Corpi - Nelle rapide trasformazioni che occorrono sono in gioco le relazioni e il modo di essere individui/e
Giancarla Codrignani Lunedi, 23/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011
Discutevo ieri con un'amica ancora convinta - come trent'anni fa - che il patriarcato è finito. Sono disposta a dire che il termine non è più di moda, non che ne siamo fuori. Per le donne che si occupano di cose religiose l'ombra del Kyriarcato, il potere di dio, sovrasta ancora, inavvertito, tutti gli immaginari maschili. Neppure mi piace dire fratriarcato perché mistifica il potere ereditato da un padre, che si impone a madri e sorelle, inesorabilmente "altre" non per la loro storica differenza, ma per gerarchia di valori.
E' come se dicessimo che, ottenuta la democrazia, non ha più senso parlare di libertà o di uguaglianza. Il principio cardine della democrazia è quello della maggioranza: può invocare come proprio necessario corollario il rispetto delle minoranze, ma intanto dà alla maggioranza il potere, non necessariamente la verità ò la giustizia.
Forse non ci accorgiamo che le definizioni sono appoggi di comodo: guai se cristallizzano i contenuti. Wendy Brown per gli Stati uniti parla di "un-freedom", libertà apparente e schiacciamento delle soggettività in un post-moderno di antiche sovranità (e di patriarcati). Per utilizzare qualche esempio: la definizione di Israele come paese democratico - e non possiamo, oggettivamente, non ritenerlo tale - cozza contro le decisioni di governi liberamente eletti. Anche i troppi che da noi hanno paura dei movimenti migratori e vorrebbero chiudere le frontiere e respingere i profughi, vivono in paesi democratici, pur ignorando qualsiasi significato di uguaglianza e giustizia. D'altra parte il liberismo ha trasformato i "cittadini" in meri consumatori e il mercato ha mercificato anche i corpi (perfino coinvolgendo il concetto di libertà femminile nella vendita prostituzionale).
A proposito dei vari scandali per condotte indecenti (di uomini prima che di donne), per quello che riguarda l'inciviltà civica e gli attentati alla Costituzione, mi sembra che i discorsi si "mediatizzino" in continuazione senza lasciare fiato alla riflessione sul senso della parola "corpo" sempre ricorrente.
Il corpo in latino - e in altre lingue moderne - è termine "neutro". Anche il "neutro" ha in sé una propria ambiguità: significando "nessuno di due" non si capisce bene perché gli antichi distinguessero i "due" dai "molti". Forse intendevano dire "né maschile né femminile", con qualche conseguenza sull'immaginario dei parlanti. Ma corpus è davvero neutro, nell'odierno uso corrente. Ed è freddo perfino quando è termine di riferimento per l'applicazione dei "diritti umani". Infatti il neutro resta una persecuzione: come sentire la "carne" dei diritti nel corpus iuris o, peggio nel "corpo d'armata"? Le donne? Profeta è già nome femminile, militare alcune lo sono, governante.... possiamo anche sorridere di fronte allo stridore del cambio di genere.
Mi sembra sorprendente, dopo il volare alto delle ormai anziane feministe teoriche, non cogliere l'urto con le svolte che la storia sta imboccando e che sono ormai antropologiche. Sono infatti in gioco le relazioni e il modo di essere individui/e.
Non amo il moralismo, anche se, in tempi berlusconiani, è perfino un vanto. Ma molto della corporeità sta rimettendosi in gioco, dopo le brecce aperte dalle sollecitazioni del pensiero femminista. Il fare quello che si vuole del proprio corpo ha limiti? La prostituzione è libertà? I rapporti dei e con i minori vanno riconosciuti?
Intanto la Chiesa cattolica rifiuta l'educazione sessuale nelle scuole, seguita dal perbenismo attualmente maggioritario o dal rinvio a tempi migliori, nonostante l'urgenza delle scelte generazionali? Molti ragionamenti antichi sono superati dalle trasformazioni in corso: i/le più precoci seguono a dieci anni i siti porno di internet; i/le ragazzini/e delle medie si danno da fare per mettere in pratica giochi forse innocenti ma non innocui; le madri, i padri, i fratelli delle escort (come accogliere questa innovazione terminologica?) sollecitano pubblicamente maggiori guadagni da prestazioni che l'ipocrisia di un paio di decenni fa delegittimava....
Non mi pare che possiamo lasciar andare le cose per il loro verso senza pensare. Anche perché nei comportamenti, innovativi e non trasgressivi, c'è un'ipotesi di rientro del maschile nell'appropriazione da parte delle donne della mentalità che, pur opponendosi a certo maschilismo, lo prosegue in forme di nuova, presunta "libertà". Se le pulsioni sono, come natura vorrebbe, le stesse negli uomini e nelle donne, e solo gli stereotipi hanno inventato un diverso pudore per noi, le trasformazioni in corso possono essere rilevanti e condizionare i generi. Non dimentichiamo che la scienza avrebbe un progetto riproduttivo staccato dal corpo, con ovuli e sperma congelati, embrioni in vitro e uteri artificiali. La sessualità sollecitata già negli anni infantili e sperimentata nella prima adolescenza può congelare i desideri e spegnere le emozioni. Può sembrare una modalità immaginaria, ma sono fenomeni non troppo lontani dalla realtà. Se - in particolare come donne - non ci piace, ragioniamoci. A prescindere dal femminismo di trent'anni fa.
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