Recensioni amatoriali da un punto di vista di genere. “Black Panther” , 2018.
Martedi, 13/02/2018 - Domani, 14 febbraio, esce nelle sale italiane un’altro “film di supereroi” come a me piace chiamarli. Ci troviamo all’interno del Marvel Cinematic Universe e il supereroe in questione è Black Panther, al secolo T'Challa, personaggio apparso nelle pagine dei fumetti Marvel nella seconda metà degli anni ‘60.
T'Challa/Black Panther (Chadwick Boseman) è recentemente succeduto al padre come monarca del Wakanda, regno immaginario situato in Africa che custodisce segretamente l’unica miniera di uno dei materiali più preziosi sul pianeta, il vibranio, metallo capace di assorbire energia meccanica. Per rendere l’idea è il materiale di cui è fatto lo scudo di Captain America. Non stupisce che in Africa ci siano giacimenti di materiali preziosi ma, contrariamente a quanto ci si può aspettare, queste risorse vengono tenute segrete al resto del mondo dal popolo Wakandiano che sviluppa una propria cultura e la tecnologia più avanzata tra quelle umane. Proprio grazie a questa tecnologia il Wakanda riesce a farsi credere uno dei paesi più arretrati e poveri della terra in modo da scongiurare qualsiasi tipo di interesse non gradito da parte di altre nazioni . In altri termini il Wakanda tiene per sé, le risorse naturali della terra che abita e le conoscenze tecnologiche che potrebbero fare la differenza per la vita delle persone in qualsiasi parte del mondo, in primo luogo proprio per quella di chi è oggetto di razzismo. Uno dei temi su cui il film gira intorno è infatti sul come gestire una forma di potere, questione che trovo sempre interessante. Non aspettatevi risposte folgoranti, siamo nell’ambito dei buoni sentimenti, è un film di supereroi Marvel-Disney certificato PG-13 e il personaggio di re T'Challa vuole essere modello di sensibilità e intelligenza, cosa apprezzabile se il target è anche quello di giovani e giovanissime/i.
Chiudo con il bellissimo lavoro fatto da Ruth E.Carter che ha cercato di rappresentare la ricchezza dell’arte africana attraverso un’ estetica che rielabora in chiave afrofuturista tessuti, elementi decorativi geometrici, gioielli, cicatrici ornamentali e modificazioni corporee. La costumista ha raccontato il suo approccio in un’intervista: «Con il Wakanda, sto un po 'mettendo insieme un puzzle. È il puzzle che è la nostra storia. La storia nera non è iniziata con la schiavitù o si è conclusa con il movimento per i diritti civili. Sto cercando di mettere insieme quel puzzle considerando tutto ciò che ci riguarda, incluse le cose presenti come la campagna Black Lives Matter. Stiamo parlando di una cultura nera internazionale che conosce il cinema, è intelligente, viaggia, sa cosa sta succedendo nel mondo. Voglio rispettarla. Inizio a progettare dicendo "non inventare". Dopo la ricerca, allora posso inventare. »
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