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Cairo International Women’s Film Festival: parola alle filmakers

Cairo International Women’s Film Festival: parola alle filmakers

Filmakers e documentariste egiziane insieme, accomunate dall'amore per l'arte e dalla militanza

Martedi, 09/12/2014 -
Cairo. Si è concluso giovedì 4 dicembre il Cairo International Women’s Film FestivalGiunta alla sua settima edizione anche quest’anno la kermesse è stata un’importante vetrina per le produzioni di registe provenienti da ogni parte del mondo. In sei giorni sono state presentate oltre sessanta produzioni provenienti da Egitto, Turchia, Germania, Spagna, Olanda, Cuba, Palestina, Libano, Repubblica Ceca, Algeria, Romania, India e Portogallo. Nato inizialmente come appuntamento per fare incontrare le filmakers arabe e latino-americane, due anni fa le organizzatrici hanno deciso di trasformarlo in un evento di più ampio respiro, coinvolgendo anche artiste europee ed asiatiche. La decisione è stata presa a seguito del grande successo di pubblico registrato nelle passate edizioni: “A dispetto delle difficoltà finanziarie che abbiamo avuto anno dopo anno, le proiezioni hanno riscosso talmente tanto successo che ci hanno fatto dimenticare i problemi” racconta a Noidonne Amal Ramsis, fondatrice e direttrice del festival.



Come ogni anno, la kermesse internazionale rappresenta un’occasione per affermare che la voglia di cultura e di arte non è mai morta in Egitto, e più che mai in questa particolare fase. Nonostante una situazione politica poco felice che ha avuto effetti sulla società egiziana e che ha quasi azzerato la produzione cinematografica e teatrale degli anni post-Mubarak, la vena creativa degli artisti e delle artiste egiziane è viva, e più forte che mai. “Con la Rivoluzione del 2011, la mancanza di sicurezza in tutto l’Egitto, il coprifuoco che ha limitato la vita dei cittadini fino ad un anno fa, la voglia di raccontare le società, non solo arabe, ma di tutto il mondo, non si è spenta e ci ha spinto ad andare avanti e mettere su ogni anno il festival”.



Mentre parla Randa Ali, la responsabile media e pr del festival, è emozionata, nei suoi occhi si può scorgere la tenacia di chi ha vissuto in un paese tutto il periodo post rivoluzione segnato da omicidi di massa, manifestazioni insanguinate, odio religioso e violenze contro le donne e nonostante questo è riuscita nell’impresa di offrire al pubblico, a dispetto della situazione di instabilità, un evento come il Cairo International Women’s Film Festival ricco di produzioni di qualità. “La nostra volontà di andare avanti è stata premiata soprattutto quando nel 2012 il Festival è stato il primo evento culturale nazionale a vedere approvato un calendario ufficiale, dopo più di un anno in cui tutti gli eventi culturali del Paese erano stati messi in attesa - dice Randa, che continua - nei due anni trascorsi, assistere al festival rappresentava un rischio soprattutto perché le proiezioni avvenivano nel centro del Cairo dove le manifestazioni più violente hanno avuto luogo. A dispetto dei fili spinati di Piazza Tahrir e dei cordoni di sicurezza dell’esercito, che potevano rappresentare uno ostacolo, il pubblico ha dimostrato un grande affetto per il festival, che ha registrato una grande affluenza.”



Randa ci confida che il Festival non è solo un modo per far emergere le produzioni femminili, molto poco valorizzate nella società egiziana, si tratta anche di fare altro. “Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un deterioramento del buon gusto del cinema egiziano. Diamo la colpa di questo al pubblico perché diciamo che quello che viene prodotto è quello che il pubblico vuole. In realtà non è così. Sono invece gli operatori del settore, che lavorano solo in prospettiva di alti guadagni, a non preoccuparsi troppo se dei messaggi che decidono di veicolare attraverso le produzioni cinemagrafiche o teatrali”. Con l’obiettivo di offrire un’alternativa e vedere se il cinema egiziano può essere ancora il grande cinema del passato, quello degli anni Sessanta e Settanta, Randa ritiene che “il Cairo International Women’s Film Festival è in grado di resistere alla logica dominante, quella commerciale, e che anche nel futuro sarà in grado di vincere la battaglia per un cinema che tira fuori il meglio dalle persone attraverso prodotti realizzati dalle registe di tutto il mondo". Il Festival dunque restituisce la parola alle donne. Quelle donne spesso maltrattate e private dei loro diritti che attraverso i corpi delle attrici e le parole delle registe che hanno presentato i loro film e documentari durante la kermesse, ricevono una sorta di giustizia per il dolore subito. “Le produzioni delle filmakers non lasciano solo spazio alla finzione, ma parlano anche di quello che le donne provano e vedono intorno a loro attraverso immagini che a volte sono poco tradizionali.”



Come proprio poco tradizionale è stato uno dei trailer di presentazione del Festival che nelle settimane antecedenti la sua apertura ufficiale, avvenuta il 29 novembre scorso, e che ha suscitato non poche reazioni. Nei due minuti di girato si vede una donna che tra urla e lacrime, nel pieno delle doglie, dà alla luce la locandina del Festival. Ai detrattori del Festival, che hanno accusato le organizzatrici di avere realizzato un trailer privo di etica e morale, Randa risponde così: “E’ vero il trailer ha suscitato reazioni diverse. Noi come organizzatrici abbiamo dato la disponibilità ad aprire un dialogo in merito. Un dialogo alla base dei nostri valori di attiviste che si occupano di questioni femminili. Con il trailer abbiamo voluto affermare che le donne non solo sono in grado di partorire una nuova vita. Abbiamo voluto dire che le donne hanno anche la capacità di produrre e creare nuove idee e nuove cose”.

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