Mercoledi, 23/03/2016 - Il 20 marzo è stato presentato a Roma il quarto Rapporto sui Paesi più felici nel mondo
http://worldhappiness.report/
Rispetto al 2015 è cambiato molto poco. Su 157 Paesi presi in esame, la Danimarca svetta al primo posto, seguita dalla Svizzera, Islanda e Norvegia. Nelle posizioni più basse della classifica si collocano invece i Paesi africani. Le ultime tre posizioni sono occupate dal Togo, la Siria ed il Burundi.
Lo studio misura “la felicità” e come questa viene percepita da ogni singola persona, partendo dal miglioramento o peggioramento delle condizioni di vita nei rispettivi Paesi rispetto alle statistiche degli anni passati.
Ad una prima analisi si capisce che i Paesi che sono a fondo classifica sono proprio quegli Stati nei quali la combinazione di diversi fattori, come l’instabilità politica, la difficoltà economica e le tensioni sociali hanno inevitabilmente abbassato la soglia di qualità della vita e di conseguenza della percezione della felicità. La distribuzione globale della felicità viene mostrata attraverso la rappresentazione grafica di 3000 risposte alla domanda che chiede di dare un voto alla vita vissuta dalle persone che sono state intervistate. Su una scala che va da 0 a 10, i giudizi da 0 e 5 esprimono un voto negativo, mentre i giudizi da 6 a 10 esprimono un voto positivo. Ma la ricerca non si ferma solo a questo.
Gli analisti hanno preso in considerazione anche sei variabili che hanno contribuito al punteggio di ogni singolo Paese inserito nel Rapporto 2016. E queste sei variabili sono il PIL ed il reddito procapite medio di ogni cittadino e cittadina, l’aspettativa di vita, la libertà sociale, la generosità, il tasso di corruzione e l’esistenza o meno del welfare.
Rispetto poi ai tre rapporti precedenti, l’edizione del 2016 ha analizzato per la prima volta la disparità con cui il benessere è distribuito tra la popolazione mondiale, sottolineando che il dislivello è più significativo quando la distribuzione del benessere e della ricchezza tendono a sovrapporsi in termini di percentuali, coinvolgendo una piccola fetta della popolazione mondiale a discapito della maggioranza.
In sostanza il rapporto evidenzia come laddove ci siano più soldi e condizioni sociali migliori, è più alto il livello della felicità. Questo invece non vale per chi vive invece in Paesi nei quali, oltre alla mancanza di sicurezza politica e mancanza di istanze democratiche, è presente anche una forte disparità in termini di ricchezza monetaria tra i cittadini e le cittadine.
Tuttavia si deve sottolineare anche il fattore umano che viene messo in rilievo. Si legge difatti nella nota di presentazione al rapporto “le persone si preoccupano per la felicità degli altri. Le persone fanno attenzione anche a come questa viene percepita. Nonostante tutto, le persone sono più felici quando vivono in una società nella quale c’è meno disuguaglianza in fatto di opportunità e ricchezza”.
Lo studio che è stato condotto dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN)
http://unsdsn.org/
coinvolge non solo personalità del mondo accademico, ma anche quelle della società civile che insieme lavorano per realizzare uno sviluppo sostenibile a livello locale, nazionale e globale su monito anche delle Nazioni Unite che hanno voluto la creazione dell’ente nel 2012.
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