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Biometria, sicurezza e libertà

Biometria, sicurezza e libertà

Parliamo di bioetica - Il corpo è diventato una vera e propria password, un codice di riconoscimento vivente che interagisce con le macchine

Caporale Cinzia Lunedi, 24/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011

La biometria è una tecnologia formidabile per la qualità della vita delle persone e per la stabilità e sicurezza della vita sociale e dell’economia, ed ha a che fare con procedure efficienti e innovative di identificazione o verifica dell’identità degli esseri umani. Alcune caratteristiche fisiche e comportamentali sono infatti universali, uniche, permanenti e misurabili: tutti gli individui le posseggono, sono personali ed esclusive di ciascuno, tendono a rimanere costanti nel tempo e, attraverso l’uso di sensori, possono essere trasformate in un dato numerico inserito in una banca dati.

La gran parte di noi ha avuto esperienze biometriche. All’aeroporto, entrando in una banca o in un luogo protetto, oppure accendendo il nostro computer siamo stati riconosciuti attraverso le impronte digitali, la forma del volto, le geometrie e la vascolarizzazione della mano o le caratteristiche dell’iride.

Presto sarà possibile riconoscere una persona in tempo reale e in modo univoco anche attraverso le caratteristiche della voce, la forma delle orecchie e persino il modo in cui firma o cammina.

Il corpo è diventato una vera e propria password, ovvero un codice di riconoscimento vivente che interagisce col mondo delle macchine. Quello che siamo e che facciamo ci consentirà di aprire porte, accendere apparecchi, acquistare oggetti, gestire il denaro in modo più semplice e con maggiori garanzie. In più, contribuirà ad aumentare la sicurezza dei luoghi pubblici e privati, dagli aeroporti alla nostra casa. Sarà infatti molto più difficile spacciarsi per altri e prendere il loro posto, imbrogliando in una transazione finanziaria o alle frontiere, e non sarà più necessario ricordarsi decine di pin, sigle, codici diversi per ogni attività, o tenere in tasca decine di chiavi e radiocomandi. Sarà sufficiente guardare in un obiettivo o appoggiare un dito su un dispositivo per essere autenticati in modo rapido e certo come possessori di una tessera per lo stadio o come proprietari di un’automobile.

Sensibili saranno inoltre i benefici per l’ordine pubblico, anche attraverso il riconoscimento di singoli individui in una folla, per la lotta al terrorismo e contro il traffico di esseri umani.

Non vi sono però soltanto benefici. Lo sviluppo tecnologico moltiplica anche le occasioni di controllo sociale e mette a repentaglio la privacy di ciascuno di noi in molti sensi. Per questo il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) ha pubblicato un parere sulla biometria, partendo dalla premessa che si tratta di tecnologie preziose ma sottolineando il dovere di regolamentare il sistema a tutela dei cittadini.

Quali sono i rischi principali? Il rilevamento biometrico può essere occulto, pervasivo e condurre, attraverso la sovrapposizione dei dati biometrici con altre informazioni (ad es. mediche, finanziarie o comportamentali), al cosiddetto profiling di un individuo. L’uso centralizzato e l’aggregazione dei dati danno buoni risultati in ambito investigativo, ma certamente sono un pericolo se applicati non si sa da chi e per quali scopi alla popolazione ignara. La biometria in sé non è certamente la causa di questi abusi, tuttavia la potenza dei mezzi biometrici ne aumenta considerevolmente l’impatto.

Inoltre, la diffusione della biometria di fatto erode la riservatezza delle persone che potrebbero essere tracciate nei loro movimenti anche a causa di un uso indiscriminato delle telecamere nei luoghi pubblici.

Notevoli sono anche le conseguenze legate a possibili errori dei sensori biometrici che ci impedissero di essere riconosciuti: un conto è sostituire un documento cartaceo di identità usurato o scaduto, o cambiare una serratura di cui abbiamo perso la chiave, un altro sarà correggere un dato elettronico sbagliato in miriadi di banche dati, oppure doverlo modificare se una nostra caratteristica fisica cambiasse (ad es. per la chirurgia estetica sul volto o per un’abrasione dei polpastrelli).

Esiste anche il non trascurabile rischio che il dato biometrico riveli di noi un’informazione in eccesso oltre al riconoscimento di identità. Ad esempio, l’analisi dell’iride può dimostrare l’uso di alcool o stupefacenti, e la temperatura o alcune caratteristiche di zone del volto possono rilevare condizioni psico-fisiche anche patologiche. È cioè possibile ottenere, anche senza volerlo, informazioni sanitarie mentre semplicemente si cerca di identificare una persona.

Infine, discriminazioni potenziali sono in agguato sia per un possibile uso che contrasti il diritto costituzionale di eguaglianza tra i cittadini (ad es: uso della biometria a fini di schedatura di una particolare etnia non giustificato da motivi di contrasto del crimine), sia per l’esistenza dei cosiddetti ‘disabili biometrici’, ovvero di persone che per età o per incidenti o patologie non sono più in grado di essere riconosciuti attraverso determinate caratteristiche biometriche (ad esempio: dopo i sessant’anni le impronte digitali sono molto poco affidabili e si potrebbe essere erroneamente esclusi dall’accesso a luoghi o servizi).

A fronte di queste preoccupazioni, il CNB raccomanda di usare la biometria solo quando è necessario e davvero utile, informando appropriatamente i cittadini e prevedendo un loro consenso all’utilizzo dei dati biometrici ogni volta che è possibile. Raccomanda inoltre di limitare l’uso di banche dati centralizzate, di evitare operazioni di profiling generalizzato, e di riconoscere il diritto all’oblio (cancellazione o anonimizzazione dei dati biometrici su richiesta dell’interessato). Essenziale, secondo il CNB, è rafforzare le competenze del Garante della Privacy o creare un organo terzo che vigili sui soggetti pubblici e privati che raccolgono dati biometrici, e inoltre elaborare un provvedimento legislativo quadro che regoli le tecnologie biometriche, possibilmente in cooperazione con i paesi europei.

Il documento, come nella tradizione del CNB, è pubblicato sul web e di agevole comprensione. Può aiutarci a comprendere meglio il futuro che è già qui.





Cinzia Caporale *

Istituto Italiano di Bioetica

www.istitutobioetica.org



*Comitato Nazionale per la Bioetica



(24 gennaio 2011)

 

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