Violenza all donne / Carpi - Non finirò mai di chiedermi in che mondo viviamo ...
Emidia Cappellini Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2006
Non finirò mai di chiedermi in che mondo viviamo e perché si sviluppa nelle persone tanta crudeltà e violenza. Dove sono andati a finire i valori umani di rispetto verso il prossimo? È inaudito pensare che non ci sia più sicurezza nell’andare al lavoro, nel passeggiare o nel fare una corsa nel parco. Da dove viene il diritto di aggredire una persona e di violentarla per sfogare i propri istinti “animaleschi”? Verso le donne soprattutto, ma anche verso i minori.
Troppa violenza in questo mondo! Dagli infanticidi alla misteriosa e aberrante scomparsa di ragazzi, alle donne stuprate; omicidi tra parenti stretti e poi si aggiunge anche il caso di qualche badante che, accolta in casa come una di famiglia, ma per nulla soddisfatta del buon trattamento, volendo in poco tempo accumulare denaro si spinge a sopprimere la persona anziana che dovrebbe, invece, amorevolmente “custodire”. Fa “accapponare la pelle” pensare a come si dia poca importanza alla vita umana. In quest’epoca in cui i veri sentimenti sono ormai sempre più assenti, si stanno estinguendo i valori e i principi di rispetto reciproco, come, per esempio, nei confronti delle diverse culture che si vanno diffondendo con il fenomeno dell’immigrazione (che tanti fanno fatica ad accettare). È necessaria una profonda riflessione sul concetto di educazione, andando in modo intelligente in profondità per trovare le cause vere di questa mancanza di rispetto verso il prossimo, che giorno dopo giorno si aggrava sempre più.
A mio parere la prima educazione dovrebbe venire dalla famiglia. Ma sempre più spesso non si insegna ai figli quanto sia importante il rispetto verso gli altri. I genitori devono capire che il troppo amore verso i figli può portare a trascurare un principio fondamentale: è sbagliato dire sempre sì, accondiscendendo con facilità a ogni loro richiesta; è necessario capire che a volte dire no alle pretese dei figli è segno di rispetto e che un no è già una buona lezione di vita. Non sempre si può avere tutto e subito. Solo così si può sviluppare un carattere equilibrato. Si deve far capire ai giovani che diritti e doveri debbono andare di pari passo. È importante che i figli capiscano, fin da piccoli, che la vita non è sempre facile e che essa ci pone spesso davanti a difficoltà che vanno superate con il buon senso. Dopo la famiglia viene la scuola. Ormai già dalle elementari la scuola è compiuterizzata, all’avanguardia dei tempi, ma gli importanti valori educativi troppo spesso sono trascurati. Sembra che agli insegnanti non si dia spazio per insegnare l’educazione, base principale per apprendere il concetto di rispetto reciproco. Da anni ormai si è perso il concetto di autorità scolastica e per questo sarebbe giusto rivedere il metodo educativo sin dall’infanzia. Se poi guardiamo alle scuole superiori, gli insegnanti sono spesso a disagio di fronte all’arroganza di molti adolescenti, soprattutto quando questi si uniscono in gruppi e si lasciano andare ad atti di teppismo. Si percepisce in loro un desiderio di sfida (non si deve essere bravi ragazzi, ma dei duri). Voler emergere e pretendere successo senza sacrifici è sbagliato. Volere tutto a ogni costo, calpestando i diritti altrui, è negativo. È essenziale rivedere questi comportamenti per vivere in una società fondata su valori fondamentali e principii educativi sensibili. Bisogna limitare in fretta questa deriva morale, perché senza di essi l’uomo diventa una bestia; è un rischio che la società non può permettersi. Non è possibile restare inerti. Allibiti assistiamo a tanta ferocia in questo mondo, nella ricerca del piacere e del potere a ogni costo; il progresso sta distruggendo la personalità e la mente umana. Non c’è più tempo per riflettere e si sta perdendo il vero senso della vita, il bello della vita, la vera essenza dell’esistere con tutti i valori calpestati e deufradati.
Ritornando ai reati di violenza verso le donne, le condanne per chi li commette non sono adeguatamente e sufficientemente punitive per frenare il dilagare di questo mostruoso comportamento; le condanne inflitte sono una presa in giro per chi ha subito la violenza: è come subire una seconda volta la violenza. C’è da domandarsi che cosa faccia scatenare questo aberrante malcostume, che porta a soddisfare solamente il proprio io.
Osserviamo la moda giovanile. Gli stilisti, per far soldi, svestono i giovani invece che vestirli. Da una parte un lusso sfrenato che solamente pochi possono permettersi; dall’altra una moda che, svestendo, risulta stracciona e anche una presa in giro. Molti personaggi si presentano così svestiti anche in televisione durante serate di gala: ritengo che sia una mancanza di rispetto verso il pubblico e verso coloro che i vestiti sono costretti a portarli stracciati perché non hanno i mezzi (mi ricordo che dopo la guerra, per la miseria, li portavamo rattoppati all’inverosimile). Non vorrei essere fraintesa riferendomi al passato: il benessere (noi anziani abbiamo lavorato duro per conquistarlo e vorremmo mantenerlo) e il progresso sono importanti, ma in passato c’era più rispetto, soprattutto verso la donna. La moda di questi anni non rappresenta affatto un segno di civiltà e di progresso e di rispetto del prossimo.
Oltre alla moda c’è da osservare ciò che ci propina la televisione, trasmissioni di scarso contenuto culturale come i reality: enormi spese col risultato di vedere personaggi azzuffarsi e litigare, timorosi di essere scartati, artisti all’apice della carriera che si sminuiscono in spettacoli che non insegnano niente. Spettacoli che si ripetono per anni e che invece di divertire opprimono perché dettati solamente dalla venalità. Oltre a questo, troppi i film con violenza, aggressività e sesso, che stimolano negativamente i giovani.
Per affrontare il problema della violenza sulle donne mi chiedo cosa fanno i vigili di quartiere: sono anni che si sono costituiti, però io ancora non li ho visti in giro e se li chiami a volte è difficile rintracciarli; non sono forse per garantire la sicurezza, soprattutto nei quartieri dove agiscono questi delinquenti? Sarebbe ora che venisse varata una Carta in difesa delle donne, anche perché purtroppo spesso le violenze sfociano in omicidio.
Dobbiamo ritrovare i valori umani. Ma servono condanne più gravi. Se a delinquere è il clandestino, che venga condannato ed espulso per sempre dall’Italia; se è un cittadino italiano, che abbia anni di carcere. Ma il carcere non sia un ostello, perché – solo se punito severamente – il delinquente si asterrà dal ripetere il misfatto.
Sarebbe giusto proporre una vigilanza nei luoghi in cui le donne lavorano o studiano e nei parcheggi nelle ore serali, per impedire a questi traviati delinquenti di agire indisturbati. Non si vive più tranquillamente, dobbiamo tutti quanti vigilare.
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