Angelucci Nadia Lunedi, 11/07/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2011
Brasile
Nuova chiesa evangelica gay
Due donne, Lanna Holder e Rosaria Rocha hanno fondato, a San Paolo del Brasile, una chiesa evangelica rivolta alle diversità sessuali, per “dar rifugio a tutti quelli che sono vittime d'intolleranza”. Holder per sedici anni è stata additata nella chiesa evangelica che frequentava, come ex lesbica, ex alcolizzata e ex tossicodipendente. Ad un certo punto non ce l'ha fatta più ed ha deciso di assumere di nuovo la sua identità sessuale e di fare di testa sua. Stanca di sentirsi dire che essere omosessuale è “avere Satana in corpo”, ha deciso di essere - come ha detto nella conferenza stampa nella quale ha annunciato di aver fondato la sua ’chiesa’ – “lesbica, ma con Gesù in corpo”. Con lei si è schierata immediatamente un'altra fedele evangelica che si era trovata nella stessa situazione, Rosaria Rocha. Entrambe hanno assunto il titolo di ‘pastore’ e hanno aperto il loro tempio ('Comunità del Rifugio’) in un quartiere centrale della megalopoli brasiliana. Il primo giorno ad ascoltarle predicare sono intervenute 300 persone.
Libano
Il nuovo governo è un passo indietro
Le attiviste libanesi per i diritti delle donne hanno criticato duramente il nuovo esecutivo del premier Najib Miqati, per l'assenza di donne tra i 30 ministri. Per le donne dei movimenti si tratta di una vera e propria sconfitta, di un passo indietro lungo la strada della parità dei sessi. Zoya Rouhana, leader dell'organizzazione Kafa - Basta violenza e sfruttamento -, ha dichiarato al quotidiano libanese The Daily Star “Speravamo di vedere delle donne nel governo e consideriamo la loro assenza un passo indietro”. Un passo indietro nella rappresentanza, certo, ma anche nel merito perché a questo punto sono in pericolo diversi emendamenti di leggi che riguardano le donne, come quella sulla maternità, che saranno in esame al Parlamento di Beirut prossimamente. A Rouhana ha fatto eco Nadine Moawad, attivista per le questioni di genere che, dopo la presentazione dell'esecutivo di Miqati in cui su 30 ministri, 19 sono esponenti di Hezbollah e dei suoi alleati, sul suo blog ha scritto: “È inutile dire che i movimenti per i diritti delle donne rifiutano questa completa alienazione delle donne dal governo e dalla scena politica libanese in generale”. L'attivista ha criticato in particolare la nomina del ministro della Gioventù e dello Sport, Faisal Karami, dopo le dichiarazioni di quest'ultimo sulla bozza della legge per la tutela delle donne dalle violenze domestiche. “Vogliamo semplicemente che le donne possano denunciare gli abusi e andare alla polizia - ha concluso la Moawad - ma ci hanno accusato di distruggere la famiglia”.
