Melchiorri Cristina Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2007
Gentilissima dottoressa, vorrei raccontarle la mia esperienza e chiederle un consiglio. Ho 20 anni e da 2 ho sempre lavorato con contratti di sostituzione maternità, ora finalmente è arrivata l’assunzione a tempo indeterminato e, qualche mese fa, è cominciato il mio calvario.
All’inizio del mio incarico ho affiancato la collega che a breve sarebbe andata in maternità e fin da subito siamo andate d’accordo e abbiamo fatto amicizia. A settembre, al suo rientro, sono cominciati i problemi… ha cominciato a criticarmi e ad incolparmi di averle rubato il lavoro, visto che sono stata confermata.
Le nostre funzioni, pur essendo all’interno dell’amministrazione, sono però diverse: io mi occupo di contabilità fornitori, lei di quella clienti. Ho provato a parlarle per chiarire la situazione, ma non sente ragione. Più volte mi ha rivolto insulti e accuse infondate.
Io sono una persona fin troppo tranquilla, timidissima, quando mi “aggredisce” verbalmente mi viene da piangere.
Ciò che mi dispiace di più è che parla male di me a colleghi, che mi hanno sempre trattata bene (e che adesso non mi rivolgono la parola) e ai responsabili con i quali lavoro.
In ufficio vivo praticamente in isolamento, se alla macchina del caffé c’è un gruppetto che fa pausa e mi avvicino interrompono il discorso, se la conversazione viene tenuta nell’ufficio nel quale mi trovo vengo esclusa, se saluto al mattino e alla sera non ottengo risposta. Non voglio fare, né sembrare, una vittima ma questa situazione mi sta logorando i nervi.
Fortunatamente, a pranzo torno a casa dove ritrovo un po’ di serenità grazie ai miei genitori che mi confortano come possono. Il loro consiglio è sempre quello di “lasciare correre”, ma io sto male, ho l’ansia e sto vivendo il lavoro come un peso.
Cosa posso fare?
Lettera firmata
Cara lettrice, non è certo facile dare delle risposte alla tua lettera. Il contesto lavorativo nel quale ti trovi non è certo dei migliori.
Tieni sempre presente però che i tuoi responsabili ti hanno confermato perché sei una persona che “sa fare”, altrimenti avrebbero cercato un’altra figura professionale!
Forse la tua collega, al suo rientro, si è sentita “minacciata”, poiché ti ha percepito come una persona che può sostituirla, e non come l’aiuto che potresti essere. Nella situazione che tu mi descrivi però gioca molto l’effetto ormonale della tua collega in post gravidanza.
È piuttosto chiaro e scontato che le persone dell’azienda simpatizzino e si “schierino” con lei piuttosto che con te; probabilmente il tempo che hai passato con i colleghi non è stato sufficiente ad instaurare dei rapporti positivi e costruttivi, perché ti vivevano come se tu fossi stata di passaggio senza darti il valore necessario alla costruzione di un vero rapporto.
L’unico consiglio che mi sento di darti è: cambia!
Piuttosto che subire l’indifferenza e l’aggressività nell’ambiente di lavoro nel quale ti trovi, e visto che sei “in grado” di gestire lo stress dovuto all’insicurezza di un incarico temporaneo, come hai fatto fino a poco tempo fa, ti consiglio di continuare la tua ricerca di un impiego e di lasciarti alle spalle l’atmosfera pesante nella quale in questo momento sei immersa.
Sei giovane e quindi non permettere a questa esperienza, indubbiamente negativa, di contaminare la tua fiducia verso gli altri e mantieni alta la considerazione di te stessa e delle tue capacità! In bocca al lupo e fammi avere tue notizie appena trovi un altro impiego.
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