A tutto schermo - L’ultimo film di Bellocchio sui temi dell’eutanasia, della vita e della morte riscuote molto interesse. Con Maya Sansa, Isabelle Huppert ed Alba Rohrwacher
Colla Elisabetta Domenica, 30/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2012
La ragazza addormentata, su una panca della chiesa, è una tossica all’ultimo stadio, la bella e disperata Maya Sansa, in cerca di soldi, droga e, infine, di ripetuti tentativi di suicidio in ospedale, di fronte ad un medico laico (Pier Giorgio Bellocchio, figlio del regista), già provato dagli avvenimenti in corso. Sono i giorni dell’eutanasia di Eluana Englaro, il padre ha coraggiosamente deciso di darne pubblico annuncio e la Tv trasmette spezzoni delle interviste, delle polemiche e degli episodi di delirio collettivo di quei giorni: Berlusconi sostiene che Eluana è viva, ha le mestruazioni e potrebbe anche concepire figli, alcuni esponenti della Chiesa gridano all’omicidio, il movimento per la vita si riunisce in preghiera mentre gli spiriti più liberi (fra cui tanti credenti) invocano la libertà di scelta ed il rispetto delle decisioni della famiglia. Ma la storia degli Englaro, nell’ultimo film di Marco Bellocchio presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia lo scorso settembre, Bella Addormentata, è un espediente e rimane da sfondo per parlare di analoghe storie di personaggi di fantasia, che s’intrecciano in una regia magnifica dove nulla è scontato, né dal lato estetico né di contenuto. Un senatore del governo Berlusconi (Toni Servillo) vuole votare ‘no’ all’ordine di scuderia contro l’eutanasia perché ha vissuto una vicenda personale drammatica in cui la moglie malata (e fervida credente) gli ha chiesto di aiutarla a lasciare questo mondo. Nel frattempo la figlia, aderente al movimento per la vita, parte per Udine e partecipa alla veglia per la Englaro ma s’innamora di un ragazzo ‘contro’ e tutto il resto passa in secondo piano. Infine, nella terza storia, Isabelle Huppert è una madre che, abbandonata la carriera di attrice quando la figlia è entrata in coma irreversibile, vive in una continua pratica religiosa, aspirando alla santità, nella speranza che la figlia si svegli, e trascurando completamente il marito (Gian Marco Tognazzi) e l’altro figlio. I personaggi delle tre storie fanno da sfondo alla vicenda del Paese e viceversa, mentre alcune scene dei senatori riuniti nel bagno turco (quasi in foggia di antichi romani), mentre assistono distaccati alle sedute parlamentari dalla Tv, mostrano senza mezzi termini la decadenza dello Stato, che, come dice un vecchio senatore medico (interpretato dal grande Roberto Herlitzka) “non può decidere nulla senza fare i conti con la Chiesa”. Al di là dell’evidente posizione politica, Bellocchio, in tema di scelte religiose o etiche, mostra di privilegiare la coscienza personale e l’umanità dei suoi personaggi, nel rispetto assoluto della vita e della morte, rifuggendo l’esaltazione, non importa se si è cattolici o meno, come nel caso del medico, non credente ma ben deciso a salvaguardare la vita della Rossa, la donna che ha salvato e da cui si lascia salvare lui stesso. Non c’è retorica in questo film complesso e mai banale, ma speranza. Bravissime le tre attrici protagoniste, Maya Sansa nel ruolo della tossica suicida, Alba Rohrwacher in quello della figlia del senatore che perde la testa per il bel Michele Riondino e Isabelle Huppert nei panni di una ricca e sofferente aspirante santa.
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