BARCHETTE, per un corridoio umanitario Libia/Europa - di Paola Ortensi
Una performance ideata da Giacomo Sferlazzo per chiedere un corridoio umanitario tra la Libia e l'Europa. BARCHETTE (di carta) partite da Lampedusa, sono passate per Roma e arrivate a Bruxelles
Lunedi, 29/08/2011 - Barchette: una performance - da un'idea di Giacomo Sferlazzo - che si è svolta a Roma il 18 di agosto tra Via della Lungaretta e Piazza Santa Maria in Trastevere; dopo essere stata organizzata a Lampedusa e prima che fosse tenuta a Bruxelles solo qualche giorno dopo.
L’idea è stata pensata per chiedere l’apertura di un corridoio umanitario tra la Libia e l’Europa al fine di rispondere con saggezza, responsabilità, umanità alla disperazione di esseri umani che affrontano dalle coste della Libia, sulle famigerate carrette del mare, una traversata della disperazione che ha visto negli ultimi anni morire migliaia di persone. Giacomo Sferlazzo che ha visto e vissuto e continua a vivere in diretta in prima persona il dramma umano di chi arriva (o non riesce ad arrivare) dal mare è prima di tutto, non a caso, un cittadino di Lampedusa. Come uomo mette a disposizione la sua creatività di artista, la sua sensibilità di cantautore che crede e non rinuncia a credere insieme ai suoi compagni dell’Associazione ASKAVUSA, insieme a sua moglie Alessandra, accompagnata nell’occasione dai loro bambini Lorenzo e Abele, alla necessità urgente di trovare una risposta umana e politica che accompagni le moltitudini di esseri umani che rischiando la vita attraversando ogni giorno il Mediterraneo divenuto da culla di civiltà a mare di dolore e morte.
E allora per sollecitare, per insistere affinché l’Europa tutta ritenga l’idea di un corridoio umanitario la soluzione minima e perché la gente, tanta gente, sia partecipe di questa richiesta a Roma in un caldo pomeriggio di agosto centinaia di barchette fatte a mano con ogni tipo di carta, di ogni misura sono state poste per terra. E mentre Giacomo Sferlazzo le collocava con precisione una dietro l’altra percorrendo lentamente Via della Lungaretta fino a Piazza Santa Maria in Trastevere tra la curiosità di Romani e turisti, altri tra cui Paola e Maria Teresa della Ass. la Lucerna, Alessandra di Askavusa e poi Danilo e Chiara, Bruno e Francesa della Casa Internazionale delle Donne, Lorenzo, Abele e altri distribuivano un volantino che spiegava il perché di questa originale dimostrazione e intrattenevano le molte persone interessate a capirne di più.
Un'iniziativa, quella delle barchette, che qualcuno ha definito di una dolcezza disarmante. Un commento davvero speciale e forse controprova di un'idea geniale perché capace, attraverso un gioco, di coinvolgere, sollevare domande, suggerire risposte, stimolare considerazioni, dare emozioni, costruire consenso.
Si sono viste persone interrogarsi, chiedere, ascoltare, accettare in dono anche una piccola barca dopo aver letto il volantino distribuito in Italiano e Inglese nella consapevolezza della presenza di tanti stranieri.
D'altronde l’arrivo di uomini, donne, bambini che siano in fuga dalla guerra, dalla violenza, dalla fame, siano essi migranti, futuri profughi, rifugiati o una delle sempre più svariate definizioni che segnano poi il diritto all’asilo o la violenza del rimpatrio; è questo un problema che riguarda non la sola Italia e tanto meno la piccola isola di Lampedusa ma tutta l’Europa e non è azzardato dire tutto il mondo.
E’ bene allora che siano stati italiani, turisti, stranieri presenti per le più svariate ragioni a Roma,a passeggio in uno dei luoghi più turistici ma anche più belli e simbolici della città ad essere coinvolti, ad essere in un certo senso chiamati ad unirsi da protagonisti alla richiesta dell’apertura di un canale umanitario, voluto e organizzato dai paesi europei, una modalità scelta per proteggere la vita di questa gente che fugge dal dolore e che vuole sperare che anche per loro ci sia un futuro.
Alcune frasi nei testi delle canzoni di Sferlazzo dedicate a Lampedusa, e in particolare ai drammatici giorni degli sbarchi di febbraio e marzo, sembrano suggerire una filosofia che l’idea della performance delle Barchette ci sottopone, ed è quella di parlare di grandi obiettivi con la leggerezza e la poesia che colpisce, coinvolge e cerca di guardare avanti senza farsi fermare dal dolore .. ed è per questo che ci piace chiudere con qualcuna di queste strofe immaginandole scritte su quelle barchette qualcuna delle quali, come ha detto una donna, "rimarrà sul tuo tavolo a ricordare un'iniziativa felice che si augura continui fino al raggiungimento dell’obiettivo…”.
Ho visto molti lampedusani rimanere umani dentro l’inferno..
e quel che volevano fosse terrore lo trasformammo in smisurato amore…
fatti leggero e che ti porti il vento..
fa di stu cielu un tetto d’amori fa di scogghiu(Lampedusa) un lettu a riposu..
Il valore dell’umanità non può levarcelo nessuno.. la nostra umanità non vogliamo comprometterla...
Il valore dell’evento delle BARCHETTE non fa sottovalutare come sia necessario lavorare per trovare alleati che abbiano potere decisionale nelle istituzioni, nella società fra gli eletti perché la proposta prenda forma e riesca a divenire una realtà, una normativa.
L’impegno continua così su più fronti ed è aperto ad ogni suggerimento. Sul sito di Askavusa nel frattempo si è aperta anche una raccolta di firme sempre per la stessa richiesta. Le BARCHETTE comunque torneranno anche a Roma forse a fine settembre e sarà nostra cura darne notizia per avere la collaborazione di tutti.
Ecco l’appello e gli indirizzi dove trovare aggiornamenti e informazioni
Dal 1988 sono almeno 15.760 i morti nel mediterraneo, uomini, donne, bambini e anziani che cercano di trovare in Europa una condizione migliore e invece troppo spesso trovano una tragica fine. Queste persone non vengono quasi mai ricordate e ancor peggio non si fa una scelta risolutiva per evitare la morte di altre persone che dal nord Africa sono pronte a partire verso l'Europa in condizioni molto pericolose. Un corridoio umanitario Libia/Europa permetterebbe di salvare migliaia di vite umane e taglierebbe ogni tipo di finanziamento alle associazioni criminali che gestiscono i viaggi “Della speranza”. L'Europa dovrebbe adottare una linea comune e programmare un piano di accoglienza unitario.
In collaborazione con l'associazione culturale ASKAVUSA.
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