Dicembre 2011 - Egitto, Gran Bretagna, Macedonia, Ungheria, Cipro
Angelucci Nadia Domenica, 11/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2011
Egitto
Velo anche per uomini
Anche gli uomini dovrebbero portare il velo. Ne sono convinte le egiziane, che sul social network 'Facebook' hanno creato il gruppo 'L'eco delle grida’, nel quale denunciano il sessismo dominante nella società egiziana e il rischio che le donne siano relegate in secondo piano se gli islamisti conquisteranno il potere. Sulla pagina Facebook, il gruppo ha postato varie foto di uomini che, in segno di appoggio all'iniziativa, hanno accettato di portare il velo. Una internauta dichiara la sua ammirazione per questi uomini, esprimendo il suo rifiuto per una società in cui la donna è considerata “come un cervello deficiente”. Non tutti però sono d'accordo con l’iniziativa: “Temo che gli uomini disposti a mettere il velo per noi siano una minoranza”, scrive Ines Ben Hamida, mentre Emad Baste dichiara di non condividere la campagna: “Le donne non dovrebbero più portare il velo e basta, le donne non sono una vergogna, sono uguali nei diritti a qualunque uomo”. Secondo Sa Neb, poi, “se gli uomini indossano il hijab in solidarietà con le donne significa che ammettono che il velo sia un obbligo imposto dall'Islam, cosa che non mi pare vera”. L'egiziano Amre El-Abyad si dice convinto che le rivoluzioni cui si sta assistendo nel mondo arabo dovrebbero fare qualcosa per migliorare la condizione delle donne: “La primavera araba non significa solo deporre i dittatori, dobbiamo abbattere i tabù che incatenano il nostro potenziale innovativo: il sistema patriarcale, la religiosità travisata e le ossessioni sessuali”, afferma nel suo commento. “La rivoluzione deve essere anzitutto nella cultura e nelle menti”, conclude.
Gran Bretagna
Protestano a Londra femministe vintage
Dopo 41 anni, ritornano con cartelli e striscioni. Le attiviste femministe, che nel 1970 erano scese in piazza a Londra protestare contro il concorso di Miss Mondo, si sono ritrovate nuovamente nella capitale britannica per l'ultima edizione del premio, vinto dalla venezuelana Ivian Sarcos. Tra le 100 persone riunitesi per la protesta, sette erano femministe del gruppo Women's Liberation che quattro decenni fa aveva preso parte alla manifestazione al termine della quale alcune di loro avevano passato la notte in cella per aver gettato fumogeni e farina contro il pubblico dell'evento. “Penseresti che dopo 40 anni sia cambiato qualcosa”, ha detto all'Independent Jo Robinson, una quasi settantenne che ieri urlava “vergognatevi!” agli ospiti della kermesse. E ha aggiunto: “Guardate cosa la società si aspetta dalle donne giovani. C'è una pressione enorme su di loro affinché appaiano in un certo modo. Io mi trucco e voglio vestirmi bene, ma a che livello siamo arrivate se dobbiamo persino sottoporci a interventi chirurgici?”. Sue Finch, una sua coetanea, si è detta “furiosa, arrabbiata, delusa e oltraggiata” che il concorso esista ancora e che la sua finale sia tornata a Londra e ha commentato: “Pensavamo di averlo fermato ma ci eravamo sbagliate”. Kat Banyard autrice e fondatrice del gruppo UK Feminista, ha dichiarato al Guardian che il concorso non può più avere spazio nella Gran Bretagna odierna.
Macedonia
Adozioni illegali
In Macedonia è fiorente il mercato nero delle adozioni e i prezzi per un bambino sano e bello vanno dai 5 mila ai 60 mila euro. Il quotidiano belgradese Vecernje Novosti, che cita la Ong 'Costruiamo il futuro’ scrive che i prezzi sono praticamente raddoppiati nell'ultimo anno e il governo - a causa dell'intensificarsi dei casi di corruzione in questo settore - ha ordinato lo scioglimento della speciale commissione incaricata delle adozioni. I vari anelli della catena criminale, osserva il giornale, sono costituiti inizialmente dagli ospedali, seguiti dai centri intercomunali e dai responsabili del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. In Macedonia si adottano ogni anno in media fra 60 e 80 bambini, in prevalenza orfani, e la richiesta supera di dieci volte la disponibilità. I tempi di attesa, seguendo le procedure ufficiali, oscillano fra i tre e i sei anni. Ed è proprio per accorciare tali attese che fiorisce il mercato nero delle adozioni.
