Notizie - Dal Pakistan al Perù, selezione di notizie al femminile a cura di 'noidonne'
Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
PAKISTAN
INDAGINE ONU SU UCCISIONE BHUTTO
Il parlamento pachistano, all’unanimità, ha chiesto al governo ancora in carica del presidente Pervez Musharraf di compiere i passi necessari presso le Nazioni Unite per dare vita ad una commissione d’inchiesta internazionale sulla morte di Benazir Bhutto, l’ex-primo ministro rimasta uccisa durante un comizio politico a Rawalpindi, il 27 dicembre scorso, poco dopo il suo ritorno dall’esilio. I parlamentari, per la maggior parte oppositori al generale Musharraf, hanno votato a favore del testo proposto dal Ministro della Giustizia Farooq Naek. Il partito della Bhutto, Partito del popolo pachistano, aveva già chiesto al Capo del governo un’indagine dell’Onu ma Musharraf aveva rifiutato. Gli esperti inglesi di Scotland Yard, chiamati a collaborare con la polizia pachistana, hanno concluso che l’esponente dell’opposizione è morta dopo aver battuto violentemente la testa in seguito all’esplosione che ha colpito la vettura su cui viaggiava e non perché raggiunta da colpi d’arma da fuoco. Almeno quattro presunti militanti islamici sono stati arrestati in relazione alla sua morte.
PERU’
INCONTRO DELLE INDIGENE DEL CONTINENTE AMERICANO
Dal 13 al 16 aprile si è tenuto a Lima, in Perù, l’incontro regionale delle donne indigene del continente americano coordinato dall’Alleanza Continentale della regione Sudamericana e il Foro Internazionale delle Donne indigene. Le rappresentanti, più di 200, hanno analizzato e discusso temi relazionati alla globalizzazione, cercando di promuovere lo scambio di esperienze e la costruzione di alleanze strategiche tra le associazioni, il movimento femminista e gli organismi di cooperazione internazionale. Due gli assi principali della discussione: da un parte il rapporto con la globalizzazione e dall’altra quello con i diritti umani. Il primo tema ha introdotto argomenti legati al territorio e le risorse naturali, alla proprietà intellettuale e alle conoscenze tradizionali, alla comunicazione e alla tecnologia e ai processi di pace nel mondo. Il secondo ha analizzato il razzismo e la discriminazione, la salute sessuale e riproduttiva, la cultura di genere e la violenza, l’educazione e l’economia.
Tutti i dibattiti hanno avuto come base di discussione i documenti già elaborati in occasione del Primo Congresso delle Donne Indigene ad Oaxaca nel 2002, del quarto Incontro Continentale delle Donne Indigene di Lima del 2004 e le Raccomandazioni del Foro Permanente sui Temi Indigeni dell’ONU.
Le varie rappresentanti sono arrivate dalle differenti parti del continente ed hanno portato con sé la storia e le richieste dei Popoli ai quali appartengono. Tra le partecipanti di spicco: Rebeca Adamson, nativa nordamericana cherokee, già designata in varie occasioni come Donna dell’Anno per il suo impegno per la Promozione dello scambio tra le comunità indiane e gli Stati Uniti; Karmen Ramírez Boscán, colombiana, Segretaria Generale del municipio di Wayuú, minacciata di morte per aver denunciato la violenza dei gruppi armati alle popolazioni native; Mirna Cunningham, nicaraguense, medico chirurgo, nominata dall’Organizzazione Panamericana della Salute come ‘Eroina della Salute Pubblica delle Americhe’; Mona A. Polacca, leader spiritual della tribù Hopi-Tewa/ Hayasupai, dell’Arizona, che lavora per la pace nel mondo e per l’ambiente. E poi le parlamentari peruviane Juana Huancahuari, Maria Sumire, Hilaria Supa, che hanno avuto la possibilità di condividere i propri successi e le proprie sfide con le congressiste giunte dal Messico, dall’Ecuador, dal Guatemala, dalla Colombia, dal Nicaragua, dal Venezuela, da Panamá, dall’Honduras, dal Canada, dal Brasile, dall’Argentina, dall’Uruguay e dagli Stati Uniti.
L’incontro, oltre alle discussioni e agli incontri citati, si è distinto per una grande attenzione alla pratiche e alle tradizioni proprie di ogni popolo rappresentato e ai dibattiti si sono alternati rituali di saluto e ringraziamento alle divinità tutelari delle varie etnie.
