Passare dallo stereotipo delle belle ma oche a quello delle belle ma anche intelligenti è un passo. Soprattutto se questo avviene con la “benedizione” del Rettore dell'Università La Sapienza di Roma, come è avvenuto nei giorni scorsi, quando ha presieduto la prima selezione del concorso nazionale di Miss università 2015(affiancato da cattedratici, nobili, e quant'altro). E con questa benedizione, se ne vanno allo stesso tempo anni di discussione, riflessione, di lotte contro le donne oggetto, a favore delle doti complessive che le donne possono o potrebbero portare in campo.
E qui, per cortesia non ritiriamo fuori accuse di moralismo, si tratta di ben altro. Basta consultare il modulo con il quale le studentesse si potevano e possono candidarsi, dove, dopo due domande sugli esami sostenuti si passa a ben più precise domande su misure, colori ecc. Per non parlare dei premi, non una borsa di studio, ma buoni per centri benessere o per piccoli ritocchini estetici. Si tratta infatti, della concezione delle donne nel nostro Paese, dell'evidenza del nostro ruolo ancora marginale in termini di indipendenza economica, autonomia, accesso ai luoghi del potere. Difficoltà perfino riconosciute dalle nostre leggi, anche recenti se è vero che nell'istituzione dei CUG (Comitati Unici di Garanzia) nel 2010 si sostiene che essi tra l'altro, devono favorire “un ambiente di lavoro caratterizzato dal rispetto dei principi di pari opportunità, di benessere organizzativo e dal contrasto di qualsiasi forma di discriminazione e di violenza morale o psichica".
E' anche vero del resto, che il Governo attuale, quello con il maggior numero di donne Ministre presenti, è anche quello, che ha ritenuto non necessario un Ministero per le Pari Opportunità, ma ciò non ci assolve collettivamente, né tanto meno assolve le componenti ed i componenti del CUG che devono assicurare anche attraverso appositi interventi quali codici etici di condotta o quant'altro, un clima rispettoso che favoriscano la non discriminazione diretta ed indiretta ma anche fenomeni di molestia. O meglio, come recita l'invito per l'incontro realizzato proprio ieri, 27 maggio dal CUG- personale docente- dell'Università La Sapienza di Roma “illuminare le zone d'ombra dove si colloca il disagio, la molestia, l'offesa e ogni forma di violenza, verbale e non, prevalentemente a carico delle donne all'interno della vita universitaria”. Non so come sia andata la discussione di ieri, ma credo che qualcosa sarà stato detto, in proposito, e mi piacerebbe saperlo.
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