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Brevi dal mondo

Brevi dal mondo

Notizie - USA, Donna generale a 4 stelle / AFGHANISTAN, Studentesse sfregiate dai taleban / MADAGASCAR, Atti di nascita gratuiti / MESSICO, Minacce di morte alle attiviste di Ciudad Juarez / MONDO, 51 milioni di spose-bambine / URUGUAY, Vasquez mette il v

Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2009

USA
Donna generale a 4 stelle

Nella storia delle Forze armate americane per la prima volta una donna e' stata promossa al rango di generale a quattro stelle. Si tratta di Ann E. Dunwoody, di 55 anni: paracadutista in Arabia Saudita durante la prima guerra del Golfo del 1991 e figlia di militari, vanta una carriera militare lunga 33 anni. Avrà alle sue dipendenze oltre 56mila uomini tra soldati e civili impegnati sia in patria sia all'estero a fornire supporto logistico e tecnologico alle missioni delle forze armate americane. "Non mi sarei mai aspettata di raggiungere un traguardo di questo genere, che segna una data a suo modo storica - ha detto - Trentatre anni dopo aver prestato giuramento come sottotenente in seconda, devo ammettere che non era così che pensavo si sarebbe sviluppata la mia vita.” Ann Dunwoody ha anche confessato di non essersi resa conto fino in fondo dell'importanza storica della sua promozione "fino a quando non sono cominciate ad arrivarmi valanghe di lettere di donne e di uomini che si dicevano orgogliose per me, e che dicevano che da oggi il futuro delle loro figlie e' migliore". Nell'esercito americano ci sono 21 donne con il grado di generale. La prima fu Anna Mae Hays, promossa generale nel 1970, a una stella dell'Army Nurse Corps, i corpi degli infermieri militari.

AFGHANISTAN
Studentesse sfregiate dai taleban

Mentre si recavano a scuola, il liceo femminile Mirwais Nika di Kandahar, un gruppo di ragazze sono state aggredite da alcuni uomini in motocicletta che le hanno avvicinate, gli hanno sollevato il velo e gli hanno spruzzato in volto dell’acido. La ‘colpa’ di queste giovani sarebbe, secondo i fondamentalisti, il frequentare la scuola. Sono circa 10 le ragazze che hanno subito le conseguenze di questo attacco e tra loro una delle più colpite è Shamsia che, oltre ad avere il volto deturpato dall’acido, ha riportato seri problemi all’occhio. Malgrado la grave aggressione la giovane ha dichiarato: "Ai miei nemici lancio questo messaggio: anche se ci riprovassero altre 100 volte, io continuerò i miei studi. Sto studiando per costruire il mio Paese". Tutte le ragazze sono state ricoverate nell’ospedale militare di Kabul, lontano dal luogo in cui è avvenuto il fatto.

MADAGASCAR
Atti di nascita gratuiti

L’associazione malgascia Bel Avenir ha attuato un’iniziativa che permetterà a 1947 bambini provenienti da famiglie povere e disagiate del comune di Belalanda di andare a scuola. Il progetto consiste nell’aiutare le famiglie ad avere copia dell’atto di nascita dei propri figli. Molti dei problemi relativi alla scolarizzazione dei bambini, in questa zona, infatti, secondo il direttore dell’Associazione José Luis Guirao dipende da problemi burocratici e dalla mancata registrazione dei bambini all’anagrafe al momento della nascita. Questo ha come conseguenza, prosegue Guirao che “quando i bambini raggiungono l’età scolare le famiglie povere non sono in grado di affrontare i costi per “mettere in regola” i figli.” Dopo i bambini del villaggio di Belalanda, i prossimi a ricevere i loro atti di nascita saranno quelli di Ankilimalinika. Il direttore dell’Associazione ha dichiarato infatti che l’obiettivo è quello di “offrire gratuitamente atti di nascita per 30.000 bambini tra quest’anno e il prossimo”.

