Società/ La lettera di augurio - Alle donne che hanno raggiunto la pienezza della parità e alle donne perseguitate, sfruttate, violate a tal punto da essere private delle loro libertà e facoltà di agire e pensare
Maria Rita Parsi di Lodrone Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2005
Alle donne che, in molti paesi del mondo, hanno raggiunto la pienezza della parità e possono, oggi, a pieno titolo, in famiglia come nel sociale, esprimersi, contare, governare.
E buon otto marzo alle donne perseguitate, sfruttate, violate, sottomesse, a tal punto da essere private delle loro libertà e facoltà di agire e pensare, da aver rinunciato alla speranza,ai loro diritti, al valore fondamentale della loro identità di genere. Al loro futuro. E al futuro dei loro figli. Perché metterli al mondo, a motivo dello stato di sfruttamento, deprivazione, sottomissione e delle violenze fisiche e psichiche che quelle donne hanno patito e patiscono, equivale a trasmettere loro“ la fragilità antropologica” dell’essere umano, raddoppiata per mille. Equivale a rinforzare l’aggressività maligna che rende “l’homo violens” pericolo a se stesso e ai suoi simili. Penso, infatti, al dolore, alla paura, alla disperazione, al malessere, all’angoscia che donne picchiate, abusate,sfruttate, private di ogni elementare diritto di espressione, di acceso alla scuola e alla formazione; illegalmente poste ai margini della società; rese schiave, costrette, con la violenza, a fare sesso; vendute, obbligate ad accettare rapporti matrimoniali che non hanno scelto e, perfino, uccise se considerate inadeguate,indegne, impure, adultere, possono trasmettere ai loro figli. E a come tale doloroso, inaccettabile persecutorio “testimone di vita” possa , nei loro figli maschi e femmine, trasformarsi, per sedimentazione, ovvero insieme alle tante altre sofferenze del mondo: alla fame, alla miseria, alle ingiustizie, alle lotte razziali, ai conflitti interetnici, religiosi, alle guerre ecc., nella miscela esplosiva con la quale sono confezionati i mali del mondo. Ovvero gli odi, le persecuzioni, la volontà di distruzione e di morte dalle quali è afflitto il pianeta. I mali che allontanano ogni possibilità di pace, ogni soluzione di convivenza, di tolleranza, di conoscenza, di comune progresso, di amore tra gli uomini. Mali che nascono alle radici della vita di ogni essere umano allorquando la violenza attraversa “quelle” radici di vita che, proprio le donne e soltanto le donne, rappresentano e sono. Perché le donne sono contenitore della vita umana dopo il concepimento, creatrici di vita. Hanno il potenziale immenso di dare forma alla forma della continuità loro affidata. Un potenziale unico e specialissimo che, in loro, in ciascuna di loro,si unisce a qualità e possibilità intellettualmente, creativamente,spiritualmente paritarie a quelle maschili.
Oggi tutti lo sanno anche se questa verità non è riconosciuta, per ragioni di ordine culturale, religioso, politico, in tutte le parti del mondo.
Le donne “informano” la vita di ogni essere umano che viene al mondo con “l’imprinting” della prima relazione che ogni madre stabilisce con ogni “nato/a di donna”.
Le donne accompagnano dal concepimento e negli anni decisivi e fondamentali della crescita, la vita di ciascun essere umano improntandola della loro presenza relazionale, emotiva, affettiva, educativa.
Chi maltratta ed offende le donne; chi le perseguita, le schiavizza, ne limita o ne strumentalizza la presenza nel sociale, danneggia esistenzialmente l’intera comunità umana.
E le donne stesse che rinunciano, per mediocrità, per incapacità e irresponsabilità, per interesse, per avidità, per incultura a prendere coscienza della gravità del problema, (anche laddove, per loro, sarebbe possibile accedere, attraverso il confronto con altre donne ed impegno sociale,alla consapevolezza della condizione femminile individuale e collettiva),danneggiano esistenzialmente l’intera comunità umana. E, nel loro piccolo microcosmo familiare e sociale, tali donne danneggiano anche gli uomini che dicono di amare.
Un rapporto paritario tra uomo e donna non può che rinforzarli e consentire conoscenza e intimità tra loro. Ed è proprio a questo che gli uomini dovrebbero mirare. Intendo i maschi “nati di donna” che non potrebbero ipotizzare di infliggere ad un essere umano del sesso della propria madre le umiliazioni che milioni di maschi infliggono, invece, alle donne, tradendo un patto d’amore incondizionato che inizia, o dovrebbe iniziare, proprio tra le braccia di una donna.
Perciò questo otto marzo 2005 sarebbe giusto dedicarlo agli uomini. Agli uomini di pace, agli alleati delle donne. A quelli nei quali le donne confidano come Giuliana Sgrena ha potuto confidare in suo padre, in suo fratello, nel suo compagno Pier Scolari e nel coraggio, generoso, eroico, assolutamente disinteressato di Nicola Calipari che ha dato la sua vita per lei. Uomini sui quali le donne possono fare affidamento. Uomini dai quali le donne non debbono essere riconosciute, difese,tutelate perché riconoscimento, tutela, difesa, fiducia, sono alla base del rapporto che hanno con loro. Uomini che non penserebbero mai a violentarle e,magari, a calunniarle dopo averlo fatto; che non le ucciderebbero se vogliono cambiare il loro credo religioso o scegliere culture e civiltà diverse da quelle della loro famiglia di origine; uomini che non le costringerebbero, chiamando in causa antiche ed obsolete consuetudini,tradizioni da rivisitare e, perfino, divine prescrizioni a nascondere e negare non solo il proprio corpo ma la propria mente ed ogni naturale aspirazione alla cultura, alla formazione, alla libertà del pensiero, alla parola, ad un lavoro libero, ed alla possibilità di accedere al governo del proprio Paese.
Questo otto marzo 2005 è dedicato a loro. A quegli uomini “nati di donna”che al femminile riconoscono l’energia della vita che hanno ricevuto e,generosamente, attingono all’amore ricevuto alle origini della loro vita l’amore da restituire alle donne che rappresentano le origini della vita. Amore da estendere, nel rispetto della diversità e delle differenze, a tutte le donne.
Questo otto marzo 2005, dunque, è dedicato agli uomini di amore e di coraggio che, nella loro esistenza, fanno esperienza di transito,trasformazione, crescita, progresso: personali e del mondo che li circonda.Uomini che lottano per incontrarsi con altri uomini e donne “alla pari” e nonper scontrarsi e distruggersi vicendevolmente. Uomini civili e non violenti che delle donne hanno il cuore, che conoscono e sanno governare le proprie fragilità e che alle donne donano una virilità vera: quella che solo i veri uomini posseggono, esprimono e sanno far valere. La virilità del coraggio delle idee; l’energia e il potere di sapersi confrontare con le imprese della mente, del cuore, del corpo, dello spirito; con le edificazioni mentali e fisiche del mondo, con le avventure e le imprese necessarie alla costruzione del presente e del futuro delle famiglie e dei popoli e alla conservazione del passato nel rispetto delle tradizioni migliori, dei riti significativi, dei valori e delle leggi. Quelle umane leggi, quei riti, quei valori per i quali uomini donne e bambini sono anzitutto persone e debbono avere uguali speranze, possibilità e diritti nella vita per poterli esercitare, nel rispetto dei doveri, in libertà ed amore.
(8 marzo 2005)
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