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Bologna / Simona Lembi su Kerry Kennedy per “Ladies for Human Rights” - di Giulia Rossi

Bologna / Simona Lembi su Kerry Kennedy per “Ladies for Human Rights” - di Giulia Rossi

Intervista a Simona Lembi, Presidente del Consiglio comunale di Bologna, sulla presenza di Kerry Kennedy a Bologna e sull'ospitalità della mostra “Ladies for Human Rights”

Venerdi, 03/04/2015 -
Intervista a Simona Lembi, Presidente del Consiglio comunale di Bologna, in occasione della presenza di Kerry Kennedy (settima figlia di Robert Kennedy, senatore americano ucciso in un attentato nel 1968 e fratello di JFK Presidente USA, ndr) a Bologna e sull'ospitalità della mostra “Ladies for Human Rights”.



Quest'anno il Comune di Bologna ha celebrato la Giornata Internazionale della Donna con una mostra e una serie di iniziative a partire da metà febbraio, un segnale per sottolineare che il messaggio andrebbe ribadito ogni giorno dell'anno e non solo l'8 marzo?

L'8 marzo è una data che evoca moltissimo e, occorre ribadirlo, non è una festa (anche se negli ultimi anni è sembrato prevalere un antipatico aspetto commerciale) per cui regalare fiori o invitare le donne a cena, ma è una giornata internazionale per ricordare le conquiste economiche, sociali, politiche, e soprattutto per evidenziare quanto ancora manchi per una effettiva parità, sollecitando ognuno (istituzioni internazionali, nazionali o singoli cittadini) a fare la propria parte.



Quanto è importante l'apporto delle donne nella difesa dei diritti umani?

C'è una stretta relazione tra diffusione dei diritti umani nel mondo e condizione femminile. La mia opinione è che la condizione femminile di un Paese sia, per molti aspetti, cartina di tornasole dell'accesso ai diritti da parte di tutti. La violenza contro le donne è, amaramente, una piaga diffusa in tutto il mondo, le disparità economiche evidenti ad occhio nudo, l'accesso all'istruzione per molte bambine nel mondo è ancora ostacolato anche da istituzioni che dovrebbero garantirlo.

L'apporto delle donne quindi è necessario per rompere l'omertà su questi fenomeni, ma attenzione, serve l'impegno di tutti.



Nella mostra che si è svolta a Palazzo d'Accursio sono celebrate 18 donne, quali tra queste a suo avviso sono le più attuali?

Difficile scegliere. Per me Aung San Suu Kyi rimane ancora unica. E' uno dei pochissimi leader dell'est asiatico che considera i diritti umani appartenenti agli uomini e alle donne fin dalla nascita e non frutto della cultura occidentale.

Maria Montessori è ancora oggi emblema per affermare la centralità dell'educazione e in particolare, dell'attenzione e della cura che ogni Paese deve all'infanzia.

Ilaria Alpi inoltre (la nuova Lady dell'edizione bolognese) rappresenta il volto migliore del giornalismo che non si arrende alle verità scontate, che indaga con coraggio. Dell'assassino suo e di Miran Hrovatin, il cameramen che la seguiva, sappiamo molto ma non tutto. Ricordarla significa essere parte di una tenace e paziente ricerca della verità.



In che modo l'arte può aiutare nella divulgazione di un messaggio sociale e anche didattico per gli alunni delle scuole in difesa dei diritti umani?

Tutti i diversi linguaggi culturali possono, a volte anzi riescono meglio di altri, a raccontare i diritti, la loro diffusione ed anche, al contrario, la loro negazione. Mi è capitato più volte di incontrare donne vittime di violenza che solo davanti ad un dipinto o nell'ascolto di una melodia, hanno saputo raccontare. Allo stesso tempo, penso che questi linguaggi possano essere di sostegno ai programmi ministeriali. Nessuna sostituzione quindi, semmai l'utilizzo di linguaggi diversi per affrontare questi temi.



In occasione dell'apertura di Ladies for Human Rights il Comune di Bologna ha ospitato in seduta solenne il discorso del presidente del Robert F. Kennedy Human Rights Kerry Kennedy, quali parole del suo discorso l'hanno maggiormente colpita?

Il fatto che Kerry Kennedy abbia accettato l'invito ad essere unica relatrice della seduta del Consiglio comunale dedicata all'8 marzo, è stato per noi tutti un grande onore.

Mi ha molto colpito la sua tenacia, la sua determinazione, oltre che la disponibilità a confrontarsi nel merito. Mi ha colpito molto l'idea di associare la lotta per i diritti umani ad una ginnastica quotidiana: così come per sviluppare i muscoli, anche per sviluppare la nostra capacità di reazione a questi temi occorre impegno quotidiano.

Difficile poi dimenticare quanto a lungo Kerry Kennedy si sia soffermata sulla violenza contro le donne, citando una per una le donne che a lei avevano confidato una violenza subita.



In quali aspetti per la difesa delle donne Bologna eccelle e continua ad essere esempio per il resto d'Italia e in quali invece ha ancora molta strada da fare?

Bologna deve parte della sua buona fama all'aver insistito a lungo nelle politiche di parità: quasi 4 bambini su 10 vanno in un asilo comunale e tutti i bambini vanno alla materna. Bologna ha inoltre tra gli indici di occupazione femminile più alti d'Italia. Aggiungo a questo che è stata tra i primi due Comuni in Italia a sostenere, con fondi pubblici, una casa rifugio per donne maltrattate. Sono questioni concrete da esempio per molte altre città d'Italia, ma sbaglieremmo ad affermare che, pur nella ricca Emilia e nella Ricca Bologna, la parità è cosa fatta: le donne lavorano si, ma sono quasi sempre lavori meno retribuiti o peggio retribuiti degli uomini. Il fenomeno della violenza è diffuso ed il rischio, in questa crisi, di tornare indietro preoccupa anche le bolognesi. Sono questioni comuni a tutto il paese che, oltre ad avere azioni comunali che le contrastano, necessitano di politiche nazionali più incisive. Il mio auspicio è che una rete sempre più ampia di donne, dentro e fuori le istituzioni, sia parte attiva nel rendere visibili queste disparità e pretendere che entrino in modo più netto ed evidente nell'agenda politica di questo paese



Giulia Rossi (www.giuliarossi.it)

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