"... con la mia musica di donna nera, mi ribello al razzismo e al pregiudizio..." all'Ariano Folkfestival
“Diciamo no al razzismo, diciamo no al pregiudizio, diciamo no al genocidio dei miei neri (ndr.: miei simili neri), diciamo no alla politica razzista. Diciamo no a questa militarizzazione fascista. Dì di no, non limitarti a guardare: molte persone piangono, fratello, mentre tu ridi. Camminando per strada di notte, molti bianchi sono scappati da me. La mia minaccia non porta il proiettile, ma da fastidio al mio vicino […]. Quale sarà la mia fine? Non perdono questo gioco sporco. Urla ancora più forte e denuncia questo mondo sporco. La mia voce trascende la mia statura. Conosci la carne debole: sono il tipo di carne dura. La carne più economica sul mercato è la mia carne nera”. Sono tra le parole più significative di “Diga Não” (Dire no, tradotto per comodità espressiva, con: Diciamo no), brano di Bia Ferreira, talentuosa compositrice, polistrumentista brasiliana, cantante jazz, blues e soul. Nata a Carangola (Stato di Mina Gerais) nel 1993, da famiglia evangelica tradizionale, con madre cantante, direttrice di coro e pianista, tanto da aver cominciato a studiare il piano a tre anni, Bia è sulla scena musicale da una decina d’anni. Attraverso una musica briosa, fatta di contaminazioni funk, reggae e jazz, su testi provocatori e di denuncia, volti a smuovere le coscienze, la giovane cantautrice porta in giro il disagio sociale che avverte, per trasmettere un messaggio, creare “movemente” (movimento), cercare di incidere in chi l’ascolta, stimolando la motivazione ad agire per cambiare le cose. Impegnata a favore dei diritti della comunità LGBTQlA+, nonché contro il razzismo, l’omofobia e la xenofobia, Bia affronta anche il femminismo nero e definisce la sua musica, “MMP - Música de Mulher Preta”, letteralmente: musica di donna nera.
La straordinaria artista ci ha entusiasmati con la sua energia contagiosa durante l’esibizione all’Ariano Folkfestival (Castle Stage), la ormai consolidata kermesse di 'Musica senza frontiere', giunta alla ventiseiesima edizione, che quest’anno ha scelto il tema del buonsenso, della sensibilità (Be sensible) verso il mondo e verso l’altro, chiunque esso sia, da qualunque parte del pianeta provenga, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua lingua, il credo o la cultura. L’altro da intendersi come risorsa, ma prima di tutto, come essere umano, quindi fratello. Un auspicabile scenario nel quale con il suo impegno, la sua storia e i suoi brani, che consentono alla musica di diventare vero e proprio strumento di comunicazione impattante, Bia si staglia alla perfezione.Alcune canzoni le canta con un ritmo estremamente travolgente, talmente rapido, che sembra non aver mai bisogno di prendere fiato ed è persino capace di mettersi la chitarra sul collo e suonarla in quella posizione mentre, imperterrita continua a cantare. “È la prima volta che vengo in Italia, ci ha detto, e oltre al portoghese, parlo l’inglese, ma prometto che per l’anno prossimo avrò imparato anche l’italiano. È importante - ha sottolineato - che ognuno possa raccontare la sua storia, ma conta prima di ogni cosa, che ognuno possa scrivere liberamente il proprio destino: un augurio e insieme una speranza”.
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