Unione donne in Italia - Pubblichiamo alcune testimonianze raccolte con la campagna delle buste rosa dell'Udi 'Stop femminicidio'
Pina Nuzzo Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2007
L'obiettivo è quello di fermare l’attenzione dei parlamentari e dell’opinione pubblica sulla violenza alle donne, che è la prima causa di morte nel mondo.
Con questa raccolta intendiamo chiamare le istituzioni di questo Paese alle loro responsabilità che non riguardano solo l’applicazione della legge, ma anche le azioni politiche con cui hanno favorito, oppure ostacolato, la costruzione di rapporti civili tra i generi. La civiltà comincia dalle parole perchè anche il linguaggio è sessuato e noi chiamiamo la violenza sessuata, e non più sessuale, per segnalare l’azione brutale di un genere sull’altro e chiamiamo femminicidio la morte violenta di tante donne a causa del dominio estremo di un uomo su di una donna. Chiamarlo omicidio è un modo per camuffare le statistiche e far scomparire un fenomeno che è la causa prima di morte per le donne in occidente e nel mondo.
(Info: UDI, Via dell’Arco di Parma 15, 00186 Roma - tel 06 6865884 udinazionale@tin.it )
"Non è facile parlare di queste cose, perché sono esperienze che si cerca di buttare giù quanto più in profondità, di seppellirle per bene giorno dopo giorno, sperando di cancellarne il ricordo. All’età di 5 – 6 anni venivo sistematicamente molestata da mio zio tra le 'rassicuranti' mura di casa. Mi spogliava, mi toccava nelle parti intime e strusciava i suoi genitali su di me. Era orribile. Ogni volta che gli altri parenti uscivano ed io restavo sola in casa con lui, sapevo che cosa mi aspettava. Era un incubo. Qualche anno dopo lui era andato a vivere con la moglie per conto suo, grazie a Dio! Ho passato una adolescenza orribile, ero timida in modo patologico, fino ad avere dei problemi di relazione con gli altri. Quando capitava che un ragazzo mi facesse dei complimenti pensavo volesse 'provarci' con me, la cosa mi faceva stare malissimo. Ero assalita dai sensi di colpa, odiavo il mio corpo prorompente in cui non mi riconoscevo. Io volevo solo essere invisibile, e invece ero una ragazza carina che colpiva 'l’attenzione dei maschi'. La mia prima storia l’ho avuta a 17 anni. Ero profondamente innamorata di quel ragazzo e avrei tanto voluto fare l’amore con lui, ma non ci sono mai riuscita. Ogni volta che ci andavo vicino mi scoppiava una crisi di panico, trovandomi all’improvviso in un bagno di sudore e con il fiato tanto corto che mi sentivo soffocare. Ho avuto il mio primo rapporto a 21 anni perché avevo deciso che non ne potevo più di essere l’unica vergine tra le mie amiche. L’ultima sempre in tutto in fatto di ragazzi!! L’ho fatto con un tipo conosciuto una sera al mare in discoteca. Uno di cui non mi importava niente, quasi un po’ mi faceva senso perché aveva un non so che di 'viscido' ed il suo modo di provarci era un po’ da vecchio bavoso! Dopo quella sera non ho voluto saperne più niente di lui. Beh, non so perché sto raccontando queste cose a persone sconosciute. E forse è proprio perché non vi conosco che mi faccio coraggio.
Non ho mai confidato questa storia a nessuno, tranne al mio migliore amico (però una sera che ero sbronza, quindi non so quanto conti) parlarne mi provoca tantissimo imbarazzo e paura di essere giudicata e guardata come 'una da aiutare'. Per fortuna oggi ho una vita sessuale OK ed il mio rapporto con l’altro genere è sereno. Però un po’ di invidia (in senso buono) ce l’ho ancora quando guardo alle mie amiche, che hanno avuto un percorso molto più sereno, dandolo per scontato…e che per avere le cose 'normali', tipo un rapporto sereno con la propria sessualità, non hanno passato un’infanzia ed una adolescenza d’inferno. D’altra parte mi rendo conto che questa è la mia piccola croce, e che comunque non è niente in confronto a quello di milioni di donne nel mondo subiscono ogni giorno. Gli uomini possono essere così crudeli a volte. Ma le loro brutture non devasteranno del tutto l’armonia del mondo, finché ci saranno donne disposte a risollevarsi e a procreare future generazioni di uomini migliori".
"Non ho paura di dire il mio nome: Gemma perché è forte duro e nasce da una miniera sporca e profonda ed è quello che mi è successo. Sono uscita dall’oscurità ed ho brillato intensamente. Avevo 16 anni quando il mio mondo scomparve e tutto quello che ero stata prima smise di esistere. Lo consideravo una persona meravigliosa, era il fratello maggiore del ragazzo con cui stavo da sei mesi; con il fratello le cose non andavano bene e spesso mi trovavo a parlare con lui. I nostri interessi, le nostre passioni erano vicine e simili: leggevamo gli stessi libri e parlavamo di tutto, perciò quando mi chiese di fare una passeggiata in riva al mare accettai. Fu lì che tutto ebbe inizio: ci mettemmo a parlare su uno scoglio e mentre parlavamo lui mi prese la mano tra le sue, fu un attimo: mi baciò, ma per me non era giusto, suo fratello era il mio ragazzo e mentre gli dicevo che non era la cosa giusta e cercavo di alzarmi,tutto il mio mondo cambiò; mi prese per i polsi e mi spinse a terra, si mise sopra di me e, mentre con il corpo mi teneva bloccata a terra, cercava di aprire la cerniera dei pantaloni; io lo colpii, gli affondai le unghie nella pelle, ma anche se cercavo di alzarmi lui non allentava la presa, anzi sembrava che più io mi opponessi più lui si sentisse autorizzato a fare quello che voleva.
Non ero mai stata con un uomo, era la prima volta che accadeva e sentivo un gran dolore dentro e nell’anima. Non so quanto tempo sia durato, so soltanto che per me sembrava non dover finire mai. Una cosa a cui ho pensato solo dopo è stato che non ho urlato…se avessi cercato di attirare l’attenzione…magari sarei riuscita ad evitarlo. Non lo so; lui me lo disse, rivestendosi, “nessuno ti crederà”. Non sapete quanto era stato stupido. Non aveva usato il precauzioni, ed io aspettavo un bambino da lui; avevo mille dubbi e forse il piccolo lo aveva compreso, aveva sentito il mio dolore. Perché al terzo mese ha deciso di togliere il disturbo; fu un aborto spontaneo, ma io non avrei mai fatto quella scelta, non avrei voluto che questo accadesse. Ora, otto anni dopo, a 24 anni non sono ancora riuscita a superare quello che è accaduto. Le mie storie hanno come una scadenza: all’inizio appaio dura e sicura, riesco a conquistare chi mi interessa. Ma poi, quando apro loro il mio cuore, quando penso di essere al sicuro e di potermi lasciare andare, è allora che tutto finisce e mi ritrovo sola.
(27 febbraio 2007)
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