Notizie - La selezione di notizie al femminile di 'noidonne': dal Brasile al Pakistan, dall'India al Sud Africa.
Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008
Brevi dal mondo di Nadia Angelucci
BRASILE
Donne di Via Campesina in lotta contro una diga
Lo scorso 10 marzo circa mille attiviste di Via Campesina, un movimento internazionale di contadini e contadine, piccoli e medi produttori, donne, indigeni senza terra e lavoratori agricoli, hanno bloccato un treno di proprietà dell’impresa mineraria VALE, nel tratto che passa nei dintorni della città di Resplendor, nello stato di Minas Gerais. La protesta ha fatto parte della Giornata Nazionale di Lotta delle donne di Via Campesina per denunciare il modello produttivo brasiliano che, secondo il movimento, privilegia un’agricoltura fondata sulla monocultura e sulle grandi piantagioni a scapito di quella di tipo familiare. In particolare le donne hanno chiesto che venisse aperto un dialogo con l’impresa che sta costruendo la diga di Aimorés insieme alla Compagnia Energetica di Minas Gerais. Secondo le manifestanti l’edificazione della chiusa sta danneggiando più di mille famiglie delle regioni di Minas Gerais e Espírito Santo, che saranno costrette a trasferirsi e si ritroveranno senza un luogo in cui vivere e senza un indennizzo. La realizzazione della diga inoltre, secondo quanto denunciato dal Movimento Sem Terra, ha reso impraticabile il sistema fognario della città e ha provocato l’inondazione di duemila ettari di terreno.
INDIA
Aborto selettivo
In India il rapporto tra popolazione maschile e femminile è sempre più squilibrato: nel 2001, ogni mille uomini vi erano solo 927 donne, contro una media mondiale di 1050 e, in alcune regioni, il numero di donne è ancora più basso, al di sotto di 800. Nel 2007 si è registrata una media quotidiana di duemila aborti selettivi di feti di sesso femminile e, secondo il giornale medico britannico Lancet, negli ultimi 20 anni più di 10 milioni di bambine sono state uccise, prima o subito dopo la nascita. La legge contro l'aborto selettivo, in vigore dal 1994, e la norma che vieta i test per determinare il sesso del nascituro sono in realtà aggirati e, in 12 anni, solo un medico è stato condannato per aver praticato illegalmente un aborto.
Renuka Chowdhary, Ministra per lo Sviluppo delle Donne e dei Bambini, ha lanciato un programma per sostenere la nascita e la crescita delle bambine: 'trasferimento condizionato di contanti per bambine con copertura assicurativa', che contempla la cessione di una somma di 3000 dollari per le famiglie povere che decideranno di mettere al mondo figlie femmine. Il progetto della Ministra ha due obiettivi fondamentali: l’eliminazione degli aborti selettivi e il miglioramento dell’educazione delle bambine. Chowdhury ha dichiarato: "Il programma costringerà le famiglie a vedere una figlia come un vantaggio e non come un peso dal momento che, fin dalla nascita, la bambina porterà un'entrata monetaria". Il programma prevede una serie di trasferimenti in denaro che verranno versati alla famiglia dalla nascita ai 18 anni. Un primo importo viene donato al momento della nascita, poi, spiega il ministro, "se la famiglia provvederà a vaccinare adeguatamente la figlia, riceverà altro denaro" e "quando i genitori iscriveranno la figlia a scuola, e se le permetteranno di proseguire gli studi, riceveranno un'ulteriore somma". L'incentivo cesserà quando la ragazza avrà raggiunto i 18 anni ma, se questa avrà completato la propria istruzione e non si sarà ancora sposata, la famiglia riceverà un ulteriore bonus di 2.500 dollari. Non tutti però pensano che questo programma possa sortire degli effetti. Bajayalaxmi Nanda, attivista indiana per i diritti delle donne, ha sottolineato che gli incentivi sono diretti alle famiglie più povere, mentre "la pratica dell'aborto selettivo è particolarmente diffusa tra coloro che sono al di sopra della soglia di povertà; sono gli abitanti delle città, la classe media e i ricchi a farlo". Ttutto ciò deriverebbe dalla cultura indiana che tende a vedere il maschio come dominante nella società oltre che all’impossibilità delle donne di ereditare terre e proprietà. I suoi sostenitori affermano che per fermare questo fenomeno le politiche del governo dovrebbero essere assai più forti e dirette ad un cambiamento culturale.
ARABIA SAUDITA
8 marzo alla guida
Wajiha Huwaidar, una delle attiviste femministe più risolute del regno di Riyadh, in occasione della festa della donna ha messo su YouTube un video che la ritrae al volante in una strada di campagna. Guidare è una di quelle cose proibite alle donne saudite insieme a viaggiare sole, comparire davanti ad un giudice, presentarsi in pubblico sole, votare e vestire come preferiscono dovendo coprirsi dalla testa ai piedi con l'abaya, il tipico abito nero.
