Russia - 13 milioni di mogli, fidanzate e sorelle ogni anno sono vittime di violenza domestica. Arriva in Parlamento il primo disegno di legge per tutelarle
Cristina Carpinelli Domenica, 24/11/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2013
Alcuni esperti legali e membri del parlamento russo (la Duma di Stato) hanno finalmente elaborato un disegno di legge che definisce esplicitamente i diritti delle vittime di abusi domestici e introduce nuove sanzioni per i trasgressori. Da tempo, in un Paese in cui il 40% delle donne è vittima di molestie verbali e una su cinque (il 20% delle donne) è pesantemente maltrattata dal marito, si attendeva una legge per combattere la violenza domestica. Il disegno di legge è stato presentato in giugno al Parlamento per la discussione da Salija Murzabaeva, uno dei legislatori promotori e componente del Comitato della Duma per la Tutela della salute. All’elaborazione del progetto di legge, insieme alla Murzabaeva, ha lavorato anche Marina Pisklakova-Parker, dirigente del centro “Anna” (sorto in Russia nel 1993) per la prevenzione della violenza domestica. “Abbiamo atteso questo disegno di legge per molto tempo”, ha riferito a “The Moscow News” la stessa Pisklakova-Parker.
Il disegno di legge stabilisce provvedimenti giudiziari (e non) per proteggere le vittime di violenza domestica dal ripetersi degli abusi e impedire che i responsabili possano cercare le loro vittime per molestarle nuovamente, di persona o per telefono. In più, il colpevole di un atto di violenza domestica potrà essere obbligato a occuparsi del mantenimento dei figli, a pagare le spese mediche e di affitto delle vittime, nonché a sottoporsi alla cura in caso di problemi relativi all’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti.
In Russia gli atti di violenza domestica non sono mai stati riconosciuti come reati veri e propri. I colpevoli di violenza domestica sono giudicati in base a una generica normativa. Con la conseguenza che essi spesso ricevono condanne inadeguate e, in alcuni casi, non vengono nemmeno perseguiti, poiché le loro azioni sono ritenute al di fuori della giurisdizione locale.
Uno degli obiettivi del disegno di legge è quello di rendere pubblico il perseguimento di questi crimini, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica. Anche se molti uomini continueranno a essere violenti, la possibilità di disporre prima o poi di una legge contro la violenza domestica rappresenta un chiaro segnale che l’abuso domestico non è più tollerabile. Molte donne non denunciano la violenza subita poiché non si prospetta loro un’alternativa reale di fuoriuscita dai rapporti violenti e per questo continuano a tollerare in silenzio. Nel 60-70% dei casi le vittime non chiedono aiuto. E addirittura il 97% di loro non cerca un sostegno legale. Paura, vergogna, dogmi sociali, rischio di ritorsioni sono i motivi alla base del silenzio. Tuttavia, cresce il numero di coloro che decidono di sporgere denuncia. Ogni anno, in Russia, 13 milioni di mogli, fidanzate e sorelle sono vittime di violenza. Una famiglia su quattro nasconde tra le mura di casa episodi di maltrattamento, ma sempre più donne, seppur in numeri ancora ridotti, stanno trovando il coraggio di denunciare i soprusi. Si tratta di persone di un’ampia fascia d’età (20-60 anni), che hanno un impiego e una certa posizione nella società.
Il 65% delle vittime preferisce rivolgersi ai centri anti-violenza, piuttosto che alle forze dell’ordine. Fra coloro che si rivolgono alle forze di polizia (circa il 12% delle vittime), solamente il 3% arriva a giudizio. Bassa è la fiducia verso le strutture dello Stato che sono spesso impreparate ad affrontare situazioni come queste. Da alcuni dati forniti dal Ministero degli Interni russo, nel registro della Polizia risultano segnalati poco più di 200mila casi di risse familiari, che tuttavia sono spesso classificati come semplici scaramucce domestiche. Inoltre, manca una legislazione che consenta agli organi competenti di intervenire subito e con efficacia. Irina Sokolova, vice presidente alla Duma della Commissione per la Famiglia, le donne e l’infanzia, considera debole la normativa vigente, ed è quindi convinta dell’assoluta necessità di una legge “ad hoc” che garantisca aiuto e protezione concreti da parte dello Stato alle vittime.
