È la storia della Straferrara, il compimento dei suoi ottantasei anni, ma anche di Ferrara: un bel traguardo per chi lo raggiunge, specie se a farlo è una compagnia teatrale con il lavoro individuale e, ancor più, corale, di molte persone che, nel corso del tempo, alcune ancora presenti, altre no, hanno superato armoniosamente tante vicissitudini, talune forse brutte, molte sicuramente belle, visto che l’amore per il Teatro, la Grande Magìa, come lo definiva Eduardo De Filippo, li ha tenute insieme così a lungo.
Il 1923 è l'anno che segna la nascita ufficiale della produzione di commedie originali scritte in lingua dialettale ferrarese: il merito va tutto ad Alfredo Pittèri, il più grande autore di drammi in lingua dialettale, certo - ma anche autentico intellettuale antesignano del suo tempo, collaboratore, tra gli altri di F. Tommaso Marinetti - ed al suo Adìo, Rusìna che vede la luce il 23 marzo di quello stesso anno al Teatro del Soldato di via XX Settembre.
La data di nascita, imprescindibile, per il Teatro Dialettale Ferrarese, è invece il 14 agosto del 1931: viene fondata la compagnia Straferrara e capocomico è Ultimo Spadoni; insieme con lui sottoscrivono l’atto fondativo Norma Masieri, moglie di Alfredo Pitteri, Erge Viadana (la migliore interprete in senso assoluto de La Castalda, uno dei loro cavalli di battaglia), Mario e Piero Bellini, Umberto Makain, Renato Benini, Leonina Guidi Lazzari e Arnaldo Legnani.
La neo-compagnia esce ufficialmente allo scoperto circa due settimane più tardi, il 3 settembre di quello stesso 1931, sede il Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro. La commedia proposta era Pàdar, fiòl e... Stefanìn, un testo di Alfredo Pitteri, cui fece seguito, come prassi d’allora, un atto unico sempre di sua mano, L’unich rimèdi. La Straferrara del cavalier Ultimo Spadoni e di sua moglie Teresa Bosi resse fino al 1967 e poi, con passaggio di artistico testimone, fu nelle mani della loro figlia 'Cici' Rossana Spadoni ( la così definita dalla stampa nazionale di allora 'Shirley Temple italiana', talmente brava da calcare le scene, all’età di tre anni, con una compagnia a lei intestata, proponente testi di autori di fama quali Dario Niccodemi o Eligio Possenti, anche a Trieste ), che ne diresse la conduzione insieme con il marito Beppe Faggioli, mantenendola tuttora, pur se Beppe, il grande Beppe, ci ha lasciato quasi 4 anni fa…
Da quel lontano 1931 a tutt’oggi - com’è ben noto - la Straferrara non ha mai smesso di recitare, neppure in tempo di guerra, sotto i bombardamenti: in veste di attori, personaggi/interpreti, caratteristi han sempre lavorato, con contributi a vario titolo, per il grande cinema girato a Ferrara (Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica, Gianfranco Mingozzi, Gigi Magni, Florestano Vancini, per non citarne che alcuni, ferraresi e no, nazionali e internazionali) e per la Televisione degli sceneggiati-capolavoro che hanno fatto Storia e, soprattutto, Cultura, come Il mulino del Po, di Sandro Bolchi, trasmesso nel 1963, tratto dall’omonima saga letteraria di Riccardo Bacchelli.
Giovedì 17 agosto prossimo, alle ore 21.15, presso il centro sociale Rivana Garden di via Pesci, la Ferrara, a Straferrara chiuderà 'Ferrara Estate in via Bologna', la rassegna di spettacoli in lingua dialettale ferrarese con un evento tutto particolare dedicato alla memoria di Beppe Faggioli, Anima della Compagnia, "La Straferrara in cabaret", una serie di esilaranti atti unici tratti dal loro repertorio più classico e sempre up-to-date.
Dopo la pausa estiva, poi, ad inizio inverno, per tutta la stagione, la compagine ritornerà, con i suoi 'classici', al suo affezionatissimo pubblico, quello numerosissimo della Sala Estense e del Festival del Teatro Dialettale di Ferrara che durerà fino ad inizio primavera: ed anche allora la comicità sarà davvero in scena!
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