Notizie - Dal Burundi alla Russia selezione di notizie al femminile a cura di 'noidonne'
Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008
BURUNDI
Uccisa una cooperante francese di ACF
Agnes Bury, 31 anni, psicologa dell’Ong Azione contro la fame (Acf), è stata uccisa il 31 dicembre durante un attacco contro il veicolo che la trasportava insieme ad altre quattro cooperanti a Ruyigi, 170 chilometri a est dalla capitale, Bujumbura. Una commissione speciale d’indagine è stata costituita e quattro persone sono state fermate per essere interrogate. Dall’inizio è stata scartata dalla polizia l’ipotesi di una rapina finita male, visto che niente è stato rubato sul luogo del delitto. Agnes Bury stava coordinando un programma di nutrizione e prevenzione del virus HIV che consisteva nel prestare appoggio psicologico a madri sieropositive nell’ambito del rischio di trasmissione del virus ai propri figli. Si occupava delle donne durante la gravidanza e il puerperio, fasi durante le quali le trasmissione dell’AIDS sono molte alte; lavorava con le famiglie e con la comunità sul tema dell’accettazione della malattia.
INDIA
Famiglie poco numerose e preferenza per i maschi
Secondo uno studio condotto in cinque distretti del Nord e Nord-est dell’India dall’Organizzazione Non Governativa Action Aid, in collaborazione con l'International Development Research Center, sempre più persone scelgono di avere una famiglia poco numerosa e di non avere figlie femmine per prevenire i problemi relativi alla divisione dei beni, alle doti, che pesano in maniera molto forte sulle famiglie delle giovani spose, e alle spese scolastiche. Questa situazione ha ulteriormente peggiorato la già compromessa distribuzione della popolazione secondo il sesso; nel Punjab, ad esempio, nel 2005 si registrava la presenza di 527 ragazze ogni 1000 ragazzi. La ricerca ha anche rilevato che l’aborto selettivo dei feti femminili è praticato ancora usando prevalentemente i metodi tradizionali ma con un sensibile incremento di ricorso alle tecnologie più moderne per la determinazione e la selezione del sesso.
URUGUAY
Primo paese latinoamericano a legalizzare le unioni omosessuali
Dopo Olanda, Belgio, Spagna, Canada e Sudafrica, l’Uruguay è il sesto paese al mondo, e il primo in Sud America, a varare una norma, denominata ''Union concubinaria'', che riconosce le unioni tra persone dello stesso sesso. Un primato storico per tutta l’America Latina, dato che nel resto del continente le unioni tra cittadini dello stesso sesso erano state, fino a questo momento, solo introdotte a livello locale dai municipi di Città del Messico e Buenos Aires, in Argentina. La legislazione stabilisce che le persone che hanno convissuto più di cinque anni ininterrottamente, mantenendo una relazione affettiva e sessuale, hanno diritto al riconoscimento giuridico della loro unione e che, eventualmente, si possa anche sancire lo scioglimento dello stesso vincolo. La norma regola inoltre la congiunta amministrazione dei beni e stabilisce i diritti di successione e di reversibilità in caso di decesso. Allo stesso modo, i conviventi sono obbligati a contribuire alle spese del domicilio secondo le proprie possibilità economiche. Nel caso di conclusione del legame è previsto l’obbligo di aiuto reciproco per un periodo posteriore equivalente a quello della convivenza. L’istituto delle unioni civili, così come è stato varato, esclude però la possibilità di contrarre matrimonio e di adottare. La norma, approvata in Senato con 17 voti favorevoli e 7 contrari, attende adesso solo la ratifica del presidente Tabaré Vazquez, che appoggia l'iniziativa. Clara Fassler, coordinatrice dell'associazione 'Red, Genero y Familia' ha dichiarato che “Questa legge arriva dopo 15 anni di lotta per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto che finora non avevano nessun diritto. C'è ancora però una lacuna: la possibilità per le coppie omosessuali di sposarsi e adottare”.
INDIA
Fatwa contro l’inseminazione artificiale
L’influente scuola coranica di Dar-ul-Uloom a Deoband, nell’Uttar Pradesh, ha emanato una fatwa contro le donne musulmane che si sottopongono o intendono sottoporsi all’inseminazione artificiale e alle tecniche più moderne di fecondazione in vitro. L’ulema della scuola ha dichiarato che non è permesso ad una donna, il cui marito non è in grado di avere figli, ricorrere ad altri sistemi. Inoltre, sarebbe anche vietato il gesto della masturbazione ai fini di ottenere il seme per la fecondazione, come sostiene l'ulema: “Il bambino che nasce dopo questa pratica indegna, non è degno”. Una delle maggiori preoccupazioni sarebbe quella che la donna si dovrebbe spogliare davanti al medico per poter portare avanti queste pratiche. Le donne appartenenti al All India Muslim Women Personal Law Board, che si sono schierate apertamente contro questa fatwa, sostengono quindi che, se il ginecologo è femmina, la pratica dovrebbe essere autorizzata.
ZIMBABWE
Donne in lotta per uno spazio politico proprio
In vista delle elezioni politiche di marzo 2008, organizzazioni femminili e dirigenti politiche si stanno impegnando per cercare di elevare la partecipazione politica femminile. In questo paese dell’Africa australe le donne costituiscono il 52% della popolazione e sono appena il 19% nel Governo, il 17% nella Camera dei deputati e il 36,6% nel Senato. Le attiviste già il passato agosto avevano messo in atto, senza peraltro riuscire a raggiungere lo scopo, una serie di mobilitazioni per integrare una quota del 50% nelle liste dei candidati e per introdurre il sistema di rappresentanza proporzionale.
RUSSIA
Giornalista picchiata per le sue denuncie
La giornalista russa Natalia Petrova, le sue bambine, due gemelle di 10 anni, e i suoi genitori sono stati malmenati da tre uomini che si sono introdotti nella loro casa di Kazan, repubblica del Tatarstan. Durante l’irruzione i tre hanno terrorizzato l'anziana madre mentre il padre, Gennady Petrov, 87enne ex-colonnello dell'Armata Rossa, faceva scudo alla figlia con il suo corpo. Natalia è stata ammanettata e trascinata via dopo essere stata ridotta in uno stato di semi-incoscienza per le botte. Durante il pestaggio, a una delle sue bambine è stato rotto un dente. Petrova ha trascorso la notte in commissariato; al mattino è stata rilasciata ed è tornata a casa dove ha preso le sue bambine ed è fuggita via. Il padre della giornalista, che si è recato al commissariato di Kazan per chiedere spiegazioni, ha ricevuto, dal capo della polizia, tale Vyacheslav Prokofyev la seguente risposta: "Tua figlia ha parlato troppo. Adesso è ricercata, su di lei pende un mandato di arresto internazionale. Di lei possiamo fare ciò che vogliamo".
Petrova, 48 anni, ha seguito da vicino, come Anna Politkovskaya, la guerra in Cecenia, in Abkhazia, in Nagorno-Karabakh. Il suo lavoro di videogiornalista ha prodotto la realizzazione di tre documentari dal titolo: "Abkhazia mon amour", "I bambini del Karabakh" e "L'antica terra dei ceceni". L’ultimo, nel 1997, ha vinto il Grand Prix dell'Accademia cinematografica tedesca.
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