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Blade Runner 2049

Blade Runner 2049

Quello che potrà cambiare il mondo sarà una donna fertile, il miracolo è il concepimento, dare alla luce e sarà una donna a poterlo fare.

Lunedi, 09/10/2017 - Blade Runner 2049

di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media



Quello che potrà cambiare il mondo sarà una donna fertile, il miracolo è il concepimento, dare alla luce e sarà una donna a poterlo fare.



Essendo lei il miracolo tutti la seguiranno per un mondo migliore.



Accadrà nell’ nell'anno 2049.



E questa la vera novità di Blade Runner 2049, regia di Denis Villeneuve, rispetto al Blade Runner di trent’anni fa di Ridley Scott.



Nel primo Blade Runner c’erano solamente tre personaggi femminili, uno protagonista e due marginali, mentre il seguito è pieno di figure femminili

Con Joi e tutto quello che accade con lei, attraverso di lei e intorno a lei, il film dimostra di essere in grado di creare momenti in cui ciò che accade non si spiega a parole, semplicemente avviene davanti a noi, e la maniera in cui lo vediamo avvenire ha la qualità attraente e respingente delle più grandi distopie, i sogni andati a male in cui percepiamo un po’ di romanticismo ma è così flebile che ci commuove.



Il che basta e avanza alla farna di un film molto bello.



Denis Villeneuve era già una indicazione di estetica: un autore canadese, raffinato, in grado di lavorare con Hollywood, come era Ridley Scott, britannico, nel 1982.



Denis Villeneuve, sensibile ai registri e ai codici di "genere" e già regista di bei film come La donna che canta.



. "So che i fan entreranno in sala impugnando una mazza da baseball" ha dichiarato in un'intervista, "ma lo rispetto, perché si tratta di arte. E l'arte è un rischio. Questo sarà sicuramente il più grande della mia vita".



Lo stile rispetta l'approccio formale caro a Villenueve: lavoro stupendo sugli ambienti, illuminati ad arte dal maestro della fotografia Roger Deakins, predilezione per luci metalliche e monocromatiche piuttosto che pittoricamente romantiche; esplorazione lenta e implacabile del mondo di riferimento.



I replicanti: «Sono esseri sintetici, sviluppati dalla bio-ingegneria per essere schiavi, pensati per sfruttare le risorse di altri pianeti, al di fuori del sistema solare, e renderli abitabili per gli esseri umani», ha detto il regista, «Inizialmente erano vietati per legge e soprattutto era vietato che si aggirassero non registrati sulla Terra, per questo ci sono poliziotti speciali, chiamati Blade Runner, il cui compito è scovarli e "ritirarli"».



E ha aggiunto:"Volendo restare fedeli allo spirito noir della pellicola originale abbiamo dovuto affrontare il problema di Internet. Perché non c'è niente di più noioso di un detective che sta a digitare guardando uno schermo, così i nostri sceneggiatori hanno avuto l'idea di un grande blackout, un enorme disturbo elettromagnetico che ha distrutto tutti i dati digitali, facendo sopravvivere quasi solo quelli analogici. È anche una riflessione sulla fragilità del nostro mondo informatico, ma soprattutto mi piace che nel nostro film l'eroe debba incontrare le persone, camminare anche nel fango e via dicendo».



“Blade Runner 2049”, esteticamente raffinato, è simile e diverso dalla pellicola di Scott, la cui forza emozionale, profondità e carattere innovativo restano ineguagliabili e insuperabili, il film si mostra organico, con una propria identità, ricco e potente. Come nel predecessore, i confini tra buoni e cattivi non si facciano sempre più sfumati, come nello spirito della migliore letteratura hard boiled. Ad Ana de Armas, invece, rivelazione sexy di Knock Knock di Eli Roth, il compito di rappresentare la sensualità dell'androide programmato per il piacere altrui, sulla scia di Rachel.



