Straniere - “L'Agenzia europea per i diritti fondamentali giudica il nostro paese fra i più intolleranti, in cui anche persone non razziste accettano la multietnicità, ma non la multiculturalità o, ancor meno, l'interculturalità”
Giancarla Codrignani Lunedi, 12/04/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2010
Il diciannovesimo Dossier statistico sull'immigrazione a cura della Caritas e della Fondazione Migrantes richiama a confrontarsi con la mentalità e i luoghi a rischio in un paese che, per la prima volta, supera per incidenza della presenza di stranieri il livello medio europeo, a dimostrazione che la faccia feroce delle normative e delle pratiche di polizia attuate dal governo "della Bossi/Fini" ha prodotto effetti minori della contestata legge Turco/Napolitano. Ma ci invita anche a confrontarci su elementi di realtà che vanno conosciuti nella loro complessità per non vederci fallire sull'integrazione, sempre confusa con l'assistenza e la beneficenza.
Sarebbe interessante commentare la puntuale descrizione di tutte le problematiche coinvolte nell'analisi riferita al 2008. Non ci si rende conto della complessità della materia: i paesi socialmente avanzati hanno un reddito medio di 36.000 dollari, mentre quelli in via di sviluppo (l'85 % della popolazione) arrivano al massimo a 5.500. La fame investe un miliardo di persone e 42 milioni sono i profughi costretti a emigrare da guerre e persecuzioni. I dati - e non i buoni sentimenti dei cattolici - dimostrano che equiparare un irregolare a un delinquente è una falsità. Tra l'altro 187.466 stranieri nel 2008 erano titolari d'impresa e oltre un decimo dei lavoratori immigrati ha acquistato la propria casa. Le loro rimesse mantengono i paesi d'origine più dell'aiuto internazionale (la Moldavia riceve dai suoi emigrati più di un quarto del Pil), mentre la Banca d'Italia stima che il nostro paese spende per l'immigrazione il 2,5% della spese generali per l'istruzione, la sanità, l'assistenza, cifra che corrisponde alla metà di quello che lo stato riceve dalle loro tasse. Interessanti anche altri dati sulla graduatoria delle presenze: i romeni sono 800mila (ma va premesso che sono a tutti gli effetti europei...), un milione è sindacalizzato, dei ragazzi 4 su 10 sono nati in Italia. L'Agenzia europea per i diritti fondamentali giudica il nostro paese fra i più intolleranti, in cui anche persone non razziste accettano la multietnicità, ma non la multiculturalità o, ancor meno, l'interculturalità. Intanto per la regolarizzazione delle "badanti" abbiamo lucrato 154 milioni di euro, che entro il 2012 porteranno all'Inps 1,3 miliardi.
Ma è per noi davvero interessante prendere in considerazione i dati delle presenze degli stranieri residenti disaggregati per genere. Le donne sembrano prevalere. Moltissimi paesi hanno una presenza insignificante, ma anche in questi il femminile è quasi sempre preponderante. Non pariamo dell'Europa dell'Est, dove svetta l'Ucraina con il 79,9% e la Polonia con il 70%: certamente si tratta di assistenti alle persone anziane che usiamo chiamare con lo sgradevole nome di "badanti". Qualche problema lo suggerisce il 55,9% delle nigeriane.... In generale, tranne le poche che vanno all'università o che sono impiegate in aziende, compagnie, sindacati, non pensiamo mai alla condizione di quelle che stanno in casa perché arrivate per ricongiungimento. Lo sapete com'era la vita delle italiane in Germania o in Belgio quando l'emigrazione era italiana? Ombre scure (vestivano tutte di nero, con il fazzoletto sul capo) andavano a fare la spesa con i figli piccoli che avevano imparato nei cortili la lingua dei nuovi paesi e subivano l'umiliazione di essere guidate dai bambini negli acquisti: il marito-padrone non aveva piacere che si emancipassero e l'orizzonte restava chiuso. La nostra esperienza di migranti potrebbe farci capire che, partendo dal rapporto con la scuola dei bambini, si potrebbe pensare a qualche integrazione anche delle madri, casalinghe forse non impenetrabili. Le più indipendenti, quelle che sono venute sole o che debbono cooperare alla sopravvivenza della famiglia, hanno tre vie obbligate - sempre proprie di un ruolo ineludibilmente femminile - il "badantato", le imprese di pulizia, la prostituzione.
Bisogna che anche noi - e non solo le suore che qualche domenica fa lamentavano in televisione di non riuscire più a raggiungere le ragazze di strada, perché la legge, che è venuta incontro alle nostre ipocrisie, la ha trasferite in luoghi chiusi dove i magnaccia o le madame (donne sfruttatrici e torturatrici di donne) possono violare tutti i diritti umani in piena impunità - pensiamo alle violazioni dei diritti di genere a qualunque livello.
La scrittrice albanese Elvira Dones ha inviato una lettera al Presidente Berlusconi per invitarlo a riflettere sul commento fatto nel corso della conferenza ufficiale con il presidente Berisha per limitare l'illegalità degli scafisti: “Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze”. Per prima cosa diciamo che non tutti hanno avuto notizia di un documento non propriamente letterario. Ma, in secondo luogo, sembra che disturbi la gente perbene che Elvira gli precisi quale sia la vita delle "belle ragazze". Infatti racconta: “Io quelle ‘belle ragazze’ le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A ‘Stella’" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio. Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna....Girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato”.
Il Dossier/Caritas ricorda anche che gli immigrati, associati in maniera ricorrente alla criminalità, evidenziano invece il basso tasso di legalità del nostro paese: assunzioni in nero, caporalato, evasione contributiva, violazione norme di sicurezza sul lavoro... Menziona anche le donne "vittime della tratta" a cui non basta l'assistenza del ministero Pari Opportunità che raggiunge malamente poche vittime di sfruttamento e probabilmente non sa neppure come stiano le donne nei CPT. Leggendo Elvira Dones proviamo pena? Compassione? Di fatto restano lontanissime dalla nostra vita, anche se ci sembra di avere pietà quando qualcuna viene uccisa o scompare. Il che spesso è la stessa cosa. Forse avremo qualche sospetto quando si troveranno (sempre che ce ne venga data notizia) scheletri anonimi in luoghi sconosciuti.
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