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Brevi dal Mondo

Brevi dal Mondo

Notizie - Nepal, Mali, Kuwait, Iran, Colombia... la selezione di notizie a cura di 'noidonne'

Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2008

KUWAIT
Fuori dal Parlamento
Delle ventisette candidate alle ultime elezioni in Kuwait neanche una è riuscita a conquistare un seggio in Parlamento mentre aumenta la presenza degli esponenti integralisti. L'Alleanza Islamica Salafista, blocco più conservatore e sostenitore di un Islam ortodosso, ha ottenuto quindici seggi su cinquanta arrivando a raddoppiare il risultato delle precedenti elezioni. Anche il gruppo sunnita ha ottenuto ventuno rappresentanti, mentre i Fratelli musulmani scendono da sei a tre deputati. Sette seggi ai liberali, quattro ai nazionalisti, entrambi in calo. Gli sciiti avranno cinque deputati, tutti radicali. Due di loro sono ancora sotto inchiesta, perché ritenuti vicini a Hezbollah Kuwait, organizzazione clandestina che s'ispira al movimento sciita libanese.
Come nel 2006, quando le donne hanno potuto votare per la prima volta, nessuna di loro è stata eletta nonostante più della metà degli aventi diritto al voto fossero donne e lo stesso primo ministro del Kuwait, Nasser al-Ahmad al-Sabah, avesse esortato a votarle, puntando all'elezione di almeno una candidata di sesso femminile come simbolo di progresso per tutto il Paese. Niente da fare, anche se Asil al-Awadi ha sfiorato l'impresa, restando fuori dal Parlamento per un pugno di voti.

NEPAL
Un nuovo corso anche per le donne
Negli ultimi dieci mesi, il governo ad interim nepalese nato con l’accordo di pace del 2006 con l’inclusione dell’ex ribellione maoista, ha varato numerosi provvedimenti in favore delle donne, dei dalit e delle minoranze etniche. Tra i più significativi la legge sulla cittadinanza, che permette anche alle madri di registrare i figli all’anagrafe. Fino a poco tempo fa solo i patri e i fratelli potevano farlo con la conseguenza che le femmine non venivano registrate, poiché recarsi all’anagrafe significava lasciare le montagne o i campi per un viaggio verso il primo grande centro abitato, uno sforzo che si faceva solo per i maschi, lasciando migliaia di donne senza cittadinanza e diritti. Anu Prasai coordinatrice del progetto Sharma della Fondazione Pangea ha sottolineato la sua “soddisfazione di aver visto la partecipazione di così tante donne, un terzo dell’Assemblea Costituente, in un momento fondamentale della storia del paese”. Prasai, che guida un programma di istruzione e microcredito destinato alle donne nelle zone rurali, sottolinea che “la nuova normativa non risolve la discriminazione femminile ma è un passo avanti” e aggiunge che è stato importante “introdurre nell’Assemblea costituente una quota del 33% di donne, scelte tra i partiti in proporzione ai voti. Un meccanismo simile si vuole conservare anche nel prossimo Parlamento e ciò aiuterà le donne a esercitare concretamente il loro potere. Anche se ci si impegnava in politica, infatti, era raro che le donne fossero candidate o sostenute dai partiti”. Simili quote sono state approvate anche per i dalit, (fuori casta), che sono stati il 9% dell’Aula, e per le minoranze etniche. Non è chiaro, ancora, come questi sistemi saranno incorporati ora nella prossima legge elettorale; il metodo più probabilmente sembra sia l’obbligo per i partiti di introdurre un 33% di candidature femminili nelle liste e altre percentuali per dalit e minoranze.

IRAN
Pari diritti negli indennizzi per incidente automobilistico
Alireza Jamshidi, portavoce della magistratura di Teheran, ha confermato che il Parlamento iraniano si sta apprestando ad approvare una legge che stabilisce che, nel risarcimento dei danni per incidenti automobilistici, un uomo e una donna avranno lo stesso peso davanti alla legge.
Per entrare in vigore la nuova norma dovrà passare il vaglio del Consiglio dei Guardiani dominato dai conservatori, poco inclini a riforme in senso progressista e l'esito dell'iter burocratico della norma non è affatto scontato. Il Consiglio dei Guardiani ha il compito di vigilare sulla 'islamicità' delle leggi votate dal Parlamento e possono bloccare le norme che ritengono non islamicamente corrette. La misura, però, dovrebbe passare in virtù di un precetto di giustizia, in quanto uomini e donne pagano le stesse somme per le polizze assicurative.

