Odile che canta all’interno del metrò, quegli sguardi persi nel vuoto e il treno che va, da dove, fuori, s’ intravede come un miraggio la parola Liberté che è, alla fine, tutto quello che vagando andiamo a cercare
Giovedi, 15/02/2018 - Bande à Part un film di serie Z
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
A distanza di 50 anni, più attuale che mai, torna nelle sale italiane, in versione restaurata, Bande à part di Jean-Luc Godard, regista, sceneggiatore, montatore e critico cinematografico francese, uno degli esponenti più importanti della Nouvelle Vague, nonché uno dei registi più significativi del cinema francese.
Bande à part è un film del 1964, il settimo lungometraggio diretto da Jean-Luc Godard, oggi 88 anni, allora 34 enne.
Due anni prima era uscito Jules e Jim diretto da François Truffaut allora 30 enne, che ha parecchio a che vedere con questo film di Godard.
Questo è un film a basso costo e girato in poco tempo, come agli albori della storia del cinema, a esplicita imitazione dei film hollywoodiani di serie B amati sia da Godard che dall'amico François Truffaut.
Eppure Odile, Franz e Arthur sono a pieno diritto tra i personaggi più godardiani di sempre: innocenti, puri, ingenui, sono giovani animali selvaggi ancora incorrotti.
È un film sulla nostalgia del regista per le proprie origini, per i primi film.
L'estetica da film di serie B di Bande à part ha inciso nell'immaginario di molti cineasti, soprattutto americani.
Ancora una volta poi Godard si dimostra abile nell'offrire alla sua protagonista femminile una scena in cui possa emergere. Anna Karina, alla sua quarta prova con Godard e all'epoca sua moglie e musa ispiratrice, mostra con il solo sguardo come si possa sedurre, sullo schermo e nella realtà.
I primi piani di Odile, gli sguardi carichi di tristezza ci trasportano in un’altra dimensione della vita, quella in cui si accantonano i giochi per dare spazio ai pensieri e alle riflessioni; come l’inquadratura fissa a Odile che canta all’interno del metrò, quegli sguardi persi nel vuoto e il treno che va, da dove, fuori, s’ intravede come un miraggio la parola liberté che è, alla fine, tutto quello che vagando andiamo a cercare.
Sin dall’inizio, dai titoli di testa, in cui il regista presenta insieme prima tutte le attrici e dopo gli attori, è importante come in Jules e Jim, il ruolo di Odile, della sua estrema libertà.
Gli squarci di una Parigi invernale, come una donna, fanno parte del film e della storia così come ne fanno parte i personaggi, i boulevard notturni e le sponde della Senna con i suoi bouquinistes dove comprare quei libretti di serie b che possono dare sempre un’idea.
Il cognome del personaggio Arthur è Rimbaud, come il celebre poeta.
Sami Frey, l'attore che interpreta Franz, all'epoca era più conosciuto per essere il compagno di Brigitte Bardot
A partire dalla scena, omaggiata e copiata più volte, per battere il record assoluto per la visita più veloce del museo, una delle sequenze più assurde, esilaranti e memorabili della storia del cinema..il film corre come il vento.
Secondo un quotidiano infatti, un turista americano avrebbe visitato il Louvre in 9 minuti e 45 secondi. I tre allora decidono di accettare la sfida e dopo aver corso a perdifiato tra i corridoi immensi escono da vincitori, essendo riusciti a visitarlo in 9 minuti e 43 secondi. La scena, totalmente improvvisata, fu resa possibile grazie al beneplacito nientemeno che di Andrè Malraux, allora Ministro della cultura francese.
Qui a leggerezza della gioia dei tre protagonisti si fonde con la presa in giro degli americani, Godard sa bene come muoversi all'interno dei generi, a partire dai noir di serie B che cita esplicitamente nel raccontare di questa scombinata banda di aspiranti malfattori.
: “Farò di Bande à part un piccolo film di serie Z come certi film americani che mi piacciono.” » dirà.
Arthur e Franz, seguendo una segnalazione della loro amica Odile, stanno preparando un colpo in una casa nella periferia parigina. La vittima dovrebbe essere un pensionante della zia della ragazza, che tiene nascosta in soffitta una grossa somma di denaro. Per convincere Odile a lasciarli entrare in casa, i due prendono a corteggiarla a turno, con biglietti d'amore e inviti a ballare. Ma le cose non andranno come previsto
Questo tentativo di rapina ha un narratore che guida lo spettatore ed è anche capace di autoironia che spesso diviene riflessione sulla messa in scena, mentre riflette sui sentimenti dei personaggi
Lungo tutta la narrazione, slegata, incoerente e piena di digressioni, si susseguono episodi che hanno influito profondamente sul gusto degli amanti del cinema di serie B, come il divertente ballo a tre nel caffè-ristorante ripresa in Pulp Fiction di Quentin Tarantino che è stato notevolmente influenzato dal lavoro di Godard tanto da fondare una compagnia di produzione chiamata A Band Apart, anche se il Maestro, proprio in questi giorni gli ha dato del maleducato e poveraccio…
Franz, Odile, Arthur tre ragazzi che fanno comunella divertendosi in una Parigi avvolta dalla nebbia (il titolo viene proprio dal francese faire band à part che corrisponde all’italiano fare comunella).
La vita diventa così una commedia beffarda e spensierata: la lezione d’inglese che nessuno segue, il pomeriggio al bar fra le battute e i dispetti infantili.
Ma è proprio questo a diventare interessante, come la famosa sequenza del balletto, dove tra un passo e l’altro la voce narrante dello stesso Godard ci svela i pensieri dei tre amici.
Godard chiese un finanziamento di 100 mila dollari alla Columbia, si sentì rispondere che era un compenso elevato per un regista così giovane. “No, non 100 mila dollari per me, è per l'intero film,” rispose.
Le riprese durarono esattamente un mese, dal 17 febbraio al 17 marzo 1964, alla periferia est di Parigi, poi nei pressi di Place d'Italie e dintorni di Joinville sulle rive della Marna.
Per le riprese in esterni, l'operatore Coutard usò una macchina da presa Arriflex 2 C, che può essere tenuta sulla spalla per dare un'impressione di velocità. Il suono fu in presa diretta.
C' è una scena che vale tutte quelle che uno sceneggiatore o uno scrittore potrebbero immaginare. Due tizi stanno svaligiando una casa, con delle calze infilate in testa. Frugano, uno dei due si ferma, si guarda in uno specchio e si aggiusta la cravatta. L'altro si ferma, guarda in una biblioteca, prende un libro, lo mette in tasca e continua a rubare.
Come è di rilievo una scena in cui i tre amici decidono di provare quanto possa sembrare lungo un minuto di silenzio; si guardano in faccia senza una parola, e magicamente anche la musica si tronca, come pure la banda sonora, per un minuto, 34 secondi in realtà, fino a quando Franz dirà che è sufficiente così.
Ma quello che più impressiona è come in una vicenda apparentemente leggera il regista sappia inserire segnali di cupezza che ne mutano il segno. A partire dal gioco tra Franz e Arthur che fingono una sparatoria che anticipa quanto accadrà più avanti.
Odile Monod, il nome della protagonista interpretata da Anna Karina, è il nome da nubile della madre di Jean-Luc Godard
È Jean-Luc Cinèma Godard, come lui stesso si definisce nei titoli di testa, ci accompagnerà fino alla fine quando ci annuncerà un sequel, questa volta a colori, consapevole di star realizzando un film che entrerà a buon diritto tra i classici della sua filmografia e del cinema coult.
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