Otto per mille per due - Con il meccanismo del silenzio-assenso il gettito alla Chiesa cattolica derivante dall’Irpef è sempre raddoppiato. Ecco in che modo
Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2007
Un cittadino qualsiasi dotato di buon senso quando compila la cartella delle tasse è convinto che ogni destinatario dell’8 per mille, sia esso lo Stato o un ente ecclesiastico, riceverà in proporzione alle offerte ricevute, vale a dire: se X è stato scelto dal 50% dei contribuenti, riceverà il 50% della somma totale espressa. Errore! L’art. 47 della legge 222/85 recita: “ Le destinazioni… vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti...In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse”. Ovvero si decide di redistribuire i contributi di chi non si è espresso anche se il contribuente, ragionando a fil di logica, suppone che il suo danaro vada allo Stato o resti nelle sue tasche. Prendiamo ad esempio il gettito IRPEF ripartito nel 2007: hanno dichiarato in modo esplicito la propria scelta il 40% dei contribuenti, (il 90% dei quali ha destinato l’8 per mille alla Chiesa cattolica) e sulla totalità dei contribuenti “espressi” e “non espressi”solo il 36% ha scelto la Chiesa. La quale però, siccome il 90% delle “scelte espresse” è a suo favore, riceve anche una somma prelevata dalle “scelte non espresse” in proporzione del 90%, per un totale di 987 milioni di euro, ovvero più del doppio di quello che le sarebbe spettato rispettando la volontà dei contribuenti “espressi”. Perché il “silenzio-assenso” è stato collegato non alla scelta più ovvia e logica, ma ad un disegno politico: elaborare un meccanismo di finanziamento pubblico della Chiesa cattolica. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di contestualizzare storicamente l’8 per mille. Nel 1984 Craxi aveva firmato con la Santa Sede un nuovo Concordato che modificava quello precedente del 1929 in vari punti, di cui due fondamentali: la rinuncia da parte della Chiesa cattolica dell’articolo in cui essa era riconosciuta come la sola religione di Stato (un principio che la Chiesa stessa riconosceva come ormai anacronistico) e, di conseguenza, l’abolizione da parte dello Stato della “congrua” per il mantenimento del clero. Si rimediò all’abolizione della congrua con la legge 222 il cui titolo dice chiaramente: “ Disposizioni sugli enti e benefici ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi.” Dimenticando che “se un cittadino vuole impegnarsi di più finanziando questo o quel progetto, nessuno gli vieta di farlo con una libera offerta ad una qualsiasi associazione o ente religioso o laico. Dunque perché esiste un istituto che obbliga lo Stato (perché l’IRPEF è dello Stato) a sottrarre a se stesso una parte delle proprie entrate per finanziare enti che i singoli cittadini potrebbero finanziare autonomamente?” (C. Scinto). E come viene speso il “tesoretto” dell’ 8 per mille? Guardiamo i dati dichiarati nel 2007, anche se la CEI non chiarisce in modo dettagliato come vengono spesi (a differenza della Chiesa valdese dal cui bilancio, preciso e dettagliato, si evince che l’8 per mille viene destinato esclusivamente a scopi caritativi; inoltre i valdesi si sono rifiutati per anni di partecipare alla seconda redistribuzione dei fondi “non espressi” e solo ultimamente hanno deciso di beneficiarne anch’essi): il 44% del gettito verrà usato per “esigenze di culto e pastorali”(contributi alle associazioni cattoliche, formazione del clero e dei religiosi, costruzione di chiese, assistenza al clero anziano ed ammalato, ecc.); il 36% al sostentamento del clero; il 20% ad interventi caritativi. Il sistema dell’8 per mille, semplice ed efficace, non ha eguali al mondo e dalla sua istituzione il gettito è quintuplicato: 210 milioni l’anno nel primo triennio, 449 nel 1995, 775 nel 1999, dal 2002 non si è scesi sotto i 900, con un picco di 1016 milioni di euro nel 2003. “Il fatto di dividersi i fondi non espressamente assegnati si presta a varie critiche di principio, ma ha due punti di forza concreti: per cambiare servirebbe innanzitutto un nuovo accordo bilaterale fra lo Stato e il Vaticano. Inoltre i partiti italiani calcolano i rimborsi elettorali con lo stesso escamotage...In pratica questo meccanismo ha un solo vero nemico: l’evasione fiscale” (F.Bonazzi). Contro la quale recentemente anche l’alto Magistero cattolico ha espresso parole d’accusa. Parole sante che però mal si accordano con l’esenzione dalle imposte anche degli immobili ad uso commerciale. Questa ulteriore regalia alla Chiesa cattolica, avanzata dal governo Berlusconi, ha provocato un intervento della Commissione europea dopo che alcuni operatori alberghieri hanno presentato un esposto a Bruxelles per violazione della direttiva UE sulla concorrenza. E il nuovo governo di centrosinistra come ha risposto a Bruxelles?: “in seguito a difficoltà interpretative ed applicative” il ministro Bersani è intervenuto istituendo una commissione col compito di dirimere la questione ma….senza limiti di tempo. Diventa dunque difficile rispondere al dilemma: l’Italia è il più teocratico dei paesi laici o è il più laico dei paesi teocratici?
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