Era il 1991 quando venne istituita per la prima volta la figura della Consigliera Nazionale di Parità, altri tempi e comunque a seguito di direttive europee che ce lo chiedevano.
Nel 2000 con il dlgs 196 le Consigliere di parità divennero una vera realtà del paese. Una rete composta da Consigliere regionali e provinciali a cui si richiedevano competenze, precise, a cui si attribuivano compiti, doveri e anche risorse. Un decreto promulgato dall'allora Presidente Ciampi, dal Ministro del lavoro Salvi, dalla Ministra per le pari opportunità Belillo in accordo con il Ministro del tesoro Visco e della giustizia Fassino.
E' iniziata così, 15 anni fa, la stagione delle Consigliere di parità con ampi poteri nel rimuovere le discriminazioni in campo lavorativo tra uomini e donne. Essendo pubblici ufficiali, nell'esercizio delle loro funzioni, hanno di volta in volta risolto senza ricorrere ai giudici, ma per via conciliativa discriminazioni, convocando gli amministratori delegati delle aziende, i datori di lavoro, che si presentavano perplessi, ma alla fine convinti dai loro avvocati che era meglio non fare diversamente. Non sempre sono riuscite a risolvere tutti i casi, ma successi ce ne sono stati anche molti.
E' stata una felice stagione che ha visto donne competenti (e quasi sempre capaci di essere anche indipendenti dalla politica) autonome quindi nel loro operato. Del resto l'autonomia e l'indipendenza di questa figura di garanzia è quello che ci ha chiesto in più di una direttiva l'Europa.
Per le Consigliere, fin dall'inizio, non era previsto uno stipendio, ma un "ristoro" per il loro mancato lavoro nella professione o alle dipendenze a seconda dei casi. In altre parole, se faccio la Consigliera per 50 ore al mese come prevede la legge per le Consigliere regionali, dal Fondo per le Consigliere mi viene versato un contributo in base al mio ruolo professionale. Nessuna è diventata ricca, anzi, si sono persi in molti casi anche periodo lunghi di contribuzione, premialità varie nei luoghi di lavoro d'origine, ma con l'entusiasmo, che molto spesso contraddistingue l'impegno lavorativo di molte donne, si sono fatte cose egregie, si è inciso nel campo dei diritti delle donne rendendole anche più consapevoli e facendole sentire meno sole, (e, non sempre il sindacato sarebbe stato in grado di farlo senza lo stimolo delle donne e delle Consigliere).
Bene, da oggi si cambia!
Anzi, si è cominciato a cambiare fin da quasi subito, dal 2000 in poi, il Fondo a favore delle Consigliere ha incominciato a ridursi, fino praticamente ad esaurisi, per le attività, per le cause in giudizio, e anche per le indennità delle Consigliere. Con le modifiche in discussione il Fondo non esiste più è stato soppresso, salvo un ridicolo residuo per la Consigliera nazionale (che tra l'altro per il 2015 viene prelevato dal recente decreto sulla tutela della maternità).
Ma anche i legislatori più convinti ogni tanti forse si vergognano di quello che fanno o pensano. Infatti, non si ha il coraggio di dire: signore si cambia! O lavorate gratis o peggio per voi...perchè lavorare gratis va bene, ma non si può lavorare poco, perchè ci sono adempimenti che via via via i vari Parlamenti e Governi hanno affidato alle Consigliere che se non rispettati ci portano al rischio di omissioni di atti d'ufficio dovuti con quel che ne consegue (e, non è un ipotesi, lo sanno bene le consigliere che si sono dovute difendere a spese loro da questa accusa).
No, nel decreto in discussione si dice che l'indennità di mancato lavoro delle consigliere sarà "rimessa alla disponibilità finanziaria dell'ente" di riferimento Regioni e Province (con tutto quello che sappiamo sui loro bilanci). E, dopo proseguendo, si dice anche che l'eventuale indennità è determinata annualmente dalla Conferenza Stato Regioni naturalmente a carico degli enti territoriali per le "attività realmente svolte" .
Insomma al buon cuore degli enti territoriali, che negli ultimi riparti hanno previsto un'indennità di 18 euro al mese per 50 ore di impegno, lordi naturalmente.
Poi, nel testo, si limitano anche alcune competenze per le Consigliere, ma il punto vero è che delle Consigliere di parità evidentemente si pensa di poter fare a meno. Salvo poi spiegare all'Europa per non incorrere in altre sanzioni su questo tema, come in anni passati, che va bene così.
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