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Buon otto marzo, Franca!

Buon otto marzo, Franca!

Intervista a Franca Rame - Ultimo appuntamento con i racconti delle esperienze di chi ha scelto la difficile strada della cultura.

Antonella Iaschi Venerdi, 11/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011

Sono seduta sul divano rosso piazzato in mezzo al palco del Teatro Nuovo di Mirandola, dietro a me la foto di un asteroide che sta per essere dedicato a Franca Rame, al mio fianco suo marito, Dario Fo. L’attrice Gemma Messori legge una breve biografia prima della consegna della targa, che verrà ritirata da Dario Fo. Franca è bloccata in albergo dall'influenza, penso a quello che mi ha detto oggi: “Nella mia vita è accaduto di tutto, ma un asteroide dedicato a me è incredibile, non me lo sarei mai aspettato.” Gemma tace, lui si alza deve aggiungere qualcosa alla breve nota biografica sulla compagna di una vita. Abbiamo appena ascoltato un monologo incantatore dalla voce del Nobel, ma la voce che usa ora è un'altra: quella del cuore. Lui parla di lei, lei oggi pomeriggio mi ha parlato di lui. Si sono sposati nel 1953, su un giornale ho letto che Fo ha definito il loro amore un mistero. Ho chiesto a Franca: “Tantissime coppie del mondo dello spettacolo sono crollate, la vostra mi sembra in ogni minimo gesto una meravigliosa fusione, hai una spiegazione per questo?”

“Vivere e lavorare insieme può portare rivalità, se uno dei due vuole imporsi, prima o poi il rapporto si incrina, l’altro si sente a disagio. Dario è generoso e io non mi sono mai messa in concorrenza con nessuno. Per carattere non sono ambiziosa, ho cercato di fare in modo che lui avesse tempo per arrivare dove è arrivato, anche nelle quotidianità. Quando ha bisogno di me io ci sono, anche se adesso sono stanca e dovrei staccare un po’ la spina e riposare. Abbiamo appena finito una stagione pesante e sono esausta, ma come si fa a riposare con una famiglia come la mia? Dario è un vulcano, spettacoli, copioni da sistemare, lavori nuovi e conseguenti spostamenti, e la famiglia. Certamente ho chi mi aiuta ma io sono brava a cucinare sai…faccio degli ossibuchi speciali”

Non so cosa ci faccio io, su questo divano nel posto dove doveva essere Franca, ma me lo hanno chiesto e sono qui. Scorrono nella mia mente le immagini della giornata. L'arrivo alla stazione, il pranzo, gli scambi di attenzioni fra la coppia, la corsa a cercare uno scialle rosso che lei avrebbe voluto indossare per fare Medea (doveva essere la sorpresa per noi) e ora sta sulle spalle di Gemma. Dario Fo ha la targa dedicata alla moglie fra le mani, mi guarda e mi ringrazia, Gemma legge la prefazione del libro "Una vita all'improvvisa" una dolcissima dichiarazione d’amore. Capisco perchè sono qui. Le mani del maestro tremano e stringono la targa,sorride forse pensa è per "la mia Franca". Fra pochi minuti quando riceverà la sua targa avrà mani ferme, sicure, libere dall'emozione e dal suo volto spariranno decine di anni. Anche questo mi ha detto Franca oggi: “Vedrai, quando è in scena si trasforma, gli anni non lo hanno cambiato”. Se non fossi così vicina non riuscirei a toccare tanto amore, non capirei fino in fondo le parole che questo pomeriggio ho annotato in fretta.

Quante cose mi ha detto Franca e quante domande non ho fatto. Impossibile farle, erano banali, scontate mentre le parole di Franca erano un fiume in piena che contiene vita, quella raccontata nel suo libro e quella che continua a scorrere “senza voglia di progetti” dice lei, ma non si accorge che ogni respiro è un nuovo progetto che porta nel futuro il prezioso e anche drammatico bagaglio del passato.

Le ho chiesto se oggi è più difficile di un tempo fare l’attrice: “Sì. Io e Dario abbiamo avuto i nostri momenti duri, abbiamo mangiato pane dopo lo spettacolo, abbiamo avuto spesso poche lire in tasca, ma a quei tempi era diverso, non si usava il corpo per fare carriera. Io ho iniziato da bambina con i miei genitori e da subito ho imparato due cose importanti che dovrebbero essere ancora basilari nel mondo dello spettacolo e nella vita: la dignità e il rispetto di se stessi e degli altri. La Loren era talmente bella che quando passava per via Veneto creava silenzio intorno a sé. Era bella da togliere il fiato anche perché possedeva dignità e rispetto. Oggi questo mondo è veramente più difficile.”

Poi abbiamo parlato del suo sito, di come ha creduto prima di altri nel web, di come ha raccolto e archiviato tutto, e poi ha assunto 18 persone partendo alla grande tenendo diviso il pubblico dal privato, il lavoro dalle lettere personali. Mi ha detto di avere fatto uno sbaglio non consegnando a Umberto Eco le lettere ricevute nel 1962 quando la RAI sottrasse a lei e a suo marito la conduzione del programma Canzonissima per uno sketch su un costruttore edile che si rifiutava di dotare di misure di sicurezza la propria azienda. La satira fece emergere con evidenza la drammaticità della condizione lavorativa, provocando proteste e polemiche. Tutto il materiale è andato distrutto. Mi racconta dei regali che le arrivavano, di un signore che le spediva le uova con due tuorli, di un capretto ricevuto, di espressioni d’affetto ma anche di minacce per il suo impegno sociale e politico, di pacchi sospetti, di polizia.

Le chiedo dello stupro: “Per molto tempo non ne ho parlato, mi sono tenuta dentro un dolore immenso, una ferita che non si chiuderà mai. Non si può perdonare e nemmeno dimenticare. Mi vergognavo nei confronti di mio figlio, sai non ero una ragazzina, ero una donna, una madre. Poi spinta dagli altri ho scritto e sono andata in scena.”

Mi guarda, capisce, mi stringe forte la mano e tutto quello che riesco a dirle è “grazie.” Per me e per tantissime altre donne quel monologo è stato l’inizio della liberazione, la spinta per parlare, per denunciare, per buttare fuori.

Chiudendo questo mio “viaggio nel coraggio di fare cultura” rileggo l’articolo che Luna e Giacomo di MUMBLE: (un mensile gratuito che esce in Emilia e on-line) hanno scritto su Franca Rame e Dario Fo mettendo in evidenza la diversità di accoglienza “istituzionale” riservata a loro e a Marchionne, entrambi ospiti a Mirandola per motivi “culturali” differenti. Se per il secondo sono stati stesi “tappeti rossi” per Franca è bastata la rosa di una sconosciuta…così gira il mondo. A quella rosa voglio aggiungere un piccolo, profumato ramo di mimosa a nome di noidonne, MUMBLE: e di tutte quelle donne che lei rappresenta con la sua forza, la sua fragilità e anche la sua stanchezza. Buon otto marzo Franca.

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