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Buongiorno Françoise Sagan…

Buongiorno Françoise Sagan…

Dimenticata, snobbata, superata: vale sempre la pena leggere le sue opere, testimonianza di un'epoca.

Lunedi, 18/02/2013 - Françoise Sagan, pseudonimo di Françoise Quoirez, divenne famosa con “Bonjour tristesse”, “Buongiorno tristezza”, pubblicato nel 1954, trasposto al cinema con interpreti quali David Niven e Jean Seberg.

Il successo di questa ragazza di diciotto anni creava il “mito Sagan”. L’adolescente Cécile - eroina del romanzo – scopre, in un mondo malato, la noia di vivere, la tristezza esistenziale. Certo, non si può negare alla scrittrice di aver svolto il ruolo di testimone di una certa gioventù degli anni 1950 sempre in cerca di non si sa quale felicità, e priva di ogni illusione. Il successo del libro significa che la Sagan ha toccato il punto debole di una generazione che – dopo aver distrutto ogni tradizione – si trovava a disagio in un mondo deperibile.

Ricordiamo che è del 1955 il celebre film “Gioventù bruciata” diretto da Nicholas Ray ed interpretato da James Dean. Il titolo originale del film, Rebel Without A Cause, è un riferimento al libro del 1944 dello psichiatra Robert Lidner: Ribelle senza causa: analisi di uno psicopatico criminale.

Dopo questo successo fulminate, Françoise Sagan ha continuato a scrivere, con lo stesso disincanto dei suoi primi personaggi. Nei suoi libri (o nelle sue opere teatrali) si ritrova la stessa noia metafisica, la stessa lucidità disincantata, la stessa mediocrità.



Date di una vita

1935 nasce a Cajarl (Lot)

1951-1952 studi irregolari

1954 Bonjour tristesse (Premio delle critiche)

1956 Un certain sourire

1957 Dans un mois dans un an

1959 Aimez-vous Brahms?

1960 Le château an Suède (opera teatrale)

1961 Les merveilleux nuages. Les violons par fois…(opera teatrale)

1963 La robe neuve de Valentine (opera teatrale)

1965 La chamade (romanzo). L’écharde (opera teatrale)

1966 Le cheval évanoui (opera teatrale)

1970 Un peu de soleil dans l’eau froide

1972 Des bleus à l’âme.



Aimez-vous Brahms? Le piace Brahms?

E’ il racconto di una solitudine: Paule (39 anni) è sentimentalmente legata a Roger, un uomo della sua età. Sotto le sembianze di Simon, ragazzo di 25 anni, l’amore entra nella sua vita. Ma la donna matura non si lascia ubriacare dal profumo di giovinezza di questa avventura e finirà col scegliere un sentimento sicuro; tornerà al primo amore, più confortevole nella sua abitudine. Le tentazioni, i dubbi, le lacerazioni di Paule sono accompagnati da una sinfonia di Brahms: è la musica ascoltata la prima volta che Simon ha invitato Paule ed è la prima domanda che lui le ha fatto: “Aimez-vous Brahms?” Anche da questo romanzo fu tratto un film interpretato da Ingrid Bergman, Yves Montand e Anthony Perkins che ebbe il premio al 14° Festival di Cannes per la migliore interpretazione maschile.



LA MUSICA DI BRAHMS

Capitolo sesto



Svegliandosi, la domenica, Paule trovò un biglietto infilato sotto la porta, uno di quei messaggi che una volta venivano detti poeticamente bleu, e che Paule trovò poetico perché il sole, riapparso nel cielo così terso di novembre, riempiva la sua camera di ombre e di luci piene di calore. "C'è un bellissimo concerto alle sei, alla sala Pleyel", scriveva Simon.

"Le piace Brahms? Le chiedo scusa per ieri."

Paule sorrise. Sorrise per la seconda frase: "le piace Brahms?

Era proprio il genere di domande che le facevano i ragazzi quando aveva diciassette anni.

Naturalmente, anche in seguito le facevano domande del genere, ma non aspettavano risposta. In quel suo ambiente, e a quell'età, chi ascoltava mai qualcuno? Ma poi, le piaceva Brahms?

Aprì il grammofono, frugò tra i dischi, e sul rovescio di una ouverture di Wagner che sapeva a memoria trovò un concerto di Brahms che non aveva mai ascoltato.

A Roger piaceva Wagner. Diceva: "E' bello, fa rumore, questa è musica."

Mise su il concerto, trovò romantico l'inizio e si dimenticò di ascoltarlo sino alla fine.

Se ne accorse quando la musica finì e le fece rabbia.

Adesso, ci metteva sei giorni per leggere un libro, non ritrovava mai la pagina, dimenticava anche la musica.

La sua attenzione ormai era polarizzata da campionari di tessuti, e da un uomo che non c'era mai.

Si stava perdendo? Perdeva le proprie tracce, non si sarebbe ritrovata mai.

"Le piace Brahms?" Restò un attimo davanti alla finestra aperta, ricevette il sole negli occhi e ne restò abbagliata. E le sembrò che quella breve domanda: "Le piace Brahms?" rivelasse improvvisamente, un'immensa dimenticanza: tutto quello che lei aveva dimenticato, tutte le domande che aveva deliberatamente evitato di rivolgersi.

"le piace Brahms?". Ma le piaceva ancora qualcosa, oltre se stessa e la sua esistenza?

