Notizie - Svizzera, maternità / Medio Oriente, bilancio delle vittime / USA, Tumori / India, mariti picchiati / Indonesia, licenziate / Gran Bretagna / Afghanistan / Russia
Angelucci Nadia Lunedi, 18/01/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2010
Svizzera
Congedo di maternità di 18 settimane
Le donne dell'Unione sindacale svizzera (USS) riunite in congresso a Berna hanno adottato alcune risoluzioni sulla conciliazione tra lavoro e famiglia in un manifesto. Tra le richieste un congedo maternità di 18 settimane pagato al 100% e un congedo paternità. La suddivisione dei compiti fra uomini e donne è ancora molto diversa - affermano - e la crisi ha aumentato ulteriormente la pressione sulle condizioni precarie di lavoro che riguardano soprattutto le donne. La sezione femminile dell'USS chiede quindi di rivalorizzare le professioni tipicamente femminili e di riconoscere maggiormente il valore del lavoro non remunerato. Chi si occupa di bambini o di famigliari deve avere diritto a brevi assenze e a un congedo. Deve inoltre essere estesa l'offerta di asili e altre strutture per l'accoglienza extrafamigliare dei bambini.
Medio Oriente
ONG pacifista fa un bilancio sulle vittime
È di quasi 8.900 morti il bilancio delle vittime dei conflitti e delle violenze sul fronte israelo-palestinese dal 1989 a oggi. La stima è di B'Tselem, un'organizzazione non governativa israeliana impegnata per la pace e il rispetto dei diritti umani che nel mese di novembre ha compiuto 20 anni. In occasione di tale anniversario l'organizzazione ha diffuso una nota secondo la quale il conflitto tra i due paesi ha causato la morte di 8.881 persone. Una cifra che comprende 7.398 palestinesi, inclusi 1.537 minorenni, e 1.483 israeliani, tra cui 139 minorenni. La statistica parte dai morti della prima intifada (la rivolta condotta nei Territori palestinesi fino al 1993) e comprende l'ultima offensiva militare israeliana su larga scala (l'operazione 'Piombo Fuso’, compiuta nella Striscia di Gaza in risposta ai lanci di razzi dei radicali islamici di Hamas nell'inverno scorso) durante la quale, secondo l'ONG, in tre settimane furono uccisi 1.387 palestinesi (320 ragazzi e 111 donne). Dal conto generale non sono esclusi i morti degli attentati terroristici - kamikaze e non - compiuti negli anni passati da varie sigle palestinesi in Israele. Tra i dati da segnalare, quello sull'anno meno sanguinoso dell'ultimo ventennio, che risulta essere stato il 1999 (segnato infatti da sforzi intensi nel processo di pace) su entrambi i fronti, con 'appena’ 8 palestinesi e 4 israeliani uccisi. Ma anche quelli sulle stagioni nere: il 2002 per Israele (420 morti, 269 civili); e il 2009 per i palestinesi, con oltre 1.000 morti (incluse le vittime dell'operazione 'Piombo Fuso').
USA
Tumori: nuove linee guida su pap test
Secondo l'American College of Obstetricians and Gynecologists, un'organizzazione no profit che si occupa di salute delle donne, i Pap test andrebbero fatti meno spesso e cominciati più tardi. Le nuove linee guida suggeriscono che il Pap test, che dagli anni Quaranta viene considerato lo strumento più efficace per la diagnosi precoce dei tumori all'utero, non va fatto prima dei 21 anni e che comunque lo screening annuale è eccessivo. Le donne sotto i 30 anni dovrebbero ricevere il test ogni due anni, non annualmente, mentre per quelle sopra i 30 anni lo screening dovrebbe avvenire a ritmo triennale. Le nuove norme non si applicano alle donne ad alto rischio di cancro all'utero e, tuttavia, le raccomandazioni hanno suscitato critiche e polemiche.
India
Mariti indiani picchiati dalle mogli chiedono tutela
Un gruppo di mariti, stanchi delle continue angherie subite dalle loro consorti tra le mura domestiche si sono riuniti e, vestiti con gli abiti tradizionali indiani, hanno partecipato ad una marcia a Lucknow, nello stato dell'Uttar Pradesh. I mariti chiedono al governo parità di diritti e in particolare l'emendamento della legge che protegge le donne dagli abusi dei mariti. "Molte volte abbiamo chiesto che questa legge venisse cambiata rendendola applicabile anche agli uomini - ha detto Indu Pandey, presidente della All India Welfare Committee for men - ma non abbiamo mai avuto risposta".