Ungheria
Sfilata di moda 'rom' a Budapest
Una sfilata di moda per combattere i pregiudizi e far conoscere la cultura e le tradizioni del popolo Rom: è quanto avvenuto nel cuore della capitale ungherese Budapest dove, al Museo delle Belle Arti nella piazza degli Eroi, è stata organizzata da Romani Design una sfilata con le nuove creazioni. “Diminuire i pregiudizi contro i Rom e limitare il più possibile il crescente numero di conflitti in seno alla società attraverso la moda” è stato l'obiettivo che Romani Design si è proposto. La sua fondatrice, Erika Varga ha sottolineato gli elementi comuni tra cultura Rom e quella ungherese e, nel presentare i modelli degli abiti indossati dai Rom nel passato, ha detto: “Cerchiamo di incoraggiare la reciproca accettazione, la coabitazione tollerabile... Chi ci sceglie, sceglie la tolleranza”. Alla manifestazione - sponsorizzata tra gli altri dall'organizzazione del miliardario americano di origine ungherese George Soros - hanno assistito tra le 300 e le 400 persone.
Cipro
Test prenatale non invasivo su Sindrome di Down
Costerà circa 400 euro e sarà disponibile verso la metà dell'anno prossimo un nuovo test messo a punto per accertare se il nascituro potrebbe venire alla luce con la sindrome di Down. Lo ha annunciato il quotidiano greco-cipriota 'Politis'. Il nuovo metodo di analisi sarà applicato presso il laboratorio dell'Istituto di neurologia e genetica di Cipro (CING), un'organizzazione non-profit diretta dal dottor Philippos Patsalis, e si basa sui risultati di una ricerca sull'argomento condotta dallo stesso Patsalis e dal suo team i cui risultati sono stati pubblicati a marzo sulla rivista specializzata 'Nature Medicine Journal'. L'analisi - denominata NIPD (Non Invasive Parental Down) - sarà effettuata nel laboratorio del CING su piccoli campioni di sangue prelevati dalla gestante tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza. I risultati della ricerca, condotta da Patsalis su 40 donne incinte, hanno dimostrato con un'accuratezza del 100% quali feti avevano la possibilità di sviluppare la sindrome di Down. Sulla base di queste premesse e di ulteriori ricerche condotte in un secondo tempo, Patsalis e la sua equipe sono riusciti a ottenere 2,5 milioni di euro da aziende e privati e hanno fondato nei giorni scorsi l'impresa di diagnostica molecolare NIPD Genetics Ltd. Il nuovo metodo potrebbe costituire anche la base di partenza di nuovi tipi di analisi per l'accertamento di patologie genetiche come il diabete e il cancro. Infatti, la NIPD Genetics Ltd. - come riferisce il sito genomeweb.com - utilizzerà i fondi ottenuti per finanziare altre ricerche e la successiva commercializzazione a livello internazionale non solo del test diagnostico per la sindrome di Down ma anche di nuove analisi non invasive per l'accertamento e la cura di altri disordini genetici come il diabete ereditario o alcuni tipi di cancro. Sino ad oggi, per controllare se il feto è a rischio, si usa il sistema dell'amniocentesi che si esegue fra la quindicesima e la sedicesima di gestazione e che consiste nel prelievo di fluido amniotico con un ago inserito nella cavità uterina attraverso l'addome. Tale metodo, però, oltre a costare circa 1.000 euro, è in grado di rivelare la presenza della sindrome di Down in 80 casi su 100 e rischia di provocare un aborto spontaneo nell'1-2% dei casi.
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