Dopo una serie di violente rivolte avvenute nel 2020, i replicanti prodotti dalla Tyrell sono stati messi al bando. Nello stesso anno, un grande black out che ha distrutto quasi completamente ogni dato digitale del pianeta, e gravi cambiamenti climatici hanno dato il via a una stagione di carestie, cui si è sopravvissuti solo grazie alle colture sintetiche della Wallace, una società con a capo il misterioso Neander Wallace (Jared Leto) che - grazie a quei profitti - ha poi ha acquisito anche le tecnologie della Tyrell, sviluppando così una nuova serie di replicanti completamente ubbidienti all'uomo e dalla longevità indefinita. Nel 2049 a Los Angeles regna quindi un ordine apparente: o almeno fino quando l'Agente K (Ryan Gosling), uno dei Blade Runner incaricati di ritirare i vecchi modelli che ancora vivono in clandestinità, fa una strana scoperta nel corso di una missione, dissotterrando così un segreto rimasto tale per anni, la cui rivelazione potrebbe rivelarsi un evento catastrofico. Seguendo gli ordini dei suoi superiori, K indaga per trovare ogni persona legata a quel segreto, per nascondere così definitivamente ogni traccia di quanto va insabbiato a tutti i costi.



Nel corso delle sue indagini, K inizirà a nurtire dei dubbi sulla moralità del suo operato, e arriverà a incrociare la sua strada con quella di Rick Deckart (Harrison Ford), svanito nel nulla trent'anni prima senza lasciare alcuna traccia di sé.



K è sulle tracce di un vecchio Nexus quando scopre qualcosa che potrebbe cambiare tutte le conoscenze finora acquisite sui replicanti, e dunque cambiare il mondo, sarà una donna a cambiarlo.



Per esserne certo, però, dovrà andare fino in fondo. Come in ogni noir che si rispetti dovrà, ad un certo punto, consegnare pistola e distintivo e fare i conti da solo con il proprio passato.



Ridley Scott produce, come a dire sigilla, mentre alla regia c'è Denis Villeneuve, supportato dalla fotografia di Roger Deakins, che non si può non annoverare tra gli autori di questo film. La sua tavolozza e l'impressionante lavoro di scenografia definiscono il clima meteorologico del film più di ogni altro elemento.



Essere o non essere un replicante. Dal cult di Scott questa costola curatissima e fascinosa riprende l'indagine umanistica, ma nell'enigma della procreazione. Poteva essere un disastro. E invece un raro caso di sequel ben annidato nel sistema di successo dell'originale



Era il 1982. Philip K. Dick morì a 54 anni quell'anno a marzo, e Blade Runner, il film che Ridley Scott ha diretto proprio a partire da un racconto di Dick, viene presentato al mondo alla fine di giugno.



Ma a garantire la continuità e il rispetto del film originale, in Blade Runner 2049, non c'è solo la presenza di Scott in veste di produttore: c'è anche lo stesso sceneggiatore del film del 1982 Hampton Fancher, qui coadiuvato da Michael Green, e ovviamente c'è la presenza del Rick Deckart originale, Harrison Ford.



La trama del film, anzi, è costruita attorno a Deckart, svanito trent'anni prima e ora cercato da un nuovo Blade Runner, interpretato da Ryan Gosling, per via di una complessa indagine che sta conducendo e che punta diretta a quel suo misterioso predecessore.



Oltre a Harrison Ford, nel cast di Blade Runner 2049 torna anche Edward James Olmos nei panni di Gaff, mentre tutti nuovi sono gli altri interpreti, da Robin Wright a Bautista, passando per Ana de Armas, Mackenzie Davis, Sylvia Hoeks, Jared Leto e Hiam Abbass.



La famosissima e celebrata colonna sonora di Vangelis è l'islandese Jóhann Jóhannsson, che col regista canadese ha già lavorato in Prisoners, Sicario e Arrival.



Un episodio viene ricordato dal cast e dalla troupe: durante una scena d'azione Ford ha involontariamente colpito Gosling in faccia con un pugno mal calibrato. Per farsi perdonare, l'agente veterano si è offerto di dividere una bottiglia di whiskey con il blade runner alle prime armi.

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