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Buon San VALENTINO da Sibilla ALERAMO di M.Cristina Nascosi Sandri

Buon San VALENTINO da Sibilla ALERAMO di M.Cristina Nascosi Sandri

«Non so se sono stata donna, non so se sono stata spirito. Son stata amore».

Venerdi, 12/02/2021 - Lunga, variegata, piena di voglia di vivere la vicenda esistenziale di Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio.
Era nata ad Alessandria il 14 agosto 1876, ma si era stabilita con la famiglia a Civitanova Marche dove a quindici anni deve sposare – il ‘classico’ matrimonio riparatore - un giovane del luogo.
Spirito comunque libero, nel 1901 aveva abbandonato il marito ed i figli iniziando, come lei stessa soleva dire, la sua ‘seconda vita’. Dopo una relazione con il poeta Damiani, diede inizio ad una vita erratica che la condusse a Milano e ad avvicinarsi al Movimento Futurista, poi a Parigi, dove l’-ismo era stato lanciato a livello internazionale sulle pagine de Le Figaro ed ai poeti Apollinaire e Verhaeren.
Rientrò in patria e si fermò a Roma, avvicinandosi a tutto l’ambiente intellettuale ed artistico di quegli anni; nella capitale ebbe modo di conoscere Grazia Deledda, grande scrittrice ed intellettuale, la prima donna italiana a ricevere il premio Nobel, per la letteratura, nel 1926.
Durante la Prima Guerra Mondiale incontrò Dino Campana, iniziando con lui una relazione, probabilmente la più complessa, cerebrale e tormentata della sua vita.
Nel 1936 conobbe il giovane Matacotta a cui rimase legata per 10 anni e di questo periodo — la sua ‘quarta esistenza’ — lasciò infine testimonianza nel diario che sarà suo compagno fino alla morte.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale si iscrisse al P.C.I., impegnandosi intensamente sia in campo politico che sociale.
Ebbe modo di collaborare, tra l’altro, all’Unità ed alla rivista Noi Donne.
Morì a Roma nel 1960, dopo lunga malattia.

Proprio per quella sua anima, così greve e profonda e così umana, si è scelto di far un omaggio all’Amore - l’essenza, forse, della sua stessa Poetica - nel giorno ad esso dedicato in particolare, con una sua bellissima lirica, Nome non ha.




Nome non ha,
amore non voglio chiamarlo
questo che provo per te,
non voglio che tu irrida al cuor mio
com'altri a' miei canti,
ma, guarda,
se amore non è
pur vero è
che di tutto quanto al mondo vive
nulla m'importa come di te,
de' tuoi occhi de' tuoi occhi
donde sì rado mi sorridi,
della tua sorte che non m'affidi,
del bene che mi vuoi e non dici,
oh, poco e povero, sia,
ma nulla al mondo più caro m'è,
e anch'esso,
e anch'esso quel tuo bene
nome non ha...

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