La Resistenza, si scrive su Noidonne nel 1953, è stata la “lotta di un’avanguardia di donne coraggiose, di ogni ceto sociale, unite nei gruppi di difesa della donna”. E la rivista, nata sotto le bombe, è figlia di quell’epoca, di quel coraggio e di quell’unione. Sono le stesse donne partigiane che seppelliscono i morti, curano i feriti, nascondono i combattenti, procurano cibo e medicine per gli sfollati, quelle che decideranno di stampare, dapprima clandestinamente, le prime copie della rivista.
E’ nel 1937, a Parigi e sotto la direzione di Marina Sereni che viene stampato per la prima volta, frutto della volontà di tante donne italiane che hanno abbandonato il paese e stanno lottando contro il fascismo tenendo una corrispondenza fitta con le donne della penisola. “Noi Donne è un giornale singolare che avrà la ventura di nascere e rinascere parecchie volte: a Parigi come espressione del movimento femminile antifascista, nell’Italia occupata dai tedeschi come organo dei Gruppi di Difesa della donna (GDD), nell’Italia liberata come espressione del movimento che darà vita all’UDI.” Così scrive Nadia Spano, in un’intervista di molti anni fa, ricordando la storia del giornale.
Durante la guerra, Noidonne ricopre un’importante funzione organizzativa e riporta continuamente l’attività delle varie sezioni e dei comitati del movimento. In quel momento, non si tratta di un vero e proprio giornale, piuttosto di un foglio clandestino ciclostilato, pieno di informazioni sui fronti di guerra e le necessità dei partigiani, diffuso soprattutto nelle zone ancora sotto occupazione tedesca. Le donne dimostrano una grande voglia di partecipare, di esserci: “Restate, se vi trovano, moriremo tutti insieme”, dicono ai partigiani che ospitano nelle loro case.
Il ricordo dei volti e delle storie delle partigiane ha riempito pagine e pagine del giornale, perché sono tante le donne coinvolte nella Resistenza: 35mila combattenti, quasi 5mila arrestate, torturate e condannate, oltre 3mila deportate, a cui Noi Donne non cessò mai di restituire gloria nella memoria.
Emozionanti le scene raccontate dal giornale che danno misura del valore delle tante impegnate durante quel periodo così difficile della storia d’Italia, valore spesso non raccontato adeguatamente nei libri di storia. “Prendete me, io posso odiarvi molto più di lei”, dice ai nazisti che vogliono portarsi via la madre anziana, la sorella di un partigiano. E con lei tante altre donne, capaci di odiare il fascismo esattamente come gli uomini. I termini “odio” insieme ad “ardore” e “coraggio” sono quelli che ricorrono più spesso rileggendo i numeri di quel periodo, la cui carta adesso è sottile e quasi trasparente.
Al termine della lotta di liberazione si calcola che ci fossero più di 40.000 donne attive nei GDD. Marisa Rodano, arrestata nel maggio 1943 per attività contro il fascismo e detenuta nel carcere delle Mantellate, partigiana durante la guerra, fa parte di quel primo nucleo fondativo, che darà vita e diffusione a Noi Donne e che farà dell’UDI una grande realtà di partecipazione femminile nella storia del paese. Così ricorda la sua Resistenza: “Bisognava rendere difficile la vita ai tedeschi e per farlo occorrevano strumenti di comunicazione, volantini, ma anche il giornale, Noi Donne, che faceva da megafono a tutte le manifestazioni, alle lotte, e agli appelli.”
Fino all’aprile del 1945, metà dell’Italia era occupata: c’è il Noidonne legale fondato a Napoli da Nadia (Spano, ndr), e i vari Noidonne clandestini, stampati alla macchia dai GDD nell’Italia del Nord. Dopo la liberazione, durante il congresso di Firenze nel 1945, avviene la fusione tra i GDD e i comitati di iniziativa dell’UDI sorti nell’Italia liberata: nasce l’UDI come associazione nazionale e un unico giornale.
Dopo settanta anni di storia, Noidonne esiste ancora e ancora si pone l’obiettivo di raccontare le donne e di fare da megafono alle storie e ai movimenti femministi e femminili. Una storia che continua, oltre ogni difficoltà, perché figlia del coraggio indistruttibile delle donne della Resistenza.
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