Ma quali sono le cause della violenza domestica? Per Marina Pisklakova-Parker “Le cause della violenza domestica sono di diversa natura. Spesso alla base della violenza ci sono infanzie difficili, durante le quali i minori hanno assistito loro stessi a maltrattamenti in famiglia. Quindi, essere violenti è un comportamento ai loro occhi tollerabile. Quasi normale. Bisognerebbe poi aprire una parentesi per affrontare gli aspetti patriarcali della nostra società”. Infatti, un’altra causa della violenza domestica “è lo squilibrio di genere e l’idea che le donne non abbiano pari diritti”. “Se ti picchia, vuol dire che ti ama”, si sente troppo spesso dire. In alternativa, vuol dire che la donna è colpevole, in qualche modo, di qualcosa. “Si tratta di un’idea ancora viva nel subconscio collettivo russo” - ha detto Marija Arbatova, scrittrice, psicoanalista e attivista per i diritti delle donne. Per la scrittrice Ljudmila Ulitskaja, nel Paese sono ancora forti le tradizioni orientali che non vedono la donna come un membro della società a tutti gli effetti. Certo, i vecchi cliché non funzionano più, ma la demagogica propaganda del regime di Putin sulla rinascita nazionale e la nostalgia di un passato glorioso non facilitano di certo il difficile cammino verso la parità di genere.
Entro l’autunno 2013, dovrebbe essere inoltrato alla Duma un documento sul “Controllo e la prevenzione delle violenze domestiche”. In tale documento si suggerisce la creazione di un registro delle vittime delle violenze domestiche e lo sviluppo di un network di centri di accoglienza ai quali possano rivolgersi le donne maltrattate. Sul territorio russo ci sono attualmente circa 30 centri di assistenza specializzati nel dare sostegno alle donne vittime di abusi tra le mura domestiche; un numero destinato a crescere con il progetto di legge che prevede lo stanziamento di un budget destinato a questi centri. In quest’opera di aiuto alle vittime è coinvolta anche la Chiesa ortodossa che ha in programma di aprire delle case rifugio a livello nazionale. “Ascoltare un prete dire che non si può picchiare la propria moglie sarà un messaggio forte”, ha osservato Marina Pisklakova-Parker. In Russia ci sono per ora 25 case rifugio che possono accogliere in totale solo 200 donne, su una popolazione di 142 milioni di abitanti. È evidente la grave insufficienza di questi centri, tenuto conto che ogni 40 minuti muore una donna uccisa dal proprio marito o compagno. Natalija Abubikirova, direttore esecutivo dell’Associazione russa dei “centri di crisi” per donne (centri anti-violenza) riferisce che “Il numero di donne che muoiono ogni anno per mano dei loro mariti o partner nella Federazione Russa è approssimativamente uguale al numero di tutti i soldati morti nei 10 anni di guerra dell’Unione Sovietica in Afghanistan”.
Alcuni dati sulla violenza domestica in Russia
(fonte: Ministero degli Interni russo)
Il 40% di tutte le offese capitali è consumato in famiglia;
I due terzi di tutti gli omicidi hanno luogo in famiglia;
26mila bambini, ogni anno, sono vittime di abusi da parte dei loro genitori;
2mila bambini e adolescenti, ogni anno, si suicidano per sfuggire alla violenza domestica, mentre 10mila bambini e adolescenti scappano da casa;
Ogni anno 36mila donne vengono picchiate dai loro mariti o compagni;
Ogni anno 14mila donne muoiono a causa delle percosse subite in famiglia;
Il 60-70% delle vittime non chiede aiuto;
Il 97% dei casi di violenza domestica non arriva in tribunale.
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