Giovedi, 31/01/2013 - Stavo leggendo di femminicidi e di iniziative contro i femminicidi.
E mentre leggevo, pensavo a loro, alle DONNE VITTIME: forse troppo sole, forse deboli psicologicamente e/o economicamente, forse abbandonate a se stesse.
O forse “semplicemente” donne che non ce l’hanno fatta: donne- vittime di fronte a degli uomini-assassini, uomini-mostri (gli uomini veri sono altri).
E chissà perché, chissà percome, mi è tornata in mente la favola di CAPPUCCETTO ROSSO, dei fratelli Grimm: la conosciamo tutt*, quindi è inutile ripeterne la trama, ma trovo interessanti alcuni passaggi, che mi fanno riflettere sui LUPI di oggi.
Nella favola dei fratelli Grimm, il lupo divora prima la nonna e poi la bambina, Cappuccetto Rosso: è il cacciatore a salvarle.
La nonna è definita debole, stanca. Cappuccetto Rosso è una bambina, indifesa quindi come tutte le bambine (e i bambini). Arriva l’uomo-eroe e uccide il lupo cattivo.
Schemi che si ripetono in tante altre favole: le donne troppo vecchie-deboli o troppo giovani-ingenue, gli uomini-eroi che le salvano dal male.
Vorrei riscrivere la favola di Cappuccetto Rosso. Vorrei che Cappuccetto Rosso non avesse bisogno del cacciatore. Vorrei riscriverla così:
“…e Cappuccetto Rosso incontrò nel bosco un lupo: sapeva perfettamente che era una bestia cattiva. Prese la sua fionda: il lupo ebbe paura e fuggì via. Così Cappuccetto Rosso capì che nessun luogo poteva esserle proibito: lei aveva diritto di andare dove voleva, in completa libertà, senza paura, perché sapeva difendersi contro tutti i lupi del mondo.”
Prima o poi la riscrivo. Prima o poi noi Cappuccetti Rossi dobbiamo riscrivere la nostra storia. Prima o poi dobbiamo farcela contro i lupi cattivi, anche senza cacciatore.
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