Roma. "Cara Utopia" è uno spettacolo che parla della vecchiaia, ma non di una vecchiaia qualsiasi. Indaga le gioie e i dolori di una donna di 71 anni, Pasqualina Losacco che ha vissuto la maggior parte della sua vita senza fissa dimora per le strade della Capitale con un grande sogno da realizzare.
A raccontarlo è Claudia Crisafio, l'attrice che le dà anima e corpo per cinquanta minuti consecutivi "tutto il monologo è un viaggio che faccio insieme al pubblico. Pasqualina racconta della sua infanzia fino alla vecchiaia. E lo fa con parole semplici che vanno dritte al cuore di chi le ascolta. Con spontaneità, ci parla di lei e lo fa insistentemente come a voler rompere quel muro di indifferenza che l'ha avvolta per anni".
Il monologo frutto del lavoro di Crisafio con la regista Marianna Di Mauro e la drammaturga Maria Teresa Berardelli è l’intreccio di battute comiche e tristi di una donna che è cresciuta in un piccolo paese della Puglia, che perde prima i genitori e poi la nonna dalla quale eredita la passione per la cucina e che rimasta sola, decide di spiccare il volo e tentare la fortuna a Roma.
Nella Capitale inizia a lavorare come domestica presso una signora benestante. Pasqualina ha fiducia nel futuro, è convinta di poter realizzare il suo sogno, quello di diventare una cuoca, basta solo che la fortuna giri anche per lei, almeno una volta.
Trascorrono alcuni anni, ma di nuovo il destino segna la sua vita. La signora che l’aveva assunta ed aiutata, muore e lei si ritrova senza un lavoro e senza soldi.
Inizia così un periodo fatto di solitudine e stenti. E' in questo momento che Pasqualina si trasforma in un personaggio universale, ci racconta, commuovendosi Claudia Crisafio “d’ora in poi la sua storia diventa la storia di tutte quelle donne indifese che rimangono in disparte ai margini della società che fa finta di non vederle, ieri come oggi - e continua -. La Roma che Pasqualina vive non è la città della Dolce Vita impressa sulle copertine patinate. La realtà è un’altra. La “sua” Roma è quella dei senza tetto, dei senza diritto, di quelli che come lei non hanno più un documento di identità per via di un furto o di un sopruso. Con il rosario e i santini nascosti, Pasqualina elemosina ogni giorno qualcosa da mangiare. Sporca e senza abiti puliti, si ritrova per mesi a vivere tra pioggia e freddo nei vagoni dismessi della Stazione Termini, pensando che non possa esistere niente di peggio. Ma così non è, purtroppo”.
Quello che accade dopo è ancora più brutto “durante una di quelle notti Pasqualina subisce la violenza più grande. È vittima di uno stupro da parte di tre uomini che rimangono impuniti. La paura di morire la immobilizza e Pasqualina subisce terrorizzata quello scempio. Sta zitta, sperando che il tempo passi velocemente. I calci, i pugni e le bruciature sembrano non intaccare la sua mente. La violazione del suo corpo però sì lascia una profonda ferita che la donna si porterà nell’anima per sempre come tutte le cose e belle e brutte che l'hanno segnata"ci dice Claudia Crisafio.
Il pubblico non vede i tre violentatori, sente però le sue urla. Il suo strazio, la sua disperazione.
I santini non sono serviti a nulla. Non è servito pregare. Pasqualina è doppiamente vittima perché questa volta è la società stessa ad essere la sua carnefice, abbandonandola.
Il peso dell'indifferenza è enorme e la donna si ritrova a reagire ancora una volta da sola. Non c’è nessuno che la aiuta. Non c’è un medico, non c’è una denuncia. C’è solo una amica che il giorno dopo, non vedendola seduta alle panchine del solito giardino pubblico, la va a cercare e per quanto possibile prova a ripulire le tracce di quella violenza indelebile.
Come tutte le donne che subiscono violenza anche per Pasqualina il raccontare si trasforma in un atto di purificazione "sa che ricordare le darà forza per continuare a vivere e forse ottenere giustizia. La parola le dà quel sollievo tanto ricercato negli occhi dei passanti" dice Claudia Crisafio.
Ma siamo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Una donna che non ha una famiglia alle spalle che la protegge, rimane sola nella sua disperazione e come molte non ottiene giustizia per la violenza subita “Pasqualina è una donna senza un documento di identità. E’ un fantasma che si aggira per le strade ai margini della città come una disperata. Il suo personaggio ci permette di indagare le condizioni di tante donne come lei che vivono e sopravvivono ai margini del nostro mondo perfetto. Quante ce ne sono e vengono dimenticate ogni giorno. Pasqualina rappresenta tutte quelle beffate dal destino che continuano a sperare in un futuro migliore, tanto sognato, ma non ancora realizzato, legate a quell’idea che dà il titolo al monologo”.
E lo fa, ora gobba ed anziana, avvolta nel suo cappotto lesinato di colore rosso, stringendo tra le mani la sua piccola valigia, continuando a pensare a quello che non è stata la sua vita e a quello che potrà essere il suo futuro.
"Cara Utopia" ha debuttato al Ric Festival di Rieti nel 2014. Quest'anno ha partecipato a diversi Festival nazionali tra cui il Roma Fringe Festival 2015, arrivando tra i finalisti della kermesse, fino a chiudere il cartellone estivo della rassegna teatrale romana Gasometro 3.0, attirando l’attenzione degli addetti del settore e del pubblico.
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