Tabù - 'Bisogna accorciare la distanza tra il dire e il fare'. Giovanni Falcone
Emanuela Irace Lunedi, 31/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011
Nella politica di ri-colonizzazione che da circa mezzo secolo sta affamando il forziere africano, uno spazio del tutto particolare assume la cosiddetta “fuga di cervelli”, che dall’Italia emigra negli Usa. La scelta del singolo, che professionalmente investe sul futuro, rincorrendo ingaggi che in patria non potrebbe avere, è l’esatto contrario della spoliazione africana. Ma i risultati sono gli stessi e l’ottica predatoria pure, cambia il vettore, e solo geograficamente il serbatoio. Rispondendo a una logica economica, l’offerta rincorre la domanda nei tempi e nei luoghi in cui questa si presenta. Le merci seguono rotte disegnate dal capitale e, come ci racconta la quotidianità, anche corpi e menti rientrano nel paniere di beni e servizi scambiati sul mercato del consumo. Petrolio, rame, uranio, diamanti e pietre preziose, insieme a sconosciuti componenti per tecnologie d’avanguardia, passano dall’Africa all’Occidente: arricchendo i pochi e impoverendo i molti. In questo perenne approvvigionamento di ricchezze l’Italia diventa centralina di smistamento e vivaio di talenti, capofila produttiva di una tratta silenziosa e di lusso per intelligenze in cerca di futuro. I nostri professionisti e ricercatori, come gli schiavi negri due secoli fa, non sono più nostri, ma arricchiscono crescita e sviluppo made in Usa, impoverendo l’Italia e il Vecchio Continente.
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