MALI
In carovana per la pace
“La miglior vendetta è amare, perdonando chi vi ha fatto soffrire”: si rivolgono ai ribelli che da settimane hanno ripreso il confronto con le forze armate nel nord del paese le esponenti del ‘Movimento nazionale delle donne per la salvaguardia della pace e dell’unità nazionale’ (Mnfpun) che, insieme con altre organizzazioni femminili, hanno deciso di avviare un’iniziativa di sensibilizzazione per la pace nella regione settentrionale di Kidal. “Noi, donne del Mali, non ci riconosciamo in questo modo di rivendicare, perché non si può garantire lo sviluppo nell’odio e la violenza” ha detto Mariam Djibrilla, presidente dello Mnfpun, riferendosi alla rivolta di Ibrahim ag Bahanga, il ribelle tuareg che ha ripreso una lotta molto criticata dagli altri esponenti della sua stessa comunità. La campagna di sensibilizzazione vuole mobilitare le donne al consolidamento della pace attraverso un lavoro sul terreno, per far comprendere l’orrore della guerra. Le partecipanti hanno scritto messaggi affissi su un grande striscione che farà il giro del paese con una carovana della pace; è prevista anche una tappa presso le basi dei ribelli nella regione di Kidal.

COLOMBIA
Donne ed emigrazione
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e l’Istituto Internazionale di Ricerca delle Nazioni Unite per la Promozione della Donna ( INSTRAW) hanno divulgato i risultati di uno studio sul flusso migratorio colombiano verso la Spagna nel quale risulta evidente che il fenomeno sta assumendo sempre più connotati femminili. Nel 2005 3,3 milioni di colombiani viveva fuori dal paese e di essi il 23% in Spagna. Dei 4000 milioni di dollari di rimesse che arrivano in Colombia il 54% sono inviati da donne. Lo studio sottolinea che l’invio di denaro per una donna presuppone uno sforzo maggiore rispetto ad un uomo, dovuto al fatto che i salari femminili sono sensibilmente inferiori. La ricerca conclude che se si continuerà a portare avanti una visione puramente economicista e cieca rispetto alla prospettiva di genere si correrà il rischio di strumentalizzare le donne migranti, di rinforzare la distribuzione disuguale dei carichi familiari e rafforzare un sistema socioeconomico che genera le disuguaglianze strutturali che promuovono l’emigrazione.

AFRICA
I diritti delle donne migliorano l’economia
L’incarico che si è dato l‘Africa Gender Parity Group, nuovo strumento del Forum economico mondiale presentato alla XVIII riunione dell’organizzazione a Cape Town e quello di trovare la maniera per combattere l’ineguaglianza di genere e migliorare l’accesso delle donne nell’economia africana. Del gruppo fanno parte 40 influenti donne e uomini africani, scelti dal mondo della politica, dell’economia, della cultura, dei media e della società civile. “Le donne rappresentano una parte importante delle economie africane e potrebbero contribuire ancora di più allo sviluppo con un maggior riconoscimento dei loro diritti fondamentali”, ha detto Saadia Zahidi, responsabile del Women leaders programme del Forum economico mondiale ed ora anche direttrice del nuovo gruppo. Nella sua prima riunione il gruppo ha indicato tre priorità: un maggiore impegno dei governi nel finanziare la scuola con particolare riferimento alla scolarizzazione femminile; migliorare le normative anti discriminazione, in particolare nell'area del diritto di proprietà, e verificare la loro applicazione; svolgere un'indagine conoscitiva generale su quali programmi hanno ottenuto i risultati migliori per ridurre le ineguaglianze e trasferire queste esperienze in altri paesi del continente. Del gruppo fanno parte anche la vicepresidente del Sudafrica Phumzile Mlambo-Ngcuka, la governatrice della banca centrale del Botswana Linah K. Mohohlo, Amadou Mahtar Ba, Presidente del ‘All Africa Global Media’, Ndi Okereke-Onyiuke direttrice generale della Borsa della Nigeria e Nyasha P. Zhou, direttore esecutivo delle ‘PG Industries’ in Zimbabwe.

Fonti: Adital, Misna, Peacereporter


(29 luglio 2008)

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