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Brevi dal Mondo

Brevi dal Mondo

Notizie - Somalia e Egitto: velo / Usa e Argentina: aborto / Messico: taxi rosa / Turchia: discriminazione / Medio Oriente: in bici per la pace...

Angelucci Nadia Giovedi, 05/11/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2009

Somalia: imposizione del velo a Bardere

Lo sceicco Mòallin Mohumed Osmàil, leader dell'amministrazione islamica di Bardere, nella provincia di Gedo, ha annunciato attraverso la radio locale 'Shabellè che “le donne che verranno trovate in strada senza il velo islamico saranno arrestate”. Secondo l'esponente dei Giovani Mujahidin, infatti, sarebbe scaduto l'ultimatum lanciato a fine settembre dai miliziani islamici alle donne della città, che saranno costrette a uniformarsi ai dettami della sharia coprendo corpo e capelli. Fino a poco tempo fa molte donne della zona di Bardere non indossavano il velo e, nelle ultime settimane, molte si sono rifiutate di sottomettersi a questa misura. Per questo motivo i miliziani islamici hanno deciso di usare le maniere forti organizzando squadre punitive che gireranno per la città alla ricerca delle donne senza velo per punirle e arrestarle.



Egitto: espulse 100 studentesse con velo integrale dall’università

Ricorda vagamente, anche se non in modo così estremo, la trama di ‘Neve’, del Premio Nobel Orhan Pamuk, in cui delle studentesse universitarie cui viene impedito di indossare il velo in aula si uccidono per difendere i loro ideali contro le imposizioni dello Stato laico, la vicenda che sta accadendo nella città universitaria di El Cairo. Il giornale arabo al-Hayat, infatti, ha riferito che circa un centinaio di studentesse sono state espulse dall’Università di al-Azhar, in Egitto, perché indossavano il niqab, velo integrale che copre la testa e anche il volto. A partire dai primi di ottobre, infatti, è entrato in vigore un provvedimento proposto dallo sceicco di al-Azhar, Muhammad Tantawi, che vieta l'uso del velo integrale all'interno dell'università, delle residenze universitarie e delle scuole legate all'ateneo islamico. Le studentesse che usano il niqab hanno deciso di dare battaglia a Tantawi, che nel corso di una conferenza aveva definito ‘lontano dall'Islam’ l'uso del velo integrale, organizzando manifestazioni in difesa del niqab e chiedendo al presidente egiziano Hosni Mubarak che Tantawi sia deposto dal suo incarico nell'ateneo. La tv satellitare al-Arabiya ha riferito che, per evitare proteste più forti, l'università ha disposto che, al posto delle guardie, siano alcune donne addette al controllo e all'identificazione di quelle studentesse che si rifiutano di togliere il velo integrale.



Usa: in Oklahoma online i dati di chi abortisce

Una legge recentemente varata in Oklahoma obbliga le donne che abortiscono a pubblicare su Internet numerosi dati personali. Il fatto ha ovviamente scatenato numerose polemiche perché viene ritenuto un tentativo per dissuadere le donne dalla interruzione della gravidanza. La legge, che scatterà il primo novembre, chiede infatti ai medici di passare al Dipartimento della Salute una serie di dati personali delle donne che abortiscono: data dell'intervento, contea, età e razza, anni di studio, numero di gravidanze precedenti, stato coniugale. I dati sono quelli che le stesse donne forniscono al Dipartimento della Salute dell'Oklahoma attraverso un formulario obbligatorio per coloro che vogliono interrompere la gravidanza. In teoria le generalità sarebbero anonime perché su Internet non viene identificata la persona che ha abortito ma servirebbero solo a compilare statistiche generali. Alcuni gruppi pro-scelta hanno avviato una azione legale per bloccare l’applicazione della legge sottolineando che in comunità piccole le informazioni del questionario destinate a finire online sono sufficienti a identificare la donna che ha dovuto abortire. Questi gruppi sostengono che la legge mira solo a dissuadere le donne dall'abortire annullando il loro diritto alla privacy e violando quindi la Costituzione dell'Oklahoma.



