Cannes 2017: una ‘rivincita’ tutta al femminile. Presentati al Festival i film ‘L’inganno’, di Sofia
Osservato a Cannes un minuto di silenzio dopo l’attentato a Manchester, per testimoniare la “solidarietà verso le vittime, le loro famiglie ed il popolo britannico”
Venerdi, 26/05/2017 - Prosegue la kermesse festivaliera di Cannes, nonostante si tocchi con mano l’ossessione della sicurezza (purtroppo in parte giustificata) nei controlli costanti e nei blocchi di alcune strade ‘nodali’. Ma ‘the show must go on’ e tante sono le anteprime giornaliere, con pellicole di tutto il mondo, sempre affollatissime di professionisti, giornalisti, cinefili e cittadini appassionati della settima arte.
Due film vanno rimarcati per la visione al femminile che emerge dalle scelte narrative e registiche operate.
Il primo, ‘Dopo la Guerra’ (Après la Guerre), presentato nella sezione ‘Un Certain Regard’ è il primo lungometraggio diretto dalla regista romana Rita Zambrano - già nota al grande pubblico per diversi corti presentati in importanti Festival internazionali e per il documentario ‘L’anima nera del Gattopardo’ - un’opera intensa, che interroga ciascuno sulle conseguenze che le proprie scelte hanno sulle vite degli altri. Un ex-leader del brigatismo rosso (un bravissimo e corpulento Giuseppe Battiston), fuggito in Francia negli anni di piombo, deve fare i conti con il suo passato, quando un professore di diritto del lavoro (il riferimento è a Marco Biagi) viene ucciso molti anni dopo e l’attentato rivendicato a nome della sua antica organizzazione. Deciso a fuggire oltre Oceano, mai veramente pentito delle scelte di lotta armata, trascinerà le persone a lui vicine in una scia di dolore e caos. Senza dare un giudizio ma con molta umanità, la regista crea un legame di continuità fra Italia e Francia, e fra le varie anime di una famiglia ‘smembrata’ in storie e scelte di vita molto differenti. Al tempo stesso il film cerca di aprire un varco sulla politica di quegli anni e sulla scarsa volontà dello Stato italiano di riflettere su quanto accaduto e farci i conti. Barbara Bobulova, è brava e misurata nel personaggio della sorella del brigatista, un’insegnante in cerca di pace e certezze. Una giovane rivelazione, l’attrice Charlotte Cétaire, nel ruolo di Viola, un personaggio-chiave che cambierà le sorti di una storia già scritta, più o meno consapevolmente, invitando a riflettere sulle giovani generazioni e sul loro ruolo.
All’interno della competizione, è stata presentata in anteprima a Cannes l’elegante pellicola di Sofia Coppola, The Beguiled (L’Inganno), remake cinematografico del film di Don Siegel La notte brava del soldato Jonathan (1971): entrambe le opere cinematografiche sono tratte dal romanzo The Beguiled del 1966 dello scrittore sudafricano Thomas Cullinan (1919-1995). La storia si svolge nel 1863, nel Mississipi, in piena guerra di secessione: scampato per miracolo alla morte ed alla cattura da parte dei soldati sudisti, un caporale nordista Jonathan McBarney viene trovato ferito ed è soccorso, nel bosco, da una bambina in cerca di funghi, Amy, che lo porta con sé nel collegio femminile dove vive con un gruppo di ragazze senza parenti, ospitate ed educate dalla direttrice, Miss Martha Farnsworth. Dapprima osteggiato come nemico, poi divenuto oggetto di seduzione e desiderio da parte di insegnanti ed allieve, il caporale finirà in una spirale tragica che farà precipitare la situazione, conducendola ad un finale drammatico ed imprevisto.
L’atmosfera sospesa e cupa entro cui la Coppola avvolge il lento dipanarsi della storia, richiamano i toni della sua opera prima, Il giardino delle vergini suicide (1999), con la presenza di un ‘giardino’ inquietante e di una casa isolata: qui sarà il gruppo di donne/ragazze unite, rivali, solidali nella necessità e nella fatalità, ad aprire e chiudere il cerchio ‘magico’ della vita, della sensualità e della morte ed a decidere il finale della storia. Dopo un Oscar ed un Leone d’Oro, oggi Sofia Coppola mostra la propria maturità artistica, in questo film su un’epoca e sui suoi costumi - ma anche nella volontà di trascendere luoghi e tempi, come quando Miss Martha dichiara che ‘lo straniero, come individuo, non deve fare paura’ - nell’equilibrio espressivo del racconto e dei sentimenti contrastati dei protagonisti, nella direzione degli attori ed in una ricerca estetica completa, che lega indissolubilmente lo stilema registico allo splendore della fotografia e delle luci naturali, al passo col trascorrere delle giornate nel collegio femminile. Nel ruolo della direttrice, una Nicole Kidman scolpita nella porcellana bianca, tutrice della regola morale e della vendetta privata con il medesimo candido sorriso; a Kirsten Dunst è affidata la parte dell’insegnante generosa, amabile e un po’ ingenua, mentre quella della ragazzina disinibita ad Elle Fanning, già nota per la sua apparizione in Somewhere (2010). L’oggetto del desiderio è l’attore irlandese Colin Farrell (in coppia in ben due film con Nicole Kidman in questa 70esima edizione del Festival di Cannes), bravino ma con poche chances di emergere (e di sopravvivere) a contatto con un così agguerrito gruppo di donne.
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