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Brevi dal Mondo

Brevi dal Mondo

Settembre 2011 - Belgio/ Australia/Cina/Tunisia/Gran Bretagna/Bahrain

Angelucci Nadia Giovedi, 25/08/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2011

Belgio

Divieto di portare il burqa


Dopo l’approvazione della legge nel 2010, entrerà in vigore anche in Belgio, dopo la Francia, il divieto di portare il burqa e ogni altro velo o vestito che copra integralmente o quasi il volto in pubblico, rendendo impossibile l'identificazione della persona. Le nuove norme sono valide dal 23 luglio. Coloro che non rispettano il divieto rischiano sino a sette giorni di carcere e multe da 137,5 euro. Secondo alcune stime, sarebbero circa 270 le donne che in tutto il Belgio portano il burqa o il velo integrale.





Australia

Ambientaliste distruggono il raccolto


Tre attiviste di Greenpeace in Australia si sono introdotte in una piantagione sperimentale di grano geneticamente modificato a Canberra distruggendo l'intero raccolto, su una superficie di mezzo ettaro. Indossando tute protettive per evitare di trasportare all'esterno organismi geneticamente modificati, e armate di cesoie, le militanti hanno scalato il recinto del centro di ricerca dell'ente scientifico governativo Csiro per poi abbattere o estirpare tutte le piante. La piantagione faceva parte della prima sperimentazione all'aperto in Australia di grano geneticamente modificato destinato al consumo umano. I geni erano stati modificati per abbassare l'indice glicemico e aumentare la fibra, nel tentativo di creare un prodotto sano a livello intestinale e con un aumentato valore nutritivo. Secondo Greenpeace la protesta era motivata da preoccupazioni per la salute e per il rischio di contaminazione di altri raccolti. “Non è stato provato che le coltivazioni GM siano senza pericolo per l'alimentazione e che non contaminino altri raccolti”, ha detto una delle attiviste, Lara Kelly. Il dirigente del Csiro, Jeremy Burdon, ha lamentato la perdita per un importante programma di sicurezza alimentare. “I danni sono da valutare, ma probabilmente hanno compromesso un anno di sforzi da parte di tutti gli scienziati e tecnici coinvolti”, ha detto.







Cina

Provincia chiede esenzione a legge figlio unico


La provincia più popolosa della Cina, il Guangdong, ha chiesto al governo centrale il permesso di abolire la legge che impone alle coppie di non avere più di un figlio. Il Guangdong, la provincia più industrializzata della Cina meridionale, già risente della scarsità di forza lavoro provocata dall'invecchiamento della popolazione. Dalla provincia, ogni anno migliaia di donne vanno a partorire nella vicina Hong Kong, una regione amministrativa speciale nella quale la legge sul figlio unico non è vigore. Introdotta nel 1979 la legge sul figlio unico è stata spesso criticata in Cina. Una serie di eccezioni sono state introdotte nel corso degli anni per placare le contestazioni: non sono tenute a rispettare la regola le coppie residenti nelle aree rurali che hanno avuto una figlia femmina e, in alcune zone urbane, quelle formate da due figli unici. Nell'ultimo decennio, con l'inizio di un processo di progressivo invecchiamento della popolazione, si è parlato spesso di abolire l'impopolare legge ma finora le autorità centrali hanno consentito solo a modifiche parziali.



Tunisia

Indagata regista


Il procuratore della repubblica del Tribunale di prima istanza di Tunisi ha aperto ufficialmente un procedimento a carico della regista Nadia el-Fani, autrice del film “Nè Dio, nè padrone”, fortemente contestato dagli integralisti, giunti anche a interromperne una proiezione e a minacciare di morte gli spettatori. Ne dà notizia il sito Kapitalis, secondo il quale il procedimento sarebbe stato avviato a seguito di una denuncia presentata dall'avvocato Monaem Turki, lo stesso che, con le sue iniziative, ha indotto l'Agenzia tunisina per internet a bloccare i siti pornografici. Turki, peraltro, in una intervista televisiva, ha detto di non avere mai visto il film, ma di essere stato spinto a denunciarne i contenuti per gli articoli che, su di esso, sono stati scritti. In sostanza, Turki chiede che venga bloccata la proiezione del film per i suoi contenuti anti-musulmani. Da parte sua Nadia el-Fani (che per gravi motivi di salute si trova all'estero) ha dichiarato a Kapitalis di essere indignata del fatto che il ministero tunisino della Cultura abbia voluto precisare che il film non ha goduto di alcun aiuto dallo Stato, “nè prima, nè dopo la rivoluzione”.



#foto5dx#Gran Bretagna

Le donne dovrebbero partorire in casa


Almeno un terzo delle donne dovrebbe partorire in casa e considerare l'ospedale una risorsa ma non un ‘must’. È quanto afferma il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (Rcog), l'associazione degli ostetrici e dei ginecologi britannica, in un rapporto riferito dal Daily Mail. Secondo i risultati della loro ricerca, in Gran Bretagna vi è la necessità di una riduzione dei reparti di maternità per concentrare le cure specialistiche sulle donne che hanno maggiori urgenze. Anthony Falconer, presidente di Rcog, dice che le donne non dovrebbero più guardare all'ospedale come al posto dove partorire. “Solo un terzo delle partorienti ha bisogno di un medico, solo un terzo di una ostetrica e solo un terzo di entrambi” scrive Falconer nel rapporto. “Molte pazienti pensano che partorire in ospedale sia più sicuro, ma le cliniche gestite dalle ostetriche sono dei posti molti sicuri per mettere al mondo un figlio”. Secondo i risultati dello studio solo donne che rischiano di avere delle complicazioni, per esempio chi aspetta gemelli, è sovrappeso, soffre di diabete o ha più di quarant'anni dovrebbe partorire in ospedale sotto stretta osservazione medica. Il rapporto dice che attualmente ci sono troppi reparti di maternità e troppo pochi esperti che veramente saprebbero gestire dei parti più complessi.



Bahrain

Liberata Ayat al-Gormezi


È stata scarcerata la giovane poetessa e studentessa bahrenita, arrestata a marzo per aver letto poesie ritenute offensive nei confronti della famiglia reale degli al-Khalifa durante i giorni più caldi della protesta antigovernativa e condannata ad un anno di carcere, come avevamo riferito nel numero di ‘noidonne’ di luglio/agosto. Lo ha annunciato Amnesty International in una nota. “La poetessa Ayat al-Gormezi, condannata a un anno di prigione, è stata rilasciata”, ha riferito l'organizzazione che si occupa della difesa dei diritti umani. Poco dopo il suo rilascio, Amnesty International ha parlato con il suo avvocato e la sua famiglia che ha dichiarato che la ragazza “sta bene, ma è in libertà condizionata”, prosegue il comunicato. Alla ragazza, 20 anni, è stato imposto di non lasciare il paese e di non parlare con la stampa. Al-Gormezi era stata arrestata durante la repressione del movimento di protesta guidato dalla maggioranza sciita in Bahrain, dove governa una dinastia sunnita. A giugno è stata condannata a un anno di carcere per aver letto due sue poesie in cui attaccava il re Hamad bin Isa Al-Khalifa e il primo ministro Khalifa bin Salman al-Khalifa davanti ai manifestanti accampati in piazza della Perla a Manama.

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