Al divieto legale di guidare una macchina si è aggiunta nel 1991 una fatwa. Nel 1990 infatti, 47 attiviste del movimento femminista avevano guidato per le strade della capitale ed erano state arrestate e punite, mentre agli uomini che ne erano giuridicamente responsabili (mariti, padri, fratelli…) toccò un’ammonizione. Lo scorso settembre Huwaidar ha presentato una petizione di 1.100 firme al re Abdullah, affinché abolisca il divieto di mettersi al volante per le donne. Dopo la presentazione della richiesta, uno dei più importanti esperti religiosi sauditi ha riconosciuto che non c'è una motivazione religiosa dietro al divieto di guidare.
KUWAIT
Blocco Crescita per rendere effettivo il diritto al voto
E’ stato presentato in Kuwait il blocco Crescita, un progetto di tre donne, guidate da Khuala al-Atiqi, che si ripromette di lavorare per rendere effettiva la piena partecipazione delle donne ai processi elettorali. ''I voti delle donne in Kuwait rappresentano il 58% del totale ma il paese è uno di quelli con la più bassa rappresentanza in parlamento e le donne pur essendo istruite e spesso molto ricche sono ben lontane dall’ottenere equità in politica. Dal 2005 è stata introdotta nel paese una norma che permette alle donne di votare, ma fino a questo momento non è stata pienamente rispettata dato che il potere legislativo e quello esecutivo non sembrano avere particolare interesse nell’accelerare questo cambiamento. La piattaforma crescita, che si propone di lavorare in rete con le donne, entro il 2009 si trasformerà in un vero e proprio partito.
PAKISTAN
Rapporto sulle violenze contro le donne
Secondo il Rapporto annuale sulle violenze contro le donne, compilato dalla Commissione nazionale per lo sviluppo dei diritti umani nel corso del 2007, in Pakistan si è verificato un esponenziale aumento delle violenze. Sono cresciuti gli omicidi, gli stupri, i rapimenti e persino roghi di donne considerate “poco islamiche” o infedeli.
Al primo posto, per la prima volta nei 9 anni in cui la Commissione ha redatto il Rapporto, salgono gli omicidi: 901 casi, di cui 747 compiuti da familiari della vittima. Di questi omicidi, la polizia ha accettato di aprire le inchieste soltanto in 600 casi, ha arrestato 122 persone, ma solo 30 sono state condannate. Al secondo posto si collocano i rapimenti: 688 casi denunciati, 49 arresti. Il rapimento è una pratica consueta nel paese, dove giovani maschi di tribù ricche si sentono autorizzati a rapire e sposare con la forza le donne di altre tribù ritenute socialmente inferiori. In questi casi, denuncia il Rapporto, “impressiona l’apatia delle forze dell’ordine”. A seguire vengono i suicidi – 500 casi – e gli stupri, 457 casi e 295 interventi della polizia. I familiari sono ritenuti colpevoli di violenza sessuale in almeno 293 episodi. Impressionante l’ultima voce: il rogo delle donne, infedeli o “poco musulmane”, si è verificato in 100 casi, soltanto 3 dei quali si sono conclusi con un arresto.
SUDAFRICA
Donne in piazza a Johannesburg per difendere la minigonna
Dopo l’ultimo episodio di abuso ai danni di una giovane donna, Nwabisa Ngcukana, che è stata insultata e aggredita nella stazione dei taxi perché "vestita in maniera indecente", centinaia di donne sudafricane hanno manifestato il proprio sdegno nella principale stazione dei taxi di Johannesburg, protestando per gli innumerevoli episodi di molestia subiti dalle ragazze in minigonna da parte dei tassisti. Le manifestanti, tutte in minigonna, hanno urlato slogan e mostrato striscioni con su scritto "Noi amiamo le nostre minigonne" e "Non siamo segnali stradali, dovete rispettarci". Ngcukana è stata aggredita da tassisti e venditori ambulanti, che le hanno strappato di dosso i vestiti per "darle una lezione". La donna ha raccontato che una folla di oltre 100 persone osservava senza intervenire mentre gli altri "mi strappavano i vestiti e mi mettevano le mani nelle parti intime. Pensavo mi avrebbero stuprato". Un portavoce dell'Associazione dei tassisti, Boy-boy Mogorosi, ha sottolineato la necessità di una maggiore formazione del personale nel trattamento dei clienti. Le ultime statistiche rivelano come in Sudafrica le violenze contro le donne stiano raggiungendo dei limiti intollerabili: quasi 23.000 donne sono state stuprate nei sei mesi precedenti alla fine del settembre scorso.
Fonti: Peace Report, Adital, Radio Mundo Real, Asia News, Alice/Apcom.
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