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Benedetto uomo, Concilia?

Benedetto uomo, Concilia?

Habemus papam - “...la Chiesa cattolica, che vive da sempre la paura del genere femminile pur legittimato alla parità nel Vangelo, ha inventato il celibato e ha mantenuto una rigida concezione sessista”

Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2005

Si dice nuovo pontificato; ma tanti pensano che sarà vecchio e, per giunta, duro. La nomina al soglio pontificio di Joseph Ratzinger è stata forse meno sorprendente di quello che hanno riferito i media: un uomo di curia, responsabile del Vaticano durante la lunga infermità di Giovanni Paolo II, ha avuto tutte le possibilità di organizzare una campagna elettorale – per sé o per chiunque altro - vincente, agevolato dall'ormai esigua pattuglia di "progressisti" che, non potendo fare riferimento al cardinale Martini per non rivivere il dramma del Parkinson, non hanno messo in campo, neppure per onore di bandiera, un proprio candidato.
Papa Wojtyla ha molto parlato del concilio Vaticano II voluto da Papa Giovanni XXIII, ma per non attuarlo ha nominato solo vescovi conservatori nelle varie diocesi o cardinali adeguati nel sacro Collegio. Adesso, qualunque debba essere la linea del nuovo pontificato, sarà necessario che non l'istituzione, ma soprattutto il laicato porti avanti il progetto di quel Concilio che ha dato - nella Gaudium et spes - autorevolezza e non solo obbedienza ai laici.
Non sono sicura che funzionerà. E' come nella politica dei partiti: la gente sente la ristrettezza di politiche autoreferenziali che la escludono, ma non ha la pratica né la coerenza di trovare le vie per far valere la propria voce e finisce o per ritrovarsi inerte e demotivata o per cedere alle prassi tradizionali che confermano l'esistente. Forse gli italiani sono migliori delle apparenze e soffrono ancora le conseguenze di essere arrivati tardi a formare non solo un paese unito, ma un paese democratico. La nostra storia non conosce le esperienze di una Inghilterra che ha limitato il potere del re nel dodicesimo secolo: la mancanza di senso dello Stato e di consapevolezza dei nostri diritti ci condanna al moderatismo. Come Chiesa, restiamo ancora legati alla soggezione passiva e all'infallibilità ordinata dal Vaticano I; magari ci prendiamo la libertà di non seguire le indicazioni dell'autorità ecclesiastica invece di contestarle correttamente. Così gli italiani che si dichiarano credenti e praticanti sono sostanzialmente idolatri e affollano i luoghi mediatizzati della religione, ma non leggono la Scrittura, non conoscono i contenuti delle encicliche e non sono in grado, se per esempio incontrano un islamico, di argomentare sulle ragioni della propria fede. Sembra che perfino la cattolicissima Spagna si sia liberata della passività religiosa, se è vero che le riforme di Zapatero che fanno arrabbiare i vescovi stanno bene alla maggioranza della popolazione. E' perché tutti stanno cedendo al relativismo condannato dal nuovo Papa? Quanti sono intelligenti e informati - e Benedetto XVI certamente lo è - sanno che un certo relativismo è più o meno necessario, se si cercano i punti di incontro con chi ha convinzioni diverse dalle nostre. Posso pensare che Papa Ratzinger creda fermamente di possedere la Verità vera, quella destinata a diventare, anche nei fatti, universale; ma non è nelle condizione di imporla né alle confessioni cristiane protestanti e ortodosse e tanto peggio all'Islam né al buddismo, a meno di non volere che si accendano nuovi conflitti o, peggio, crociate. Tenendo conto della serietà delle denunce che ha rivolto ai peccati e alla "sporcizia" che abitano la cattolicità nella recente Via crucis, sa anche di non poter contare sul richiamo alla rigida fedeltà ai principi: in America Latina le sette hanno conquistato terreno a danno del cattolicesimo e anche in Italia non manca un mercato religioso tipo New Age e gruppi analoghi pericolosamente concorrenziali. Di conseguenza un conto è essere teologo rigorista, un altro essere Papa e avere funzione e relazioni internazionali. A mio avviso, quindi, non sono escluse le sorprese. D'altra parte conviene essere ottimisti prima di sperimentare le novità ignote. Per una cosa, tuttavia, non posso non essere ottimista. Ed è sul livello - per noi più importante - quello degli interessi femminili. Qui le aspettative sono grigie, grigissime. All'inizio degli anni Novanta del secolo scorso Susan Faludi denunciò per prima, dagli Usa, il Contrattacco del neo-patriarcato. Noi eravamo nel pieno della fiducia nel femminismo vincente, ma le prospettive ormai si sono oscurate anche per noi. Mi dispiace di dover citare il caso esemplare delle recenti elezioni regionali in quell'Emilia-Romagna che ha sempre dato lezioni di democrazia: la presenza femminile nel nuovo Consiglio sarà di 5 donne su 50 consiglieri. Eppure, i partiti del centrosinistra sono i primi a denunciare la scarsa percentuale di genere nel nostro Parlamento. Figuriamoci nella Chiesa cattolica, che vive da sempre la paura del genere femminile pur legittimato alla parità nel Vangelo, ha inventato il celibato e ha mantenuto una rigida concezione sessista, costruendo sulla Madonna, vergine e madre, un'icona inadeguata alla realtà della ragazza palestinese che non subì, ma acconsentì alla proposta di Dio. Eppure oggi anche per la Chiesa le questioni si vanno estremizzando: le donne tengono in piedi la Chiesa materialmente, ma non possono continuare a fare le "casalinghe di Cristo"; anche tra le suore la teologia femminista ha trovato grande risonanza e il problema del sacerdozio non viene affrontato seriamente solo perché le consacrate rifiutano di diventare come "questi preti". Materia scottante che Joseph Ratzinger ha affrontato nel settembre scorso, scrivendo una lettera che ha perfino entusiasmato qualche leader femminista; peccato che si trattasse del solito pezzo di bravura dell'intellettuale correttamente informato che, trattando un problema di cui solitamente i maschi parlano senza aver mai letto un libro, usa il linguaggio pertinente. Peccato che per lui il gender sia l'equivalente del "ruolo" e la relazione traduca la vecchia "complementarietà". Insomma, variazioni formali rispetto a Giovanni Paolo II che attribuì alle donne un particolare "genio" e una marcia in più per le questioni della pace, doni che il buon Dio ha dato loro solo perché lo spendano in famiglia. Meglio non avere illusioni. Speriamo che Benedetto XVI abbia avuto una mamma affettuosa da non confondere con la Madonna, come è accaduto a Karol Wojtyla che, avendo perduto la sua da bambino, sublimò (totus tuus) tutta la sfera affettiva nella madre del Cristo. In ogni caso, dato l'ambito di cui parliamo, si attendono miracoli.

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