Indonesia
Licenziate infermiere che rifiutano divisa non islamica
Tre infermiere di religione islamica si sono rifiutate di indossare le uniformi dell'ospedale perchè non conformi ai principi dell'Islam. È quanto è accaduto all'ospedale RS Mitra Internasional di Giakarta che, dopo vari avvertimenti, ha deciso di licenziare le tre donne. La vicenda ha suscitato molte polemiche in Indonesia, un paese laico, ma che ospita la comunità musulmana più grande al mondo. Il grido di battaglia di Sutiyem, Wiwin Winarsih e Sudarti - "Tra lavoro e fede, scegliamo la fede" - è stato fatto proprio da partiti e organizzazioni islamiche. Le pagine di 'Republika’, quotidiano di ispirazione islamica radicale, hanno dato voce ai sostenitori delle tre infermiere, tra cui membri del partito Partai Keadilan Sejahtera, la più grande formazione islamica del paese, che fa parte della coalizione di governo, e del gruppo del Front Pambela Islam, attivo soprattutto a Giakarta. L'avvocato delle tre, Lutfie, ha detto che le trattative con l'ospedale continuano. Il responsabile dell'ufficio del personale ha assicurato che le infermiere sono le benvenute se vogliono tornare, ma "che non sarà permesso loro di indossare il velo", né di portare divise che coprano l'intero braccio, come da loro richiesto. Per gli osservatori, la vicenda del Mitra Internasional è parte del lento processo di islamizzazione della sfera pubblica indonesiana, paese dove l'85 % dei 240 milioni di abitanti è musulmano. Gli esperti asseriscono che, seppure il peso dei partiti filo-islamici in parlamento e governo abbia subito battute di arresto negli ultimi anni, l'Islam è sempre più visibile nella vita degli indonesiani, soprattutto nei centri urbani. In uno studio recente, Greg Fealy, esperto di Indonesia, ha sostenuto la tesi di un crescente peso sociale e culturale dell'Islam in Indonesia nelle ultime decadi. "Il numero di moschee e la grandezza delle congregazioni sono aumentate di molto, così come è aumentata la popolarità del vestiario islamico e dell'uso di simboli e linguaggio islamico in televisione", ha detto nello studio 'Consuming Islam: commodified religion and aspirational pietism in contemporary Indonesia'.
Gran Bretagna
La tutela delle donne peserà nelle gare d'appalto
Si chiama Legge sull'eguaglianza e prevede una clausola inedita: le aziende che concorrono agli appalti pubblici in Gran Bretagna dovranno dimostrare di aver praticato e promosso trattamenti paritari per donne e minoranze al loro interno. Chi non rispetta questi criteri potrebbe essere escluso dalle gare, un affare da 200 miliardi di sterline all'anno in tutto il Regno Unito. La legge, voluta dal vice presidente dei laburisti, Harriet Harman, è stata inclusa nel programma di governo dei prossimi mesi. La norma, che verrà presentata a breve ai Comuni, vuole promuovere l'eguaglianza per le donne e per gli appartenenti a razze e religioni minoritarie. Secondo i giornali conservatori, ma anche per la Camera di commercio britannica, la regola sarà troppo pesante per le piccole aziende, che potranno così trovarsi escluse dalla possibilità di concorrere agli appalti pubblici. La legge prevede anche che le grandi aziende (oltre 250 impiegati) realizzino indagini interne per verificare eventuali disparità di trattamento tra uomini e donne (chi non realizza tali ricerche entro il 2013 verrà obbligato per legge); al tempo stesso consentirà ai datori di lavoro di favorire donne e persone non bianche, a parità di qualifiche.
Afghanistan
Secondo l'UNICEF è il posto peggiore al mondo per nascere
Otto anni dopo la cacciata dei talebani dal potere in Afghanistan, lo stato asiatico rimane il posto più pericoloso al mondo per nascere, in particolare per le bambine. Lo rivela il Rapporto Annuale dell'Unicef, l'agenzia dell'Onu per l'infanzia, 'State of the World's Children'. L'Afghanistan secondo il rapporto ha il più alto tasso di mortalità infantile al mondo (257 morti su 1.000 nati vivi) e il 70% della popolazione non ha accesso all'acqua potabile. Mentre i ribelli talebani rafforzano la loro presenza nel paese, la crescente insicurezza rende difficile eseguire le vaccinazioni contro la poliomelite e il morbillo. Circa il 43% del paese soffre, per le agenzie internazionali di aiuti, per motivi di sicurezza.
Russia
99° posto nel mondo per le donne in politica
Un monitoraggio sulla presenza delle donne nella politica delle diverse nazioni ha rivelato che la Russia si classifica solo al 99° posto - su 115 paesi totali - una posizione ancor più bassa di quella ricoperta da repubbliche quali Nicaragua e Sudafrica. Secondo il quotidiano Novie Izvestia, che ne dà notizia citando un recente forum mondiale economico, tutti gli appelli lanciati fino ad oggi per aumentare il numero delle donne negli organi di rappresentanza non sono stati presi in considerazione dall'amministrazione federale. Attualmente infatti, alla Duma nazionale ci sono solo 62 donne su 450 deputati e nella Duma di Mosca sono solo cinque su 35. Per quanto riguarda le assemblee regionali poi, in esse la percentuale delle donne non supera il 10%. I ministri donna sono solo tre su 17 e nella lista dei governatori regionali l'unica eccezione a una vera e propria egemonia maschile è rappresentata dalla governatrice di San Pietroburgo, Valentina Matvienko, grande amica del premier russo Vladimir Putin.
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