KENIA
QUOTE ROSA NEL NUOVO GOVERNO
Dopo il conflitto degli ultimi mesi il dato più nuovo e interessante del nuovo governo di coalizione annunciato il 14 aprile a Nairobi è la consistente presenza femminile. In seguito ad un incontro di circa otto ore svoltosi a quattro occhi tra il presidente Emilio Mwai Kibaky e il suo ex-avversario Raila Odinga, in un ritiro presidenziale sulle pendici del Monte Kenya, è stato infatti varato un nuovo esecutivo che registra la presenza di 7 donne. Sono infatti quattro le rappresentanti femminili del Party of National Unity di Kibaki e tre dell’ex-opposizione dal movimento Odm e dai suoi alleati a detenere incarichi ministeriali; in più almeno altre sei donne hanno incarichi di sottosegretariato. E’ la più ampia partecipazione di donne mai registrata in un governo keniano, sia pur in un esecutivo con un numero di incarichi senza precedenti, una quarantina. Alle file del Party of National Unitydi Kibaki appartengono Martha Karua, già ministra per gli Affari costituzionali ma ora anche responsabile della ‘Coesione nazionale’; un incarico di enorme peso, anche se non è riuscita a ottenere, come alcuni speravano e prevedevano, il ruolo di vice-primo ministro; Naomi Shabani, già nominata a gennaio in un esecutivo di soli 17 ministri costituito da Kibaki e ora riversato quasi interamente nel nuovo governo, ha conservato il ministero per i Programmi speciali; Esther Murugi Mathenge ha il dicastero per gli Affari di genere e dell’infanzia; Beth Mugo, già con incarichi di sottosegretariato, è ora ministra della Sanità. Provengono dall’altro schieramento Charity Ngilu, che ha il dicastero competente per le Risorse idriche; Hellen Jepkemoi Sambili a cui è toccato il portafoglio per la Gioventù e lo Sport; Sally Kosgei, ministra per l’Istruzione superiore, la scienza e la tecnologia.
CILE
NO ALLA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Il Tribunale Costituzionale cileno ha accolto, a maggioranza, l’appello presentato da un gruppo di 36 deputati di destra per proibire la distribuzione gratuita della ‘pillola del giorno dopo’ nei centri di salute pubblica.
Il ricorso era stato presentato nel marzo del 2007 a seguito dell’approvazione delle Norme Nazionali di Regolazione della Fertilità, promulgate dal governo di Michelle Bachelet nel settembre 2006. Tale normativa prevedeva, tra l’altro, che i consultori pubblici prescrivessero e consegnassero gratuitamente anticoncezionali tradizionali e di emergenza a tutte le donne a partire dai 14 anni, senza autorizzazione dei genitori per queste ultime. Prima di questa disposizione gli anticoncezionali di emergenza si vendevano solo nelle farmacie e venivano distribuiti nei centri di salute pubblica solo nei casi di violenza. Natalia Flores, rappresentante dell’Osservatorio su Genere e Equità ha sottolineato che il messaggio dato dal tribunale Costituzionale a tutti i cileni è che “ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B” e che mentre “le donne povere non avranno la possibilità di accedere alla pillola del giorno dopo, quelle ricche potranno recarsi dal medico, farsi prescrivere una ricetta e acquistare il prodotto presso una farmacia”. Anche Amnesty International ha divulgato un appello nel quale chiede al Tribunale di rivedere la sentenza giacché “lo Stato cileno ha il dovere di rispettare e proteggere i diritti sessuali e riproduttivi di tutte le persone assicurando l’accesso ai servizi e all’informazione sulla salute”.
AFRICA
OIM E W MIDA PER LE AFRICANE IMMIGRATE
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), in collaborazione con la Cooperazione Italiana, ha attivato W Mida - Migrant Women for Development in Africa. Si tratta di un programma dedicato alle donne provenienti dall'Africa Occidentale e residenti in Italia, che desiderano investire nel proprio Paese di origine per creare piccole e medie imprese e sostenere lo sviluppo socio-economico attraverso progetti sociali o investimenti produttivi e la promozione di partenariati tra le comunità di origine e di accoglienza della diaspora africana. Il lancio di W MIDA prevede la selezione e il cofinanziamento in un'ottica di co-sviluppo di circa 15 progetti di donne migranti che seguiranno corsi di formazione sulla gestione d'impresa e usufruiranno di misure di accompagnamento. Il programma segue il successo di MIDA Italia (Migration for Development in Africa), dedicato in particolare alla diaspora ghanese e senegalese in Italia, che ha dimostrato come il fenomeno della migrazione possa rappresentare un'opportunità di crescita sia per il paese di accoglienza sia per quello di origine.
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