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Bice e l'astratto

Bice e l'astratto

Cultura/ Pittura - A Venezia la grande mostra dedicata ad una delle maggiori pittrici contemporanee italiane

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2005

“Bice Lazzari. Emozione astratta 1954 1977” è il bel titolo della mostra che a Venezia celebra una delle più grandi pittrici contemporanee.
Bice Lazzari è un’artista che visse e si cimentò con gli artisti più famosi dei nuovi movimenti del Novecento. Anche se, riconosceva da una parte l'emarginazione e le concrete difficoltà dell'artista in quanto donna, dall'altra rifiutava una connotazione artistica basata sul sesso di appartenenza. Era per un'arte "indifferente", sessualmente "anonima".
“L'arte - diceva - non è né uomo né donna, è solo un'espressione (la più alta, forse) dell'intelligenza e della sensibilità della specie umana”.
La sua pittura è astratta, nasce da una ricerca estrema verso l’essenza delle cose, lì trovava l’emozione astratta (definizione che dà il titolo alla mostra), non prendeva spunto da sensazioni emotive o da istinti sensuali, caratteristiche definite per lo più “femminili”. In polemica con le contrapposizioni settarie di un certo femminismo, rifiutava di partecipare a mostre di sole donne, considerando tali iniziative una forma di auto- emarginazione sul piano culturale.

La mostra
È il dovuto omaggio della città natale a 25 anni dalla morte, consente di ripercorrere, attraverso 40 dipinti tra i più importanti provenienti dall’Archivio dell’artista, l’itinerario di Bice Lazzari lungo trent’anni di lavoro assiduo, spesso solitario e comunque costellato da autorevoli apprezzamenti da parte dei più importanti critici d’arte dell’epoca.
Il percorso espositivo si apre con alcune tra le più caratteristiche opere degli anni Cinquanta, quando la sua pittura si dimostra più vicina alle poetiche dell’informale, in particolare nel noto ciclo delle Situazioni. Un secondo gruppo di opere risalenti agli anni Sessanta documenta il passaggio a una poetica della misura e dell’equilibrio, con presenze cromatiche più controllate e pensate; la mostra si conclude quindi con un gruppo assai significativo della estrema maturità dell’artista, pervenuta ad un rarefatto lirismo intonato all’esprit de geometrie.

La vita
Nasce il 15 novembre 1900 a Venezia e studia al Conservatorio e all'Accademia di Belle Arti, dove segue il corso di decorazione più “appropriato” per una ragazza (non vi sono le lezioni di nudo). Dal 1925 al 1932 partecipa alle mostre della Fondazione Bevilacqua La Masa con dipinti di carattere figurativo - paesaggi e ritratti - in seguito ripudiati. Contemporaneamente svolge una ricerca assai personale nell'ambito della decorazione su tessuti che la porta a sperimentare un precoce linguaggio astratto documentato dalla partecipazione del 1931 alla Bevilacqua La Masa e del 1934 alla sezione arti decorative della Biennale. Frequenta il vivace ambiente veneziano di quegli anni: nel suo studio di fondamenta Rezzonico passano intellettuali come Carlo Izzo e Aldo Camerino, fotografi come Ferruccio Leiss, mentre ferve il dibattito con protagonisti come Mario De Luigi e Carlo Scarpa (quest'ultimo sposa nel 1935 Nini Lazzari, sorella di Bice). Nel 1935 si trasferisce a Roma dove rimarrà fino alla morte e dove, fino alla fine degli anni '40, realizza opere decorative, anche di grandi dimensioni: pannelli per le Triennali, per la Mostra dell'educazione Nazionale e per committenti privati. Nel 1942 sposa l'architetto veneziano Diego Rosa. Nel 1949 esegue il pavimento a mosaico al Cinema Fiammetta e l'anno dopo ottiene il premio alla Biennale di Venezia con un mosaico - La vanità - eseguito da Gino Novello e confluito nella collezione del Museo di Ca' Pesaro.

Dal 1951 in poi
Dopo una prima personale a Roma presso la Galleria La Cassapanca (1951), il lavoro per le arti applicate è affiancato da periodiche verifiche pubbliche dell'attività pittorica, in personali (alla Galleria Schneider nel 1954) e in grandi mostre: la Quadriennale di Roma, le mostre dell'Art Club, il Premio Michetti. Negli anni '50 matura la prima personale interpretazione dell'informale, con gli esiti liricamente sofferti delle "Situazioni" e dei "Racconti". Due dipinti di questa fase- Situazione del 1957 e Racconto n. 5 bis del 1959 sono conservati al Museo di Ca' Pesaro. In seguito, la trama geometrica cede il passo alle esigenze espressive della materia e del colorecome documentano le personali di Messina, di Bologna e di Venezia nei primi anni sessanta. Dal 1964 al 1978 (quando dovrà rallentare l'attività per una malattia agli occhi) l'artista lavora a un nuovo ciclo di opere ispirate a un ‘ritorno all'ordine’: prevalgono linee, intrecci e sequenze in analogia con situazioni di tipo musicale. La qualità e la coerenza del suo lavoro sono riconosciute in numerose antologiche di prestigio, tra cui si segnalano quella di Bassano del Grappa a cura di Bruno Passamani e a Venezia a cura di Giuseppe Mazzariol nel 1970. Nel 1979 subisce due interventi agli occhi ma continua l'attività espositiva, ormai relativa alla storicizzazione della sua esperienza. Muore a Roma il 13 novembre 1981. Opere di Bice Lazzari sono presenti nei principali musei italiani e stranieri e nelle collezioni private più prestigiose.

(25 agosto 2005)

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