Conti Viola Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006
Nei paesi industrializzati l’uso dei detergenti ha assunto una rilevanza enorme se ci riferiamo allo smaltimento delle sostanze impiegate ed al mantenimento dell’equilibrio ambientale. Si stima un consumo pro capite di 25-30 kg per anno di prodotti per la pulizia e l’igiene, sia personale che per usi collettivi ed industriali. Questi prodotti, di composizione chimica complessa e di non sempre facile eliminazione, spesso necessitano di tempi lunghi di assorbimento che comportano un progressivo accumulo del carico che l’ecosistema non ha la capacità di riequilibrare. L’industria della detergenza, sotto la spinta di modifiche legislative nazionali ed europee rivendicate con insistenza da un’opinione pubblica sempre più sensibile ai temi ecologici e del rispetto dell’ambiente, in questi ultimi anni si è trovata costretta dal mercato a spingersi di più verso l’innovazione e la ricerca di nuovi prodotti più biodegradabili ed eco-compatibili. La sensazione che abbiamo è che però, rispetto alle possibilità che il progresso tecnico-scientifico può mettere a disposizione per la creazione di prodotti altamente eco-compatibili, da parte dei produttori ci siano generalmente atteggiamenti basati più sull’utilitarismo aziendale spicciolo, applicando la formula del minimo indispensabile e cioè dell’applicazione delle normative e dei regolamenti al livello minimo consentito. E’ il caso della percentuale minima di BIODEGRADABILITA’ al 90% nel periodo di 28 giorni, quando sarebbe possibile migliorare questa percentuale riducendo, inoltre, sensibilmente il periodo. Ci sono in commercio detersivi con il 98 % e con tempi di ore e non di decine giorni. Come sappiamo, la biodegradabilità è rappresentata dall’attitudine di un composto chimico ad essere trasformato e ridotto in modo irreversibile dai microrganismi naturali presenti nell’ambiente in componenti più semplici e tali da riessere immessi nei cicli naturali. Quindi, più è elevata la percentuale di bidegradabilità di un composto e minore è il tempo di trasformazione necessario, maggiore è la sua eco-compatibilità. Recentemente (8 Ottobre 2005) l’Italia ha adottato il regolamento CE n. 648 del Consiglio del 31 Marzo 2004 relativo ai detergenti, che tratta in particolare di disposizioni in materia di biodegradabilità. Per quello che attiene l’etichettatura, la nuova normativa introduce delle disposizioni atte a renderla più completa, ma pensiamo che comunque, purtroppo, anche con le nuove disposizioni, il consumatore non possa ancora essere in grado di avere una seria valutazione ambientale del prodotto perché nulla è cambiato da questo punto di vista. Per un consumatore sensibile alle tematiche ambientali, l’unica possibilità di avere informazioni in tal senso è quella, secondo noi, di giudicare l’Azienda produttrice stessa e quanto questa sia “attenta” all’argomento. Questo tipo di valutazione potrebbe essere facilitata se venisse data la possibilità alle aziende di apporre nelle etichette anche i “loghi” delle certificazioni di cui esse disponessero, relative sia ai prodotti che ai processi produttivi. Infine, evidenziamo una perplessità su quale sarà il comportamento delle aziende produttrici di detersivi, ossia se questa normativa potrà consentire, con più facilità e chiarezza, un comportamento più volte dichiarato - purtroppo solo a parole - da parte dei produttori di maggiore sensibilità verso la tutela ambientale. Il nostro augurio è che le aziende si adeguino presto ai nuovi standards produttivi, perché l’ambiente è una ricchezza che non ha prezzo e di cui debbono godere tutti i cittadini.
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