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Brevi dal mondo

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Notizie - Afghanistan, Tragico bilancio / Congo, Reclutamenti forzati / Kenya, Buste plastica / Mauritania, Arrestati attivisti antischiavitù / Brasile, Commissione verità

Angelucci Nadia Lunedi, 31/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011

Afghanistan

Tragico bilancio

Il bilancio di fine anno sulle violenze e i disordini civili si è chiuso con migliaia di vittime. Nel 2010, secondo il governo di Kabul, il paese ha toccato un alto livello di vittime nonostante la presenza delle truppe dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (Nato) con più di 6.000 incidenti causati da attentati suicidi e bombe tra i civili. Anche il Comitato internazionale della Croce rossa (Icrc) ha lamentato la crescita degli sfollati, l'aumento delle vittime civili e le condizioni sanitarie critiche in cui versa la popolazione civile confermando che intere aree del Paese, anche nel Nord, sono inaccessibili all'azione umanitaria. Ventinove organizzazioni umanitarie afgane e internazionali hanno inoltre sottoscritto un documento, elaborato da Oxfam, in cui si sottolineano le difficoltà nella protezione dei civili afgani. Secondo il dossier (Nowhere to Turn) gli aerei americani hanno sganciato tra bombe e missili 2100 ordigni solo tra giugno e settembre, con un incremento di circa il 50% rispetto al 2009 e con un aumento dell'11% delle vittime civili rispetto all'anno precedente.



Repubblica Democratica del Congo

Reclutamenti forzati

L’organizzazione non governativa americana ‘Human rights watch’ (Hrw), sulla base di testimonianze raccolte nell’area, riferisce che sono almeno un migliaio i giovani forzatamente reclutati dallo scorso settembre da vari gruppi armati attivi nell’est del paese. Secondo la ricerca tra le persone ‘reclutate’ ci sono almeno 261 minori catturati e costretti a seguire un ciclo di addestramento per l’uso di armi. “Gruppi armati in questa zona del paese stanno radunando giovani dalle scuole, dalle abitazioni e dai campi per costringerli a combattere” ha detto Anneke Van Woudenberg, ricercatrice di Hrw. “Il governo congolese – ha aggiunto – dovrebbe urgentemente intervenire e processare i colpevoli”. Fonti locali sottolineano come il fenomeno sia ricorrente nella regione, ricchissima di risorse naturali che diventano obiettivo di gruppi armati anche extra-congolesi.



Kenya

Buste di plastica

Il governo keniano ha annunciato il divieto di fabbricazione o d'importazione delle buste di plastica, che, a causa della leggerezza che facilita la loro dispersione fino a centinaia di chilometri di distanza nuocciono gravemente all'ambiente. A partire dal mese di marzo, secondo una direttiva annunciata dall'Autorità nazionale di gestione dell'ambiente (Nema) le borse di plastica di meno di 60 micron di spessore (0,06 millimetri) saranno vietate. Il direttore generale del Nema, Ayub Macharia ha spiegato ai giornalisti durante una conferenza stampa: "diciamo ai keniani che abbiamo bisogno di questi cambiamenti. Quando Dio ha creato il mondo, ha deciso che solo le piante avrebbero dato fiori, e quando i nostri paesaggi sono inondati da fiori artificiali di tutti i colori a causa della nostra cattiva gestione dei sacchetti di plastica, ciò diventa un problema". Già nel 2007 si era tentato di affrontare il problema proibendo la fabbricazione e l'importazione di borse di plastica di uno spessore inferiore a 30 micron (0,03 mm) ma l'iniziativa era fallita - ha ricordato Macharia - che si è detto tuttavia fiducioso del successo di questo nuovo tentativo. Nella Comunità degli stati dell'Africa dell'Est, solo il Ruanda ha proibito nel 2008 l'uso delle borse di plastica, sostituita generalmente da sacchetti di carta.



Mauritania

Arrestati attivisti antischiavitù

Sei attivisti antischiavisti di Initiative pour la résurgence du mouvement abolitioniste (Ira), organizzazione mauritana che da tempo combatte le pratiche di schiavismo diffuse nel paese, sono stati arrestati e rinchiusi nel carcere di Nouakchott e subiranno un processo. I militanti manifestavano vicino la stazione di polizia per il presunto caso di due bambine, di 9 e 11 anni, ridotte in schiavitù. Secondo le autorità, durante la protesta, gli attivisti, che sostengono di essersi limitati ad esprimere il proprio dissenso, hanno attaccato le forze di polizia. Secondo la legge mauritana la schiavitù è un crimine, ma nei fatti, tale pratica è molto diffusa nel paese. L'organizzazione non governativa SOS Enclaves riferisce che nel 2009 quasi un quinto dell'intera popolazione nazionale era in condizione di schiavitù. In base alla norma vigente, i possessori di schiavi devono essere puniti con 10 anni di detenzione, una pena pecuniaria dai 2.000 ai 4.000 dollari e un risarcimento per le vittime. Ma fin da quando è stata promulgata la legge, ancora nessuno è stato condannato per questo crimine. "Non esistono misure effettive attraverso cui gli schiavi possono rivendicare i propri diritti", ha riferito il segretario generale dell'Ira, Boubacar Ould Mohammed. Spesso questi crimini sono classificati, dalle forze di sicurezza, come semplici dispute fra il datore di lavoro e il lavoratore. Gli stessi agenti e funzionari hanno spesso persone alla loro mercé.



#foto5sx# Brasile

Commissione per la verità

La Ministra per i diritti Umani, María do Rosario, appena entrata in carica ha annunciato che solleciterà l'istituzione di una Commissione di verità con l'obiettivo di chiarire le circostanze degli omicidi e delle sparizioni avvenuti durante la dittatura militare del 1964-1985. L'iniziativa era già stata proposta durante il passato governo di Lula ma fino ad ora non ha ancora trovato una sua concretizzazione. Do Rosario ha affermato che "è necessario che lo stato brasiliano ritrovi la sua dignità in relazione alle morti e ai desaparecidos durante la dittatura – e riprendendo un'affermazione della Presidente Dilma Rousseff ha affermato che – non si tratta di vendetta”. La Ministra considera infatti che la creazione della Commissione è una maniera di rispondere alle denunce del popolo brasiliano e alle sollecitazioni che dall'estero sono venute sul tema. Al riguardo ha ricordato che la Corte Interamericana di Diritti Umani è intervenuta sul tema spronando il Brasile ad intervenire rispetto alla situazione dei desaparecidos di Araguaia che combatterono la dittatura nella zona dell'Amazzonia. Malgrado l'assassinio di 470 persone non si è mai giunti ad un giudizio e e i responsabili di quei crimini sono stati protetti da una amnistia, imposta nel 1979. Nel dicembre del 2009 gli alti comandi militari brasiliani hanno minacciato le dimissioni nel caso in cui il governo avesse messo in marcia un progetto di investigazione per le violazioni dei diritti umani.



(31 gennaio 2011)



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