Scrive Roberto Saviano: "Mi vergogno delle reazioni di molti miei connazionali, delle loro parole, del loro livore, del loro odio. Se un Paese non è capace di stare accanto a due giovani donne volontarie, che hanno passato in condizioni di sequestro quasi sei mesi della loro vita, allora merita il buio in cui sta vivendo”. Non poteva esprimere con parole migliori il senso d’indignazione che potrebbe provare chiunque consideri la vita umana degna di rispetto. Si leggono e si devono ascoltare commenti indefinibili, arroganti sulle motivazioni che hanno mosso il volontariato di queste due giovani donne. Ciò che fa più male è sentire critiche spietate mosse da donne appartenenti a organizzazioni religiose. Potrei riferire di persone che si sono occupate spesso di volontariato senza appartenere a nessuna organizzazione e ospitate pure da Enti religiosi. Ad esempio, in Brasile, dopo un volontariato di tipo artistico con bambini poverissimi, a distanza di anni, alcuni di quei bambini erano diventati dei pittori e con i loro quadri riuscivano a sopravvivere! Che dire della speranza-opportunità concreta fornita ai giovanissimi outsider del mondo dall’idea di Claudio Abbado e Antonio Abreu? Avrebbero dovuto chiedere il permesso a qualche organizzazione per portare il loro messaggio di pace? Chi resta nel suo comodo guscio del paesello d’origine e con una mentalità invischiata d’oscurità, come accenna giustamente Saviano, non può nemmeno immaginare la gioia che si prova a essere umani nella Luce con altri esseri umani. L’aspetto più incivile delle critiche verso il volontariato è la velata allusione all’incapacità di vivere in "santa pace" a causa di frustrazioni personali… Chi si muove verso il Bene non ha bisogno di diplomi specializzati, né è necessariamente mosso da vuoti incolmabili. Pensiamo a Madre Teresa di Calcutta, e a tanti altri esempi, inizialmente anche contrastati dalle stesse Organizzazioni d’appartenenza. Non sempre le avanguardie sono riconosciute e non sempre un impulso sano si può immediatamente condividere con un gruppo organizzato. I gruppi nascono perché s’incontrano le persone con i loro ideali. In questo caso non c’è proprio niente da criticare, ma soltanto da chiedersi per quale motivo è sempre più frequente in noi, cosiddetti umani, la mancanza di empatia.
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