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Calcio, prostituzione, numeri…

Calcio, prostituzione, numeri…

Riflessioni per approfondire il tema della prostituzione durante i mondiali, e non solo, anche grazie ad alcune segnalazioni e commenti giunti in redazione...

Martedi, 06/07/2010 -
Tanto per cominciare, segnaliamo l’appello "I mondiali degli uomini" di Maschile Plurale, nato proprio sullo stimolo di un articolo pubblicato da ND:



http://www.maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=241&Itemid=5



In questo appello, che riprende un dato rimbalzato in rete e anche nell'articolo di Layla Mousa

(http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=03125), si parla di 40.000 prostitute ‘arruolate’ (con la forza) per i mondiali in Germania di quattro anni fa.

Ma sembra che questa cifra sia una bufala, come sostiene il blogger tanzaniano Ndesanjo Macha, tradotto in italiano da lastampa.it:



http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/vociglobali/grubrica.asp?ID_blog=286&ID_articolo=98&ID_sezione=654&sezione=



L’articolo sopra linkato, a nostro parere abbastanza esaustivo per quanto riguarda la confutazione della cifra, contiene diversi collegamenti a fonti in lingua inglese che confrontano informazioni provenienti dall’Autorità sudafricana CDA (South Africa’s Central Drug Authority) e dall'International Organization for Migration (IOM).



Ma c’è l’altra faccia della medaglia, anzi la medaglia sembra essere un prisma e ci sono molti aspetti da non sottovalutare.



In primo luogo, fondato o meno che sia il dato sopra citato, la questione della tratta è una realtà documentata da diverse organizzazioni internazionali e associazioni (a questo proposito, rimandiamo all’ultimo paragrafo di questo articolo).



Poi c'è il problema di quantificare fenomeni di difficile rilevazione. Verificare le fonti e decifrarne l’attendibilità è uno dei doveri di chi informa.

Per fare un esempio, il numero di ‘clienti italiani del sesso a pagamento’ pari a 9 milioni, è in realtà un numero travisato dalla stampa italiana e che abbiamo verificato alcuni mesi fa. Visto che un articolo di Repubblica lo attribuiva al Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio (qualcuno lo attribuiva invece al Gruppo Abele di Don Ciotti) abbiamo contattato direttamente il Ministero e quindi l’equipe che ha condotto la ricerca in oggetto, dove uno dei curatori, contattato personalmente dalla nostra redazione, ci ha riferito che si trattava di una mera stima dei rapporti sessuali a pagamento in un certo periodo di tempo e non del numero di clienti, stima calcolata empiricamente moltiplicando il numero di prostitute per il numero medio di 'prestazioni' in quel dato periodo.

Resta pur vero che, se 9 milioni sono le prestazioni sessuali (comprese quelle ‘erogate’ a clienti ‘abituali’), l'acquisto di tali prestazioni è una pratica che riguarda una percentuale rilevante del genere maschile in Italia, il che chiama in causa la cultura del genere maschile nel suo complesso.

Ma certo è complessa la definizione del fenomeno prostituzione in relazione al binomio libertà/coercizione, alle sue diversificate modalità, nonché a fronte di risposte normative che si divaricano nei diversi contesti nazionali. A riguardo rimandiamo all’articolo già pubblicato su ND del marzo 2008 (Prostituzione, clienti e società http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=01752)



Di questi argomenti nelle nostre pagine abbiamo già parlato più volte e continueremo a farlo. Chi fosse interessato/a a consultare gli articoli sui clienti e sulle prostituzioni pubblicati da ND può cliccare a questa pagina: http://www.noidonne.org/lista-articoli.php?APP=04.



Oggi ne parliamo prendendo a prestito le parole delle donne vittime ed ex vittime della tratta che insieme ad altre donne italiane hanno costituito l'associazione "Le ragazze di Benin City":



“In Italia vivono, clandestine e prostitute, migliaia di ragazze nigeriane, sfruttate da un racket che le ha portate in Europa con false promesse e le ha ridotte in stato di vera e propria schiavitù.

L’incoscienza di clienti che - di fatto - contribuiscono a sfruttarle; il perbenismo di quanti ritengono che il problema può esser risolto solo rispedendole in Africa; il moralismo di quanti non sopportano neppure l’idea di dover parlare di prostituzione; l’indifferenza di quanti vivono solo del loro egoismo e non sanno auspicare altro che soluzioni punitive e detentive; il razzismo sempre e comunque presente; l’imperfetto impegno civile di chi ha espresso solidarietà per Safiya e per Amina, che hanno rischiato di essere lapidate in Nigeria, ma non sa far nulla per le tante Safiya ed Amina che vivono in Italia… queste sono le pietre con le quali, ogni giorno, le africane sono lapidate in Italia. Il Progetto “La ragazza di Benin City” affronta la problematica delle ragazze africane che giungono in Italia, ridotte in condizione di schiavitù”. (http://www.inafrica.it/benincity.html)



Occorre ancora parlare di prostituzioni in modo analitico e più preciso, dando voce a chi conosce il fenomeno e criticando chi, per superficialità o per calcolo, tenta di ridurre il discorso a un mero problema morale.

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