Rossella Luongo - versi graffianti, duri, carichi di energia vitale che sgorga dal profondo
Benassi Luca Martedi, 08/11/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2011
Se si vuole immaginare una poesia (ancora) capace di parlare e smuovere il cuore dell’essere umano, si debbono immaginare versi che suonano e stridono e cantano con i ritmi e le sonorità del mondo e della realtà contemporanei. Non necessariamente versi bassi, condominiali, minimali come etichette di barattoli o didascalie di giornali, ma versi “dove acquistano rilievo le estensioni di quella società dei consumi e dell’apparire che ci assedia e che tende a svuotarci di ogni personalità dentro l’inarrestabile implosione del fenomeno della globalizzazione che passa attraverso la televisione, i mass media, la rete.” (Paolo Ruffilli). Queste parole, che introducono “Canti Metropolitani” di Rossella Luongo (Samuele Editore, 2009), mettono in luce una tensione emotiva e letteraria che, nella poesia della poetessa campana, funge da mezzo di contrasto per un affondo nel reale e nel contemporaneo. Si tratta di una contemporaneità nella quale maggiore è l’estensione centrifuga dell’Io verso un mondo iperconnesso e privo di barriere spazio-temporali nelle sue possibilità comunicative, maggiore è la rarefazione di tale Io, e del suo portato di sensibilità, verso indici d’ascolto, indagini di mercato, profili categorizzati in social network. Un mondo wireless, nel quale il filo della connessione è stato tagliato dalla Parca come quello della vita, per citare un testo della poetessa, a favore di una nebulosa, sradicata logosfera dai confini incerti. Eppure, la poesia della Luongo non si riduce (o si ferma) a una denuncia civile e sociale, bensì mira a cercare quell’elemento primordiale dell’aggregazione umana, anche in una polis tecnologica e deterritorializzata, che trova nel rapporto, nelle relazioni comunitarie di individui, basate sull’amore, l’amicizia, la solidarietà, un elemento di solido ottimismo, una forza rigeneratrice di profonda umanità. In buona sostanza, Rossella Luongo cerca le radici, il nocciolo vitale: alla città disumanizzata si oppone l’amore, presto sostanziato nella figura paterna, fino alla sezione ‘resurrectio’ che chiude la raccolta. Nello sviluppo architettonico del libro, a un verso graffiante, duro e metropolitano, si sostituisce un canto ingentilito, a tratti sommesso, fatto di vento e grumi di senso sciolti sulla punta della penna, come groppi in gola. Sono questi forse gli esiti migliori, dove una lingua controllata e tesa si carica dell’energia vitale che sgorga dal profondo.
Rossella Luongo, avvocato e pubblicista, vive ad Avellino. Ha pubblicato le raccolte poetiche “La fata e il poeta” (2007) e “Canti metropolitani” (2009), dalla quale sono tratti i testi qui pubblicati.
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