Login Registrati
Brevi dal mondo

Brevi dal mondo

Notizie - Selezione di notizie a cura di noidonne: dal Messico all'Asia, dall'Iraq all'Uruguay...

Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008

MESSICO
Assassinata la Comandante della Polizia di Ciudad Juarez

Berenice García, Comandante della Polizia e responsabile del Dipartimento che si occupa dei delitti a sfondo sessuale contro le donne, è stata uccisa, la sera del cinque maggio, mentre rientrava a casa. Contro di lei sono stati sparati 60 colpi con fucili AK-47. Aveva 32 anni e da dieci lavorava nella Polizia. Ciudad Juarez, tristemente nota per i crimini di femminicidio (300 donne uccise e 300 scomparse dal 1993) è una zona di frontiera con gli Stati Uniti dove è in corso una guerra tra bande di narcotrafficanti per il controllo del territorio. Dall’inizio dell’anno, nell’area, sono stati uccisi 14 agenti di polizia malgrado il governo abbia inviato, da marzo, 2 500 militari per cercare di fermare la violenza.

ASIA
L’aumento dei prezzi grava sulle donne

La Commissione per le Donne Asiatiche, una Organizzazione Non Governativa, ha lanciato una campagna per aumentare il salario femminile alla quale hanno aderito associazioni di donne di 14 paesi asiatici, tra i quali Bangladesh, Cambogia, Indonesia, Nepal, Sri Lanka e Tailandia. Con l’aumento dei prezzi del riso, del petrolio, e quindi dei trasporti, le lavoratrici stanno vivendo una situazione di vulnerabilità e sono costrette ad assumere carichi lavorativi più forti e a cercare una doppia attività nel settore informale che implica molte ore aggiuntive di lavoro. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) le lavoratrici asiatiche rappresentano il 38,7% (circa 730 milioni di donne) della popolazione attiva (circa 1900 milioni di persone) della regione dell’Asia del Pacifico; il 65% di queste lavora nel settore informale che è il più fragile, senza un reddito regolare e senza benefici sociali.

BRASILE
Assolto il mandante dell’omicidio di Suor Dorothy Stang

Rayfran das Neves Sales, reo confesso dell’omicidio di suor Dorothy Stang, è stato condannato a 28 anni di carcere. Vitalmiro Moura, detto ‘Bida’, mandante dell’omicidio della missionaria americana è stato invece assolto dai magistrati di Belem (cinque voti contro due). Moura, indicato in precedenti processi dall’esecutore dell’omicidio come il suo mandante (sarebbe stato lui a fornire a Neves Sales l’arma con la quale sparò a suor Stang) e già condannato a 30 anni di carcere, è stato assolto dato che nel nuovo processo il reo-confesso ha ritrattato le precedenti versioni, scagionando completamente il proprietario terriero e sostenendo di aver agito per contro proprio perché ‘si sentiva minacciato dalla suora’. Sembrerebbe che Neves Sales abbia discolpato Mouro dato che il proprietario terriero sta pagando i suoi avvocati. Suor Dorothy Stang, eliminata per il suo impegno al fianco dei contadini ‘senza terra’ e contro il saccheggio della selva amazzonica, è stata uccisa il 12 febbraio 2005 ad Anapu mentre si stava recando, insieme a un suo collaboratore, all’insediamento ‘Esperança’, dove dal 1999 lavorava a un ‘Progetto di sviluppo sostenibile’ per consentire a 400 famiglie di contadini indios, meticci e immigrati di vivere in un’area di 1400 chilometri quadrati nel rispetto della natura grazie ad un’agricoltura a bassa intensità e ai prodotti della foresta.
La assoluzione del mandante dell’omicidio ha provocato una forte reazione di condanna da parte della Confederazione Nazionale dei vescovi Brasiliani e di circa 20 organizzazioni che lavorano per la difesa dei diritti umani in Brasile. Per la Confederazione questo fatto non fa che aumentare la preoccupazione per la vita di tutti coloro che sono stati minacciati di morte, più di 300 persone. Secondo la Pastorale della Terra (CPT), in 40 anni, 800 lavoratori, dirigenti sindacali e del movimento dei Sem Terra, religiosi, attivisti per i diritti umani sono stati assassinati nello stato del Parà. Quasi tutti i crimini sono stati commessi da killer al servizio di latifondisti e industriali del legno; appena sei mandanti sono stati giudicati e condannati e nessuno di loro ha scontato la pena. La CPT ha realizzato un’attività di monitoraggio secondo la quale il 73,19% dei casi di assassinio avvenuto nelle zone rurali non è nemmeno investigato dalle autorità, l’8,11% delle attività investigative non si conclude e solo nel 18,68% dei crimini arriva a celebrarsi un processo. La maggioranza dei dibattimenti però cade in prescrizione per i lunghissimi tempi di svolgimento.