Messico: taxi rosa a Puebla

Un anno fa, a Città del Messico, furono inaugurati autobus di linea riservati alle sole donne con lo scopo di evitare molestie a bordo. I primi di ottobre, a Puebla città del Messico centrale e prima località latinoamericana a vantare un servizio di questo tipo, hanno iniziato a circolare 35 taxi rosa shocking guidati da un'autista donna, rivolti esclusivamente a un pubblico femminile. I taxi vengono seguiti e monitorati costantemente da una centrale attraverso il satellite e al loro interno è presente uno speciale allarme da attivare in caso di emergenza. La città di Puebla ha investito circa mezzo milione di dollari nel progetto, che ha già funzionato a New York, Londra e Dubai. I 'Pink Taxi’ di Puebla rivelano il bisogno di maggiore sicurezza per le donne, frequente bersaglio di violenze in Messico: si pensi al fenomeno dei ‘femminicidi’ di Ciudad Juarez e alle violenze domestiche. Il quotidiano 'Milenio’ denuncia che in almeno 14 stati messicani un marito che uccide la moglie o la compagna per una ‘questione d'onore’ può sfuggire al carcere o comunque rischia una pena ridotta. Nei codici penali di 14 stati, infatti, sono ancora in vigore vecchie norme sull'infedeltà coniugale che ridimensionano la pena in nome dell'onore. In particolare, negli stati di Campeche, Tamaulipas e Michoacán, questi omicidi vengono puniti con pene modeste che vanno dai tre giorni ai tre anni in carcere.

 

Turchia: ancora molta discriminazione

Il quotidiano turco Radikal, citando i dati forniti dall'ultimo Rapporto sugli indici di sviluppo della società realizzato dal Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), afferma che nonostante l'aumento del benessere socio-economico registrato in Turchia negli ultimi anni, il ruolo della donna nella società non ha assunto ancora la giusta dimensione ma al contrario è ulteriormente peggiorato. Il rapporto Gem (Misure per la valorizzazione dei generi) dell'Undp che registra le misure adottate nel 2009 per valorizzare le donne, mostra che la Turchia occupa il 101° posto su 109 paesi osservati offrendo l'immagine di un Paese che ha ancora molta strada da percorrere verso la piena integrazione della donna. Nella classifica riguardante gli indici di sviluppo della società nel 2009 la Turchia ha perso tre posizioni classificandosi al 79° posto su 182 paesi mentre nell'indice di povertà occupa la 40° posizione su 135 nazioni e nella classifica riguardante il tasso di mortalità sotto i 40 anni si posiziona al 50° posto e al 77° nell'indice di alfabetizzazione.



Medio Oriente: in bici per la pace

Circa 200 donne dilettanti provenienti da paesi arabi, europei e asiatici sono partite in bicicletta da Tripoli, nel nord del Libano, alla volta dei Territori palestinesi, seconda tappa di un 'Giro della pace in Medio Oriente’ che le porterà tra l'altro anche in Siria e in Giordania. L'evento, organizzato ogni anno dal 2004 dal movimento internazionale 'Donne per la pace’, ha preso il via da Beirut. Le partecipanti indossano tutte il casco da ciclista ma alcune non hanno saputo rinunciare alla keffiah, il foulard portato soprattutto dai palestinesi. “Partecipo ogni anno a questa manifestazione, è utile e civile per capire meglio quanto accade nella regione” ha dichiarato Marta Sara, una tedesca di 65 anni. “È positivo che molte straniere potranno essere testimoni dirette delle sofferenze del mio popolo”, ha affermato Darine Ghaid, una ragazza che vive a Ramallah, in Cisgiordania.



Argentina: numero verde per informare sull’aborto

Una rete di movimenti femministi, GLTTB, di diritti umani e di sinistra ha creato in Argentina una linea telefonica pubblica e gratuita per informare sull’aborto sicuro con misoprostol. Il progetto fa parte di un lavoro regionale condiviso con altre organizzazioni di Ecuador e Cile.

Verónica Marzano, attivista del gruppo ‘Lesbiche e femministe per la decriminalizzazione dell’aborto’, gruppo che gestirà la linea telefonica ha spiegato che “si tratta di dare informazioni di salute pubblica, perché emanate dall’OMS e raccomandate a tutti i paesi. Ciò che noi facciamo è democratizzare quest’informazione, metterne a conoscenza le donne che non hanno accesso a internet o all’università, che non vivono vicino a grandi città”. In un paese dove si realizzano 500.000 aborti all’anno e una donna muore ogni tre giorni per aver effettuato un aborto insicuro perché clandestino, “la legalizzazione si impone per una questione di uguaglianza, di giustizia sociale e di accesso alla salute”, ha affermato Marzano, sottolineando anche che le chiamate al nuovo numero telefonico arrivano da vari punti del territorio nazionale. “L’aborto è una pratica medica semplice, di basso rischio nei paesi dove è legale, e ciò che provoca le morti e le lesioni è la sua clandestinizzazione”, ha concluso.

 





(5 novembre 2009)



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