Venerdi, 20/05/2011 - Anche quest’anno la grande kermesse del Festival di Cannes, alla sua 64^ edizione, ha proposto una vastissima scelta di opere cinematografiche ed incontri con registi e artisti di tutto il mondo. I francesi, veterani nell’organizzazione del Festival cinematografico forse più amato e seguito al mondo, hanno dato prova, sia nella selezione della giuria e sia in quella delle opere, di tenere molto alle pari opportunità, inserendo attrici, produttrici e critiche letterarie nelle giurie delle varie sezioni in concorso, selezionando numerosi film di registe donne nella competizione ufficiale, come: Naomi Kawase, giapponese, con il film “Hanezu No Tsuki”, sul senso filosofico dell’attesa e del presente; Lynne Ramsay, inglese, con “We need to talk about Kevin” con la grande Tilda Swinton nel ruolo di una madre alle prese con un figlio molto problematico; Julia Leigh, australiana, con Sleeping Beauty; Maïwenn (Le Besco), francese, attrice–autrice di “Polisse”, un film-reportage sulle imprese quotidiane dell’Unità di Protezione dei Minori del Dipartimento di Polizia, che tutela i ragazzini vittime di violenze e reati. Alla Croisette era presente anche il chiacchieratissimo film di Nanni Moretti “Habemus Papam” (inseparabile in conferenza stampa da Margherita Buy e dal cast completo), accolto molto favorevolmente dalla critica internazionale: “Non volevo fare il film che tutti si aspettavano avrei fatto – ha detto Moretti ai giornalisti – , magari per sentirsi confermare cose che già sanno, volevo confrontare due mondi diversi uniti dalla stessa fragilità. Le critiche che ho ricevuto sono state di pochi “integralisti” ma la gran parte del mondo cattolico ha accolto favorevolmente il mio film”. Nelle sezioni parallele del Festival, molti altri film dedicati alle questioni sociali, al mondo degli adolescenti in crisi ed alle questioni di genere. Tra le opere più significative della sezione “Un Certain Regard”, il bel film iraniano “Bé Omid è Didar” (Au revoir), di Mohammad Rasoulof, storia di una giovane avvocatessa impegnata nei diritti umani cui viene fatto divieto di esercitare e che cerca di espatriare restando incinta, ed il libanese “Et maintenant on va où?” di Nadine Labaki, resa nota dal film “Caramel”, che racconta qui la vita delle donne libanesi in lotta con la quotidianità, la guerra ed i conflitti religiosi. Altro film che vede le donne protagoniste attive è “La source des femmes-The Source”, del regista franco-romeno Radu Mihaileanu, che descrive uno sciopero del sesso messo in atto dalle donne affinché i propri mariti e compagni non le mandino più a cercare acqua in un pozzo lontanissimo. Nella sezione “Quinzaine des Réalisateurs” è stato conferito il premio Carrosse d’Or all’iraniano Jafar Panahi per “Offside” (su un gruppo di ragazze che cercano di entrare allo stadio) ed una sedia vuota con il nome del grande regista è rimasta vuota per l’intera durata del Festival, come simbolica presa di posizione per la sua liberazione ed in favore della libertà di espressione. Ironico e provocatorio il film “17 Filles”, delle sorelle Delphine e Muriel Coulin (sceneggiatrici e registe) un'opera prima presentata alla 50ma “Semaine de la Critique” ed ispirata ad un fatto di cronaca realmente avvenuto negli Stati Uniti, dove 17 adolescenti decidono di rimanere incinte contemporaneamente, sconvolgendo così, profondamente, la propria vita e quella di chi le circonda. Non sono ovviamente mancati momenti di alta mondanità alla Croisette come quando sono comparsi sul tappeto rosso Johnny Depp e Penelope Cruz (bellissima in un abito blu semplice ma firmatissimo), presenti al Festival con il film Pirati del Caraibi di Rob Marshall, il quarto capitolo della fortunata serie dal titolo “Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides”. A dimostrazione delle tante sfaccettature di un Festival intramontabile.
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