AFRICA
Carovita: meno bambini a scuola

In Africa il settore dell’istruzione rischia di subire ripercussioni negative per la crisi alimentare mondiale: Koichiro Matsuura, direttore generale dell’Organizzazione dell’Onu per l’educazione la scienza e la cultura (Unesco) ha lanciato questo l’allarme durante la biennale dell’Associazione per lo sviluppo dell’educazione in Africa che si è tenuta a Maputo (Mozambico). Secondo Matsuura, la scarsità di prodotti alimentari potrebbe portare a una riduzione del numero di alunni che vanno a scuola, privandoli del fondamentale diritto all’istruzione. La settimana passata era stata una portavoce del Fondo Onu per l’Infanzia (Unicef) a formulare un’identica preoccupazione, sottolineando che la riduzione del budget familiare costringerà alcuni genitori a ritirare i figli dalla scuola. Intanto dall’Uganda arriva la notizia che gli istituti secondari aumenteranno le loro rette a partire dal mese prossimo. Una circolare data alle alunne della scuola femminile di Nabisunsa indica che “come ovunque nel paese, il costo dell’elettricità, dell’acqua, del carburante e del cibo è cresciuto in maniera anomala. Diventa difficile affrontare le spese di gestione”. Molte scuole private, scrive la stampa locale, alzeranno le tasse di circa 18.000 shilling, ovvero sette euro, e gli istituti che ancora non hanno adottato tale provvedimento hanno scritto al ministero dell’Educazione per poter ottenere l’autorizzazione a farlo.

IRAQ
Bassora: uccisa dal padre a 17 anni

Rand Abdel-Qader una giovane irachena di 17 anni che lavorava come volontaria in un centro d'aiuto per persone traumatizzate dalla guerra è stata uccisa dal proprio padre perché stava frequentando un giovane soldato britannico di stanza in Iraq. I due ragazzi si erano conosciuti proprio nel centro in cui lavorava Rand; gli unici incontri fra i due sono avvenuti in pubblico, ma è proprio questo ad averla condannata a morte: parlare e addirittura sorridere a un uomo e per di più cristiano davanti agli occhi della gente è stato considerato un peccato imperdonabile dal padre, che l'ha ferocemente uccisa. Avvertito da un conoscente che aveva visto i due giovani parlare e ridere assieme l’uomo l'ha soffocata, calpestata e pugnalata. E dopo l’esecuzione, ha gridato ai vicini accorsi che doveva farlo, "per pulire il mio onore". Gli zii della ragazza hanno persino sputato sul cadavere. Il padre di Rand per questo omicidio non finirà in carcere: i giudici infatti hanno sancito che si è trattato di un 'delitto d'onore' e quindi non punibile. Rand, considerata impura, non ha avuto diritto neanche ad un funerale.

URUGUAY
Le uruguayane si riuniscono ogni mese contro la violenza domestica

Da aprile, tutti i primi giovedì del mese, le donne uruguayane si riuniscono davanti alla sede del Comune di Montevideo per manifestare contro la violenza domestica, nell’ambito della campagna ‘I diritti umani sono vigenti anche in casa’. La manifestazione, convocata dal Collettivo delle Donne uruguayane e Amnesty International vuole richiamare l’attenzione su un problema che, nella Repubblica Orientale dell’Uruguay, si stima sia causa di morte per una donna ogni 9 giorni. Nel primo semestre dell’anno passato il numero di denunce di aggressioni ha subito un aumento del 20% in relazione all’anno precedente. Tra gennaio e settembre del 2006 sono stati denunciati 5.038 casi di violenza contro le donne, una media giornaliera di 19 donne.
Secondo i dati di Amnesty International e del Dipartimento di dati, statistiche e analisi del Ministero dell’Interno, dal 2000 al 2006 l’86% delle vittime di violenza domestica erano donne. Di queste il 33% ha tra i 18 e i 29 anni e il 44% tra 30 e 49 anni. Nello stesso periodo le vittime di violenza sessuale sono state donne per l’81% e uomini, minori di età, per il 19%. La situazione è così grave che l’anno passato le denunce per questi casi hanno superato quelle per furto. Le autorità del paese attribuiscono l’aumento delle denunce al miglioramento delle condizioni di assistenza per le vittime.

Fonti, IPS, Adital, Peace Reporter

(11 giugno 2008)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®