complica le cose a chi si è abituato a considerare solo la metà umana maschile ma questa complicazione è esattamente quella della giustizia e della democrazia, irrinunciabili per chi si occupa dei diritti umani perché la specie umana è complicata per natura, come del resto tutto il vivente.
Per fortuna il servizio televisivo si è concluso con l’intervista alla rappresentante di Save the Children che, pur nei pochi minuti a disposizione, non ha mai mancato di parlare di bambine e bambini, ragazzi e ragazze, oltre che di povertà persecuzione e morte.
Gentile Garante, quella di ieri mi è sembrata un’occasione persa ma continuo fiduciosa a sperare e incalzare e agire, perché non sono disposta a tornare indietro e noi tutte lo dobbiamo alle bambine e alle ragazze, visibili e invisibili, di ieri, di oggi e future.
Rosangela Pesenti
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