Mediterraneo
Nasce Fondazione delle donne
L’obiettivo è quello di concretizzare e costruire collettivamente l'eguaglianza tra donne e uomini sul lavoro, in politica e nella società, nello spazio del 'Mare nostrum'. Questo si prefigge la nascente Fondazione delle donne per il Mediterraneo (Ffm), concepita nel 2009 nel quadro dell'Unione per il Mediterraneo (Upm) e lanciata ufficialmente a giugno a Parigi. La Ffm è il primo organismo che riunisce vari attori, tra istituzioni e ministeri, centri di ricerca, Ong, imprese e associazioni, che lottano per l'emancipazione delle donne e la parità tra i sessi nella zona del Mediterraneo. I punti di riferimento regionali avranno sede a Amman (Giordania), Byblos (Libano), Marrakesh (Marocco), Ramallah (Palestina) e Parigi. “La nostra osservazione è che la parità tra i sessi non progredisce abbastanza rapidamente e che i vari attori di questo progresso sono isolati, ciascuno nel proprio Paese, quindi le numerose azioni organizzate in favore dei diritti delle donne non hanno spesso visibilità né sono condivise” ha detto la presidente del Ffm, Nathalie Fustier, durante il convegno inaugurale. Un sito internet in tre lingue (francese, inglese e arabo) è il principale mezzo che permetterà a questi attori di ‘fare rete’ nei 43 paesi dell'Upm. Sono poi state messe in campo numerose iniziative per accompagnare le donne verso l'autonomia finanziaria e il riconoscimento sociale, come la ‘carovana dell'educazione’ in Libano, una sorta di scuola itinerante che ha lo scopo di insegnare alle donne l'uso delle nuove tecnologie e delle lingue straniere, o la 'Cooperativa dell'artigianato femminile’ rivolta alle donne che vivono in zone difficili per promuovere in modo etico la commercializzazione dei loro prodotti organizzandole in micro-imprese. “La Fondazione promuove soprattutto la formazione e l'istruzione, pilastri dell'emancipazione umana - ha spiegato ancora la presidente del Ffm -. Si tratterà quindi di realizzare progetti che hanno lo scopo di consolidare i diritti delle donne nella sfera politica, giuridica, medica, familiare e culturale oltre che di sostenere la loro partecipazione alla vita economica, sociale e culturale”.
Asia
Denuncia dell’ONU sulla selezione del sesso dei nascituri
Cinque agenzie delle Nazioni Unite (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), l'Ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, l'Unicef, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e Un Women) hanno unito la loro voce per denunciare la selezione in base al sesso del nascituro, in favore del figlio maschio, in alcuni paesi asiatici e hanno firmato una dichiarazione congiunta pubblicata a Ginevra. La selezione del sesso - che include gli aborti selettivi - è ancora presente in regioni di Paesi dell'Asia del Sud, orientale e centrale. Essa “riflette e alimenta una cultura di discriminazione e di violenza, e deve essere affrontata con urgenza da parte di tutti i segmenti del governo e della società”, hanno affermato. La proporzione ‘normale’ tra nascite di maschi e femmine è di 102-106 maschi per 100 femmine, ma in alcune regioni dell'Asia del sud, orientale e centrale, sono stati osservati rapporti di 130 maschi per ogni 100 bambine, afferma l'Onu. La selezione può avvenire prima della gravidanza (pre-impianto), durante (aborto) o dopo la nascita di una bambina, attraverso la trascuratezza o l'infanticidio. La pratica ha causato uno squilibrio del rapporto tra i sessi in molti paesi, particolarmente in Asia meridionale, Asia orientale e dell'Asia centrale. In alcuni paesi, la legge proibisce la determinazione del sesso o gli aborti selettivi, ma se la pressione del figlio maschio persiste tali restrizioni sono aggirate ricorrendo a strutture clandestine e pericolose. “Gli Stati devono combattere la selezione a favore del figlio maschio senza però esporre le donne a gravi rischi e quindi senza negare loro l'accesso ai servizi necessari come l'aborto sicuro o altri servizi sanitari”, affermano le agenzie dell'Onu. La dichiarazione propone misure concrete per affrontare il problema, come ad esempio degli incentivi per famiglie con solo figlie.
#foto5dx#Bahrain
Un anno di carcere a poetessa simbolo della rivoluzione
È stata condannata a un anno di carcere Ayat al-Gormezi, 20 anni, poetessa divenuta simbolo della rivoluzione contro la dinastia sunnita che governa il Bahrain. Era stata arrestata a fine marzo per aver partecipato a una manifestazione anti-governativa durante la quale aveva letto una sua poesia in cui si difendevano i diritti democratici e si criticava la monarchia. La condanna è stata emessa nei suoi confronti da un Tribunale della sicurezza senza che fosse consentito al suo avvocato di pronunciarsi in sua difesa, come ha spiegato un familiare della poetessa presente al processo. Suo fratello, Yousif Mohammed, ha comunque sostenuto che le condizioni di detenzione della sorella sono migliorate negli ultimi giorni, forse per le pressioni internazionali. La famiglia ha presentato ricorso contro la sentenza.
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