Beninteso, diceva che le piaceva Stendhal, sapeva che le piaceva. Ecco quella era la parola giusta: lo sapeva. Forse con tutta semplicità, sapeva che le piaceva Roger.

Cose buone ed acquisite, punti di riferimento sicuri. Ebbe voglia di parlare a qualcuno, come ne aveva voglia a vent'anni.

Chiamò Simon. Ancora non sapeva cosa dirgli. Probabilmente: "Non so se mi piace Brahms, non credo." Non sapeva se sarebbe andata a quel concerto. Dipendeva da quello che avrebbe detto lui, dalla sua voce: esitava e trovava piacevole quell'esitazione.



Ma Simon era fuori, faceva colazione in campagna, sarebbe passato da casa alle cinque, per cambiarsi.

Paule riagganciò, Intanto aveva deciso di andare al concerto. Diceva fra sè: "Non ci vado per Simon, ma per la musica. Finirò per andarci tutte le domeniche, se l'atmosfera non è odiosa, nel pomeriggio; è un'ottima occupazione per una donna sola".

E intanto deplorava che fosse domenica e non potesse precipitarsi subito in un negozio a comperare quei Mozart che le piacevano, e qualche Brahms.

Aveva solo paura che Simon le tenesse la mano durante il concerto; lo temeva proprio perché se lo aspettava, e la conferma di ciò che la sua fantasia attendeva la colmava sempre di una noia mortale.

Le era piaciuto Roger anche per questo.

Perché era sempre imprevisto, sempre un po' sfasato in tutte le situazioni già scontate.

Alle sei alla Sala Pleyel, Paule si trovò presa nella folla e rischiò di non vedere Simon, che le porse il biglietto senza dire niente. Fecero le scale di corsa, in una baraonda di gente.

la sala era immensa, tetra; l'orchestra offriva come preambolo dei suoni particolarmente discordanti , come per far meglio apprezzare al pubblico, poi, il miracolo dell'armonia musicale.

Paule si voltò verso il suo vicino: "Non sapevo se mi piaceva Brahms." "E io non sapevo se sarebbe venuta," disse Simon "Le assicuro che non m'importa se le piace Brahms o no".

"Com'era la campagna?"

Simon la guardò stupito.

"Ho telefonato a casa," disse Paule, "per dirle che....accettavo."

"Avevo così paura che telefonasse per dire di no, o che non telefonasse, che sono andato via," disse Simon.

"Era bella la campagna? Dove è andato?"

Provava un piacere triste nell'immaginare la collina di Houdan nella luce della sera: le sarebbe piaciuto che Simon ne parlasse. A quell'ora si sarebbe fermata a Septeuil con Roger, avrebbero camminato insieme sulla stessa strada, sotto gli alberi rossi.

"Sono andato un po' in giro," disse Simon. "Non ho guardato i nomi. Adesso sta per cominciare."

Il pubblico applaudiva, il direttore d'orchestra salutava, alzava la bacchetta, Paule e Simon si lasciarono scivolare nella poltrona, con le altre duemila persone.

Era una sinfonia che Simon credeva di riconoscere, un po' patetica, un po' troppo patetica in certi momenti. Sentiva il gomito di Paule contro il suo, e quando l'orchestra saliva, lui ne seguiva l'impeto; ma, appena la musica illanguidiva, tornava ad essere cosciente della tosse dei vicini, della forma del cranio di uno seduto due file più avanti, e soprattutto della rabbia che aveva in corpo.



In campagna, in un albergo vicino a Houdan, aveva incontrato Roger, Roger con una ragazza. Si era alzato, aveva salutato Simon, ma non l'aveva presentato.

"Non facciamo che incontrarci, non le pare?"

Simon sorpreso, non aveva detto niente. Lo sguardo di Roger lo minacciava, gli ordinava di non parlare di quell'incontro. Non era, grazie a Dio, lo sguardo complice di un donnaiolo a un altro donnaiolo. Era uno sguardo furibondo. Simon non aveva risposto.

Non aveva paura di Roger, aveva paura di far soffrire Paule. Si giurava che non sarebbe mai successo niente di male a quella donna per colpa sua.

Per la prima volta sentiva il desiderio di interporsi tra qualcuno e la sventura.

Lui che si stancava così in fretta delle sue amiche, che si spaventava delle loro confidenze, dei loro segreti, di quel loro accanimento nel volergli far recitare ad ogni costo la parte del maschio protettore, lui così abituato a sottrarsi e a fuggire, adesso aveva voglia di voltarsi indietro e di aspettare. Ma aspettare che cosa? Che quella donna capisse di amare un farabutto: ce ne sarebbe voluto del tempo....Forse era triste, forse pensava a Roger ed al suo modo di fare, forse ne conosceva i difetti.

Un violino salì più alto dell'orchestra, palpitò disperatamente in una nota d'angoscia e ricadde, sommerso dall'onda di melodia travolgente degli altri. Fu sul punto di voltarsi ad abbracciare Paule. baciarla...immaginò di curvarsi su di lei, di sfiorarne le labbra, lei gli metteva le mani attorno al collo....Chiuse gli occhi.

Vedendo l'espressione di Simon, Paule si disse che doveva essere un melomane.

Ma subito una mano tremante cercò la sua. Se ne liberò con un gesto impaziente.

Dopo il concerto Simon la portò a prendere un cocktail: cioè una spremuta di pompelmo per lei, e per lui due dry.............



Francoise Sagan, Le piace Brahms?, Longanesi, 2010, p. 70

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