MESSICO
Minacce di morte alle attiviste di Ciudad Juarez

María Luisa García Andrade e Marisela Ortiz Rivera hanno cominciato a ricevere minacce di morte dopo la prima proiezione del documentario sugli omicidi delle donne a Ciudad Juarez, nello stato di Chihuahua, Bajo Juárez: La ciudad devorando a sus hijas. Nel film infatti appaiono Lilia Alejandra García Andrade, sorella assassinata di María Luisa García Andrade, e quest’ultima con Marisela Ortiz; le due donne sono presentate come attiviste dell’associazione Nuestras Hijas de Regreso a Casa (NHRC). Secondo il racconto di testimoni, il 30 ottobre un’automobile con vetri oscurati si è fermata davanti all’abitazione della Andrade e un uomo, dopo aver rotto un vetro, ha gettato all’interno un foglio con minacce di morte per lei e per il figlio. Qualche giorno dopo i fatti si sono ripetuti presso la casa della Ortiz. Le due donne hanno presentato una denuncia al tribunale Speciale per i Delitti di violenza contro le donne e per la Tratta delle persone.
Non è la prima volta che le attiviste di NHRC ricevono delle minacce e malgrado la gravità delle intimidazioni ricevute, non hanno, fino ad ora, ricevuto la protezione necessaria ma sono state tutelate solo dagli agenti della polizia federale. Nonostante la Commissione Interamericana dei Diritti umani abbia ordinato al governo messicano di proteggere le due donne fino a questo momento non è stata messa in atto nessuna misura da parte del Tribunale Generale e della Polizia Statale.

MONDO
51 milioni di spose-bambine

Il rapporto 2008 sullo Stato della popolazione nel mondo del Fondo dell'Onu per la Popolazione, presentato a Roma a cura dell'Associazione Donne per lo sviluppo ed intitolato "Punti di convergenza: cultura, genere, diritti umani" si concentra quest’anno sui fattori culturali e su come essi incidano nella violazione dei diritti umani, compresi quelli di genere. Tra i dati più emblematici quello delle adolescenti madri, ogni anno 14 milioni, il 90% nei paesi in via di sviluppo e quello dei matrimoni precoci: si stima che siano 51 milioni le adolescenti o bambine già sposate. Questa pratica espone bambine e ragazze a rischi di sfruttamento, malattie e povertà. Anche se i matrimoni precoci sono in calo, si stima che nei prossimi 10 anni, 100 milioni di ragazze si sposeranno prima di compiere 18 anni. L’UNFPA sollecita dunque azioni di 'politica culturale' in grado di incidere in maniera globale.

URUGUAY
Vasquez mette il veto alla Legge sull’aborto

E’ stato impossibile far entrare in vigore in Uruguay la legge che sancisce la depenalizzazione dell’aborto nelle prime 12 settimane di gravidanza. Da 4 anni, ancora prima della vittoria del Frente Amplio e del conseguente insediamento del governo di Tabarè Vasquez, il progetto di legge era stato presentato e aveva iniziato il suo iter parlamentare. Tra il 5 e l’11 novembre scorso il cammino della Legge di Salute Sessuale e Riproduttiva aveva trovato la sua conclusione con l’approvazione alla Camera per un solo voto (49 a 48 – vedi ‘noidonne’ dicembre 2008) e al Senato con 17 voti su 30. Il percorso della norma che, in caso di approvazione, avrebbe portato l’Uruguay ad essere il primo paese sudamericano (ad eccezione di Cuba e Portorico) ad avere una legge di regolamentazione dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza, si era mostrato sin dall’inizio irto di ostacoli ed impedimenti; a partire dalla posizione del Presidente che aveva sempre affermato di voler esercitare il suo diritto di veto sul provvedimento, per arrivare, nei giorni di discussione finale in Parlamento, alle esternazioni della Chiesa cattolica che, per bocca del Monsignor Nicolás Cotugno, arcivescovo di Montevideo, aveva minacciato di scomunica i parlamentari che avessero votato la legge. E quando la legge è stata effettivamente votata dai due rami del Parlamento la reazione del Presidente Tabarè Vasquez non si è fatta attendere: aveva 10 giorni per pronunciarsi e in sole 24 ore l’ha rispedita in Parlamento ponendo il suo potere di veto sugli articoli decisivi. Con manifestazioni di protesta che hanno attraversato il paese, in maggioranza favorevole alla legge, si è aperto uno scontro istituzionale tra il Presidente e il Parlamento che ha deciso di convocare le Camere riunite che con 3/5 dei voti avrebbero potuto superare il veto presidenziale. Il 20 novembre si è consumato l’ultimo atto della triste vicenda: per 11 voti l’Assemblea Generale non è riuscita a riconfermare la legge. Rimarrà quindi in vigore una legge del 1938 che consente l’aborto solo in caso di stupro o rischio di vita per la madre e prevede negli altri casi pene detentive da 3 a 6 anni. Secondo le statistiche ufficiali le interruzioni di gravidanza in Uruguay sono 33 mila all'anno; in realtà l’aborto è praticato clandestinamente in più del doppio dei casi.

Fonti: RAINEWS 24, MISNA, Adital, IPS

(20 gennaio 2009)

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